Cronaca

Covid a Catania, muore maestra di 66 anni: il saluto commosso dei suoi scolari

Covid a Catania, muore maestra di 66 anni: il saluto commosso dei suoi scolari. I bambini le hanno detto addio con scritte e disegni colorati lasciati all’ingresso della scuola. “Resterai nel cuore di tutti” o semplicemente “Grazie”.

Covid a Catania, muore maestra di 66 anni

Come riporta “La Repubblica”, Efisia Bellante, 66 anni, originaria di Catania, era una maestra dell’infanzia all’istituto comprensivo Mantegna-Bonanno di Boccadifalco. Il Covid se l’è portata via nel giro di poche settimane.

Bellante l’anno prossimo sarebbe andata in pensione, anche in piena pandemia non ha mai mollato il lavoro. Come tanti suoi colleghi over 65, infatti, non era rientrata nella prima fase della somministrazione dell’AstraZeneca.

Il cordoglio dei colleghi

“Era nel mondo della scuola da trenta anni e amava tantissimo il suo lavoro – racconta Daniela Gemelli, collega di scuola e amica – La prima ad arrivare e l’ultima ad andarsene. Era anche referente del plesso dell’infanzia e portava avanti il suo ruolo con grandissima responsabilità”.

Alla scuola, ieri giorno dei funerali a Catania, è arrivata una lettera di cordoglio anche dall’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla. “Efisia Bellante era una docente di grande professionalità, di profonda umanità e rara sensibilità, con la sua dipartita ha lasciato in tutta la comunità scolastica un grande vuoto e una ferita insanabile. Amava tantissimo i bambini e di ognuno conosceva pregi e debolezze incoraggiandoli sempre.

Sentiva un grande senso di responsabilità come referente del plesso infanzia che conta ben 12 sezioni con una decina di bambini ciascuna. Abbiamo cercato di fare sentire la nostra vicinanza a tutta la sua famiglia seppur distanti, la ricorderemo con una messa a Palermo“, dice la preside dell’istituto Laura Bisso.

Gli alunni

Ieri gli alunni hanno trascorso la mattinata a disegnare e a scrivere pensieri per lei con l’aiuto delle maestre. “Non la dimenticheremo“, dicono i colleghi.

Fonte: La Repubblica


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