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Novità per i concorsi pubblici: la riforma Brunetta potrebbe danneggiare i giovani

La nuova riforma Brunetta introduce ingenti novità sui concorsi pubblici, ma potrebbe danneggiare i giovani e gli under 30, sprovvisti di esperienze. L’intenzione del ministro Renato Brunetta è quella di smuovere la situazione sul fronte dei concorsi pubblici, immobilizzati, letteralmente, dall’avvento della pandemia. Il lungo iter delle prove concorsuali muterà, arrecando un potenziale pregiudizio ai neolaureati ed ai giovani senza alcuna esperienza professionale. Ma cos’è la riforma Brunetta e perché preoccupa i giovani?

La nuova riforma Brunetta e le novità sui concorsi pubblici

La nuova riforma Brunetta nasce con le ambiziose intenzioni di accelerare la ripresa dei concorsi pubblici, ancorati ad un lungo iter di prove scritte ed orali. L’obiettivo è di far rientrare circa 500mila nuove figure professionali, in forza alla Pubblica Amministrazione, nei prossimi cinque anni.

La nuova esigenza di celerità, però, si scontra con i tradizionali metodi di svolgimento dei concorsi pubblici, ancora non del tutto digitalizzati e affollati da concorrenti, provenienti da tutte le Regioni d’Italia.  Per provare ad arginare questa problematica, il ministro Brunetta ha pensato di capovolgere le farraginose procedure selettive, eliminando la cd “prova preselettiva”, ovvero il tipico quiz utilizzato per effettuare una scrematura di massa, prima di svolgere le ulteriori ed eventuali prove (scritte ed orali).

La prova preselettiva, ai sensi dell’articolo 10, del d.l. n. 44 del 2021, sarà compensata dalla valutazione dei titoli “legalmente riconosciuti ai fini dell’ammissione alle successive fasi concorsuali. Ciò permetterà l’accesso alle ulteriori fasi concorsuali soltanto a coloro che saranno in possesso di specifici titoli richiesti dalla stessa amministrazione.

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La riforma Brunetta potrebbe danneggiare giovani ed under 30

In particolare, l’articolo 10 della riforma Brunetta potrebbe danneggiare giovani ed under 30, già “marginalizzati” dall’ultimo concorso bandito per l’assunzione di duemilaottocento tecnici “altamente specializzati”, da inserire nelle differenti amministrazioni delle regioni del Mezzogiorno.

Non tutti i giovani neolaureati e gli under 30 hanno maturato le esperienze di lavoro richieste o hanno conseguito titoli altamente qualificanti, quali master e dottorati di ricerca.  Seguendo le indicazioni guida fornite dal nuovo concorso per i profili tecnici al Sud Italia, nemmeno la laurea potrebbe essere un requisito per accedere alle fasi concorsuali. Ecco come una buona occasione di rinnovo della Pubblica Amministrazione potrebbe tramutarsi, nuovamente, nell’ennesima esclusione dei più giovani. Su questo fronte, sicuramente, risulterà inefficiente l’articolo 10, del d.l. n. 44 del 2021, in termini di svecchiamento della P.A.

Le problematiche dell’articolo 10: potrebbe danneggiare i giovani?

La polemica sul citato articolo 10 è proseguita e non intende tramontare, soprattutto perché è avvertita come una forma di esclusione. La sostituzione della prova preselettiva, con la valutazione dei titoli “legalmente riconosciuti ai fini dell’ammissione alle successive fasi concorsuali”, non sarebbe comunque una garanzia per i giovani laureati o specializzati, che potrebbero comunque essere poco considerati, a causa degli ulteriori criteri di valutazione dell’esperienza professionale già maturata.

Ovviamente, una scelta del genere, per quanto ambiziosa, ha mobilitato i giovani sprovvisti delle precedenti esperienze professionali, a causa della tenera età. Il presupposto delle critiche risiede in una presunta agevolazione per tutti coloro che hanno già orbitato in ottica P.A.. In un momento di pandemia, in cui il mercato del lavoro è maggiormente dilaniato, sarebbe auspicabile non tappare ulteriormente le ali e le aspettative dei giovani.

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La presunta incostituzionalità della riforma Brunetta

Negli ultimi giorni, poi, la riforma sarebbe stata investita da forti dubbi di legittimità costituzionale. Nel merito, potrebbe riscontrare attrito con i dettati dell’articolo 4 e dell’articolo 51 della Costituzione.

L’articolo 4 della Costituzione: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

L’articolo 51 della Costituzione:“Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza”.