La giuria del processo per l’omicidio di George Floyd ha riconosciuto colpevole Derek Chauvin, l’ex agente di polizia che il 25 maggio ha provocato la morte del 46enne afroamericano tenendo premuto per oltre 9 minuti il ginocchio sul collo della vittima. L’ex agente è stato ritenuto colpevole dalla giuria per tutti e tre i capi di accusa.
Morte di George Floyd, agente di polizia condannato
“Questo caso è esattamente quello che voi avete pensato fosse quando per la prima volta avete visto quel video – ha detto Steve Schleicher, il procuratore che per l’accusa ha tenuto l’arringa finale -. È quello che avete provato nel vostro stomaco. È quello che ora sentite nel vostro cuore”. L’avvocato di Derek Chauvin, Eric J. Nelson, ha invece chiesto di guardare al di là dell’apparente evidenza “di qualche fotogramma raggelato dal fermo immagine”. In particolare, Nelson ha enfatizzato il valore dei 17 minuti che precedono il ginocchio di Chauvin puntato sul collo di Floyd. In particolare, Floyd avrebbe assunto droghe prima dell’arresto e poi attivamente resistito agli agenti. “Guardate alla totalità delle circostanze”, ha implorato Nelson.
“L’imputato non è sotto accusa per essere un agente – ha detto Schleicher -. Non è sotto accusa per quello che era. È sotto accusa per quanto ha fatto”.
“Non si è trattato di mantenimento dell’ordine pubblico. Si è trattato di omicidio”, ha detto Schleicher, che ha sottolineato ancora una volta come sia stata senza dubbio la pressione del ginocchio di Chauvin a provocare l’asfissia e dunque la morte di Floyd (tesi confermata in aula, durante il processo, dal “medical examiner” di Minneapolis, Andrew Baker, secondo cui la compressione del collo di Floyd avrebbe provocato un minor afflusso di ossigeno al cuore e quindi l’infarto).
La difesa
L’avvocato della difesa ha parlato per quasi tre ore, cercando di smontare, una dopo l’altra, le tesi dell’accusa; cercando soprattutto di insinuare qualche dubbio in almeno uno dei giurati – il verdetto finale richiede infatti l’unanimità. Prima di tutto, Nelson ha indicato come la tesi dell’uso della forza eccessiva non sia sostenibile. “Un agente ragionevole – ha detto Nelson – deve considerare molte cose in un brevissimo lasso di tempo”. Tra queste, Chauvin ha dovuto quel giorno tenere conto se il sospetto “fosse sotto l’effetto delle droghe”, in che modo resisteva all’arresto, che tipo di minaccia rappresentasse la folla di passanti raccolta attorno agli agenti. “L’agente Chauvin non ha coscientemente cercato di usare una forza illegittima – ha detto Nelson -. Il problema è che questi agenti fanno il loro lavoro in situazioni altamente stressanti. È tragico”. La reazione di Chauvin sarebbe quindi stata giustificata dal fatto che Floyd aveva assunto sostanze stupefacenti e dalla paura di essere aggredito dalla folla circostante. Per dimostrarlo, Nelson ha mostrato, anche lui, alcuni frammenti video, in cui si vede Chauvin mostrare il bastone contro la folla che cerca di intervenire, proprio nel momento in cui Floyd esala gli ultimi respiri.
Fonte: Il Fatto Quotidiano