Economia, Politica

Piano nazionale di ripresa: cosa ne sarà di Quota 100, Superbonus e Cashback?

La definizione del Piano nazionale di ripresa ha lasciato troppi dubbi lungo la strada. Emerge la volontà di venire incontro alle richieste dell’Europa, attraverso un fardello di oltre trecento pagine, per la migliore programmazione e predisposizione dei miliardi in arrivo.  Nonostante gli evidenti sforzi, progetti e riforme programmate, permangono forti dubbi su alcune misure, discusse e di evidente interesse collettivo, degli ultimi mesi: Cosa ne sarà di Quota 100, Superbonus al 110% e del Cashback?


Piano nazionale di ripresa: Quota 100 arriva al capolinea

Termina “ufficialmente” con il Piano nazionale di ripresa la discussa misura “Quota 100“, introdotta dal primo governo Conte, nell’ambito del patto di governo dell’alleanza gialloverde. Non ci sarà la riconferma della sperimentazione triennale del pensionamento anticipato, ovvero con almeno 62 anni di età e 38 di contributi. L’unica proroga sarà prevista soltanto per i cosiddetti lavoratori fragili, alle prese con mansioni pesanti ed usuranti.


Draghi Pnrr

Il Superbonus del 110% sarà prorogato dal Piano nazionale di ripresa?

Il Superbonus del 110% per le eco-ristrutturazioni è ancora appeso ad un filo. Non è ancora chiaro il suo futuro. L’intenzione del testo del Piano nazionale di ripresa è quella di estendere la misura, ma le perplessità derivano da un numero davvero troppo esiguo di risorse messe sul piatto, affinché la misura possa sopravvivere oltre il 2022.

Sulla questione, già prima della costruzione del governo dei migliori, diverse forze politiche, tra cui il M5S, si erano impuntate, per rivedere un eventuale prolungamento della misura, migliorandone anche alcuni aspetti. Proprio sulla semplificazione e sulla certezza del Superbonus, a questo punto, ulteriori novità giungeranno con la Legge di Bilancio. In una rilettura decisamente ottimistica, la misura risulta formalmente prolungata.

Il Cashback escluso dall’attuale testo del Piano nazionale di ripresa

Ancor più complicata è la questione del Cashback, tirato in ballo dai differenti partiti politici con accezioni differenti. Anche questa misura era stata fortemente voluta dal governo Conte bis, con indiscussi benefici, riscontrati nel corso dei mesi. Già con il cambio di guida del governo, la misura aveva iniziato a vacillare pericolosamente, tra le critiche di Lega, Forza Italia e FdI. Anzi, proprio il Centrodestra considerava la conferma del Cashback un pericoloso segnale di continuità del governo di unità nazionale, rispetto al precedente a trazione giallorossa, oltre che una misura di spreco.

Dopo le prime ostilità, però, il nuovo sottosegretario al ministero dell’Economia, Claudio Durigon (Lega), ha ingranato la retromarcia durante un’interrogazione in commissione Finanze della Camera, il 24 marzo. In quella sede sono stati illustrati i relativi benefici apportati dalla misura e Durigon ha aggiunto: “(Il Cashback) ha costituito un segnale positivo per i pagamenti digitali soprattutto per la percentuale della quota dei pagamenti elettronici sul numero totale di transazioni”.

Nonostante la sua utilità, il governo Draghi (ed i suoi esponenti) non ne ha quasi mai fatto menzione, al punto che il Cashback risulta il grande escluso del Piano nazionale di ripresa. Al momento, la misura di rimborso del 10% permane fino al 30 giugno 2022, ma il Pnrr, almeno nell’attuale testo, sembra averla dimenticata. La spinta verso i pagamenti elettronici può essere un utile deterrente per affievolire una delle nostre piaghe, ovvero l’evasione fiscale, come rilevato, in più sedi, anche dalla stessa Europa.

governo Draghi