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Paul Gauguin, l’uomo nell’arte: il viaggio fisico e spirituale di un artista eternamente tormentato

Paul Gauguin, tra i maggiori interpreti del post-impressionismo, rappresenta nei suoi dipinti più celebri donne esotiche, terre lontane, un’artista che è sempre alla ricerca di qualcosa, come nei suoi colori vividi.
Un’artista che per la sua ricerca disperata, si è allontanato dalla famiglia e dagli affetti, la sua irrequietezza ed evasione viene trasmessa, così come nella vita, anche nella sua arte.

Paul Gauguin, evasione e irrequietezza di un’artista sui generis

Eugène-Henri-Paul Gauguin, più semplicemente Paul Gauguin, nasce il 7 giugno del 1848, in una celebre strada di Montmartre, Parigi.

La madre, Aline Marie Chazal, era la figlia di una nota scrittrice, Flora Tristan, femminista ante litteram dall’animo ribelle e avventuroso, mentre il padre, Clovis Gauguin, era un giornalista al servizio della rivista Le National animato da un solido credo repubblicano.

La famiglia della madre discendeva dalla Spagna con diramazioni in Perù, ed è proprio questa discendenza esotica che animerà il percorso artistico di questo grande pittore francese. Impressionista, post-impressionista, simbolista, espressionista: Gauguin venne accostato a più correnti, anche se in realtà non ha mai aderito del tutto a nessun gruppo.

Il tema del viaggio

La vita di Gauguin è indissolubilmente legata al viaggio e all’avventura fin dalla più tenera età. Quando Paul aveva appena un anno di vita, il padre decise di lasciare Parigi per trasferirsi con la famiglia a Lima, in Perù. L’uomo morì durante il viaggio e Paul trascorse l’infanzia con la madre e la sorella dai nonni materni, fino al 1855.

Dopo 4 anni, nel 1855, la madre, tormentata da pressanti problemi familiari e da un clima politico decisamente surriscaldato, decide di ritornare in Francia. Ad Orléans, la famiglia visse a casa dello zio paterno e questi anni furono molto difficili per il pittore, il quale si attaccò prepotentemente a quella figura materna tanto “dolce, ferma, pura e carezzevole”.


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    La madre dell’artista (1890-93)

Gauguin vi rimase per 10 anni ma finito l’interesse decide di imbarcarsi come marinaio verso il Brasile. La sua voglia di evasione e irrequietezza sembrò placarsi all’età di 23 anni, quando Gauguin decise finalmente di lasciare la marina e di trasferirsi a Parigi.

Dopo essere diventato agente di cambio, nel 1873 sposa la danese Mette Sophie Gad dalla quale ebbe 5 figli. Fu in questi anni che cominciò a dedicarsi all’arte, dipingendo da autodidatta.

Paul Gauguin e l’amore per l’arte

Nel 1886 il 38 enne Gauguin, dopo aver partecipato a tre rassegne degli Indipendenti, inizia ad elaborare quello stile, fortemente influenzato dai maestri come Degas e Cézanne, che lo ha reso celebre.

Verso il 1875 strinse amicizia con il pittore impressionista Camille Pissarro. Grazie a lui si avvicinò al gruppo degli impressionisti, pur non condividendone lo stile: ciò nonostante partecipò a numerose mostre del gruppo.

5. Lo stile pittorico di Gauguin è stato accostato al “cloisonnisme”, per via dei contorni netti delle figure che racchiudono colori compatti, in cui si evidenzia l’assenza quasi totale di chiaroscuri. Il nome “cloisonnisme” fa riferimenti ai compartimenti di metallo che costituiscono la struttura delle vetrate nelle chiese, ognuno dei quali racchiude un colore diverso.

Durante il crollo della borsa di Parigi del 1883, Gauguin rimase senza lavoro, l’artista iniziò quindi a girare la Francia e l’Inghilterra in compagnia del figlio Clovis, in cerca di fortuna, ma con scarso successo. Così, decise di imbarcarsi, questa volta arrivò a Panama per andare a lavorare alla costruzione del canale, poi partì per la volta di Martinica.

L’incontro e la convivenza con Vincent van Gogh

Lo stile personale e primitivo di Gauguin convinsero, nel 1888, il mercante d’arte Theo van Gogh ad offrirgli uno stipendio 150 franchi in cambio di un quadro al mese.

Fu proprio Theo a far conoscere i due pittori: Gauguin venne invitato da questi a vivere con il fratello Vincent van Gogh ad Arles, in Provenza, pagandogli anche l’affitto. Paul accettò ma come tutti noi sappiamo, il legame tra i due non fu molto facile.

Le due personalità differenti portano i due artisti a scontrarsi più volte, tanto da far arrivare Vincent a commettere quel famoso e irrecuperabile gesto di tagliarsi una parte dell’orecchio con un rasoio (ma c’è chi afferma che sia stato lo stesso Gauguin a infliggergli la ferita).

L’irrequietezza e Tahiti

Dopo tale esperienza, ritorna quell’irrequietezza assopita ed ecco che evade da quella società incapace di valorizzare le sue capacità artistiche e raggiunge Tahiti, convinto di non tornare mai più.

A quel periodo appartengono alcuni dei suoi quadri più celebri come Manao tupapau (1892), Orana Maria (1891), Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (1897).


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                    Manao tupapau (1892)

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Da dove veniamo? Chi siamo? Dove    andiamo? (1897)

Due anni dopo, a causa dei debiti, fu costretto a farsi inviare dalla moglie il denaro per tornare a casa. A Tahiti lasciò una compagna poco più che tredicenne e un figlio nato un mese prima.

La pace interiore e la Polinesia

Tornato brevemente in Europa, Gauguin organizzò, una vendita delle sue opere. Con gli esigui ricavi, si imbarcò ancora una volta per la Polinesia, facendo rotta, questa volta, per l’isola di Hiva Oa.

In quell’isola lontana Gauguin sembrò trovare la pace che tanto alienava. Aveva finalmente trovato quell’anima primitiva che aveva sempre cercato, senza alcun successo, nei suoi precedenti viaggi. Questo lo si può percepire nei dipinti di quel periodo, particolarmente riusciti e sereni, animati da un perfetto equilibrio tra il colore e la luce, oltre che a numerosi scritti.

Anche qui però si scontrò con le autorità coloniali ed ecclesiastiche, fino a quando, un giorno, venne trovato morto nel suo letto; Gauguin morì di sifilide l’8 maggio del 1903, all’età di 56 anni.

L’ultima opera prima di morire fu Donne e cavallo bianco, un dipinto che richiama l’illirico, la perfetta armonia dell’uomo con la natura di Hiva Oa, quell’isola in cui aveva trovato, anche se per poco, la pace.


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