La riforma delle pensioni è diventata argomento di discussione da quando il governo ha deciso di rinviare la questione ai prossimi mesi. La riforma delle pensioni (Fornero), adottata negli anni scorsi – operazioni simili sono state effettuate in buona parte dell’Europa – ha di fatto allungato l’età pensionabile, ristretto le opzioni di uscita anticipata, e di conseguenza aumentato la necessità di avere una maggior flessibilità per concedere a chi desidera, di andare in pensione prima dei 67 anni previsti dalla legge.
La necessità di una riforma delle pensioni
Quota 100 è nata per questo (ma oltre a essere poco sostenibile non ha raccolto il consenso degli italiani, ed è stata sospesa), ma anche l’Ape Sociale e Opzione Donna, sono state concepite per lo stesso motivo, e il governo ha deciso di lasciarle in vigore. Il problema però resta. E deve essere affrontato e risolto entro la fine dell’anno. La riforma delle pensioni sarà argomento centrale dopo il varo del Recovery Plan e, si spera, la fine della pandemia.
Le proposte di Tridico
Tra i più attivi in questa fase, sul fronte delle proposte, c’è il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che meglio di altri ha il polso della situazione, sia da un punto di vista strettamente economico, ma anche per quanto riguarda le richieste e le urgenze segnalate dai cittadini. Anche per Tridico la questione principale è la flessibilità in uscita.
Non solo per consentire a chi ha lavorato tanto di poter andare in pensione in età non così avanzata, ma anche per garantire un ricambio generazionale necessario per far entrare i giovani in un mondo del lavoro mai così chiuso.
Per Tridico la riforma delle pensioni deve «tenere conto dell’aspettativa di vita diversa per i diversi lavori». Come dire: chi lavora in un altoforno non può restare in attività come un impiegato. E si pensa quindi di «abbassare a 2.5 il coefficiente, che è oggi a 2.8, rispetto alla pensione minima con 64 anni di età».
La quota contributiva
Di un’altra proposta di Tridico abbiamo già parlato su TheWam: la possibilità di dividere la pensione in due. Ci spieghiamo: una quota retributiva e una contributiva. In questo caso, ha spiegato il presidente dell’Inps, si può prevedere un anticipo pensionistico con la sola parte contributiva a 62, 63 anni e 20 anni di contributi.
E la quota retributiva (per chi ha iniziato a versare contributi prima del 1996)? Quella potrebbe essere ottenuta a 67 anni. Con delle piccole agevolazioni:
- un anno in meno per ogni figlio di madre lavoratrice
- un anno in meno per ogni 10 anni di lavoro gravoso/usurante
Misure meno rigide della Fornero
In pratica per Tridico, che vorrebbe imporre misure meno rigide di quelle imposte dalla Fornero, la riforma delle pensioni dovrebbe collegarsi strettamente al metodo contributivo per facilitare un’uscita anticipata rispetto a quella prevista oggi.
Questi potrebbero essere i tre capisaldi della sua proposta di riforma delle pensioni:
- uscita con requisiti meno stringenti con il calcolo contributivo (e quindi più gestibili dalle casse dello Stato)
- requisiti meno stringenti per i lavori usuranti e i lavoratori fragili
- calcolo delle aspettative di vita per le diverse categorie di lavoratori
I giovani e la pensione
Per Tridico è necessario pensare anche ai giovani, i pensionati di domani. Con la situazione attuale rischiano in molti casi di maturare assegni estremamente ridotti.
Per evitare che gli effetti della precarietà si riverberino in modo pesante sul futuro, nella riforma delle pensioni il presidente dell’Inps propone di inserire queste due misure:
- la pensione di garanzia
- incentivi per la formazione, e quindi la possibilità di riscattare gratuitamente la laurea per non penalizzare chi, per motivi di studio, entra tardi nel mondo del lavoro.
Sempre per i giovani il presidente dell’Inps ha consigliato di introdurre altri strumenti che consentano la staffetta generazionale. Tra queste misure anche quella di trasformare in part time il contratto dei dipendenti più anziani per le assunzioni dei giovani.
Oltre all’estensione, già programmata, del “contratto di espansione”, che prevede la pensione anticipata di cinque anni dei lavoratori anziani in cambio dell’assunzione di giovani.