Cronaca

Strage Mottarone: freni disattivati, c’è la confessione: “Tanto cosa vuoi che capiti?”

Prosegue l’inchiesta sulla tragedia della funivia del Mottarone, in attesa della richiesta della convalida degli arresti del proprietario, del direttore e del capo operativo. Il capo servizio della funivia Gabriele Tadini ha ammesso: “Quel che è successo è colpa mia”. I freni di emergenza erano stati disattivati da un mese per lucrare sulle corse, perché – dicevano – “tanto cosa vuoi che capiti?”.

Tragedia funivia del Mottarone, “tanto cosa vuoi che capiti?”

Come riporta La Stampa, Tadini alla procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, ha dichiarato: “Ho deciso di far girare la funivia con quei dispositivi sui freni di emergenza e ho dato istruzioni”. Per chi indaga, però, non può aver preso da solo questa decisione: i vertici, è l’ipotesi che ha portato ai fermi, dovevano esserne a conoscenza, sia Luigi Nerini, gestore dell’impianto del Mottarone, sia l’ingegnere Enrico Perocchio, tecnico co-responsabile delle manutenzioni.

“Per interesse mettevano a rischio la vita degli altri. Tutti sapevano che il freno restava aperto anche se non doveva”, ha commentato la procuratrice. “L’indagine – ha aggiunto – è appena cominciata, a monte c’è sempre la prima domanda: perché si è spezzato il cavo traente?“.

Lo sfogo di Luigi Nerini

Luigi Nerini, titolare della società che ha in gestione l’impianto, come riporta Il Corriere della Sera, ha detto: “Faccio avanti e indietro su quella cabina tutto il giorno. Se avessi saputo che c’era qualcosa di pericoloso, non avrei mai rischiato la vita dei miei figli“. Il giorno stesso della tragedia Federico e Stefano Nerini, che collaborano entrambi con l’azienda paterna, erano saliti in vetta. “Avrebbero potuto esserci loro”, è l’amara confessione fatta da Luigi a un amico.

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