Gabriele Tadini, capo servizio dell’impianto della funivia del Mottarone, “per lungo tempo” ha attuato una “condotta scellerata, della quale aveva piana consapevolezza, posta in essere in totale spregio della vita umana con una leggerezza sconcertante”, lo scrive il gip di Verbania nell’ordinanza con cui ieri sera non ha convalidato il fermo per i tre indagati accusati di omicidio plurimo per il disastro della funivia del Mottarone.
Funivia del Mottarone, le testimonianze degli operai su Tadini
Il capo servizio, fermato con l’accusa di omicidio colposo per la caduta della cabina in cui domenica scorsa hanno perso la vita 14 persone, ha lasciato il carcere di Verbania ma con i domiciliari per il pericolo di reiterazione del reato, dato che “per lungo tempo” avrebbe disattivato il sistema frenante di emergenza sulla cabina numero 3.
Le testimonianze
“È stato Tadini a ordinare di mettere i ceppi” che evitano che l’impianto frenante entri in azione. E una delle testimonianze rese da un operaio dell’impianto della funivia del Mottarone presente nell’ordinanza del gip di Verbania Donatella Banci Buonamici. “L’installazione di questi ceppi è avvenuta già dall’inizio della stagione di quest’anno, esattamente il 26 aprile. Vi era infatti un problema all’impianto frenante della cabina numero 3, per cui era stato richiesto l’intervento di una ditta specializzata, che però non aveva risolto il problema”, dice a verbale uno degli operai della funivia a lavoro la mattina del disastro.
“Tadini ha ordinato di far funzionare l’impianto con i ceppi inseriti anche se non erano garantite le condizioni di sicurezza necessarie (…). La cabina numero 3 era solita circolare con i ceppi inseriti già da parecchio tempo, per evitare l’inserimento del freno d’emergenza durante la corsa e impedire così il funzionamento dell’intero impianto», sono le rivelazioni confermate, in sostanza, da altri quattro operai sentiti dai carabinieri che indagano sulle cause dell’incidente.
Il problema del calo di pressione al sistema frenante è noto a tutti e due interventi sono eseguiti dalla società Rvs di Torino alla quale la Leitner (incaricata della manutenzione) aveva affittato in subappalto gli interventi sulle centraline dei sistemi frenanti. Un dipendente, si legge sempre a verbale, chiede a Tadini se non è rischioso lasciare inseriti i forchettoni che impediscono di frenare in caso di emergenza, ottenendo come risposta: “”Prima che si rompa una traente o una testa fusa ce ne vuole”. Ricordo bene queste parole, a queste parole non ho replicato anche perché è lui il mio responsabile”. Aggiunge che in passato fece riferimento direttamente al gestore di un problema, ma “Luigi Nerini ascoltava solo quello che gli diceva Gabriele Tadini”.