Cronaca, Politica

Una sola dose di vaccino non protegge dalle varianti | Ma il governo non cambia le regole per il Green Pass

Le regole del Green Pass italiano per il momento non cambiano: continuerà a essere rilasciato dopo una dose del vaccino anti Covid diversamente da quanto avviene con quello europeo. “In questo momento, a stamani, 13,7 milioni di persone hanno già scaricato il green pass. Questo è un fatto molto positivo. Tutte le altre valutazioni verranno fatte passo dopo passo”, ha detto il ministro Speranza.

Il Governo non cambia le regole per il Green Pass: cosa sappiamo

Il Green pass per ora non cambia. La certificazione verde, che attesta l’immunizzazione, la guarigione dal virus, o un tampone effettuato nelle 48 ore precedenti, da domani entra ufficialmente in vigore in tutta Europa, e consentirà di viaggiare da un Paese all’altro, eliminando il periodo di quarantena. Non tutti i Paesi però hanno adottato le stesse regole. In Italia il documento continua a essere rilasciato già quindici giorno dopo la prima somministrazione.

Quest’indicazione – che differenzia il green pass italiano da quello europeo, valido solo dopo il richiamo – è stata data all’inizio della campagna vaccinale, la scorsa primavera, proprio per incentivare per esempio chi, vaccinandosi con la prima dose di AstraZeneca, avrebbe dovuto aspettare tre mesi per il richiamo. La regola però adesso rischia di rivelarsi un boomerang: consentendo la libera circolazione a chi ha effettuato solo la prima dose, permettendo quindi l’accesso alle Rsa, alle feste di matrimonio e presto anche alle discoteche all’aperto, aumenta il rischio di una ripresa dei contagi, alla luce soprattutto della sempre più diffusa variante Delta, contro la quale non basta una singola inoculazione del siero anti Covid.

Ne sono sempre più convinti gli esperti, come l’immunologo Alberto Mantovani, secondo cui è sbagliato che il green pass venga dato dopo una sola dose di vaccino perché “se il problema è la variante Delta va dato dopo due dosi e ai guariti con una dose”. Il direttore scientifico dell’Humanitas di Milano ha detto a La Stampa che “la cintura di sicurezza dei vaccini non esime però dalla prudenza”. Sulla variante Delta “come Paese siamo in ritardo”, ha spiegato, “perché manca un programma nazionale di sequenziamento delle varianti con studi di funzione per capire se e quanto siano pericolose. Abbiamo un nemico che cambia e non possiamo non conoscerlo. Delta è la quarta che preoccupa ma ce ne sono state tante e tante ce ne arriveranno. Bisogna prepararsi”. 


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