In patria Philippe Noiret è ancora oggi ricordato come uno dei più amati attori del secolo scorso. Altrettanto in Italia dove ha recitato in numerosi film rimasti indelebili nella memoria collettiva. La fama arrivò negli anni ’70 con film drammatici come Il giudice e l’assassino (1975) e grazie alla saga Amici miei (di cui recitò i primi due capitoli) di Mario Monicelli, divenuta un classico della commedia all’italiana.
Premiato con due César e un David di Donatello, lasciò le migliori performance “drammatiche” ne Il Postino di Massimo Troisi e Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Malato di cancro, scomparve a Parigi nel novembre del 2006.
Philippe Noiret, grandioso attore francese
Philippe Noiret nacque a Lilla il 1° ottobre del 1930, nel dipartimento del Nord (nella regione dell’Alta Francia), figlio di Pierre Georges Noiret, un rappresentante commerciale piccardo, impiegato presso l’impresa tessile Établissements Sigrand, e di Lucy Clémence Ghislaine Heirman, una casalinga belga di etnia fiamminga. Esordì sul grande schermo in piccoli ruoli a partire dal 1949, apparendo per la prima volta in una pellicola di Jacqueline Audry, Gigi (1949), anche se nel frattempo continuava a seguire gli studi superiori.
Gli inizi
Nel 1950 frequentò i corsi d’arte drammatica tenuti da Roger Blin, attore poco sfruttato dal cinema, ma molto apprezzato in teatro. Per circa dieci anni, recitò al Théàtre National Populaire di Jean Vilar, dove alla prosa alternò il cabaret (assieme a Jean-Pierre Darras). Anche se posteriore a Gigi, il suo film d’esordio è considerato La pointe courte (1955) di Agnès Varda, dopo il quale Noiret cominciò ad apparire con crescente frequenza sugli schermi del cinema francese (seppure ancora in ruoli secondari), sui set televisivi e sul palcoscenico.
Nel 1960, fu lo zio di Zazie, cabarettista travestito da donna, in Zazie nel metrò di Louis Malle, film culto per i cinefili francesi; l’anno successivo, fu diretto da René Clair in Tutto l’oro del mondo (1961), per poi passare a lavorare con Édouard Molinaro, René Clément, Jean Delannoy e con registi italiani quali Lucio Fulci (Le massaggiatrici, 1962), Luigi Zampa (Frenesia dell’estate, 1963) e Vittorio De Sica (Sette volte donna, 1967). Nel 1966, al termine della rappresentazione di Un drôle de couple, diede l’addio ufficiale al teatro, e allontanandosi temporaneamente dal cinema francese, si permise una parentesi americana nel 1969, lavorando per Alfred Hitchcock in Topaz, accanto a Michel Piccoli, e per George Cukor in Rapporto a quattro.
Il successo
Ma la vera popolarità arrivò negli anni settanta, quando entrò in contatto con il mondo surreale del regista italiano Marco Ferreri, interpretando uno dei quattro amici che vogliono suicidarsi a furia di cibo e sesso in La grande abbuffata (1973), seguito l’anno dopo da Non toccare la donna bianca (1974). Sostenne con successo anche il ruolo drammatico de L’orologiaio di Saint-Paul (1974), sotto la direzione di Bertrand Tavernier, riconfermando le sue capacità di finissimo e acuto cesellatore di personaggi profondamente umani anche in Il giudice e l’assassino (1975) e Che la festa cominci (1974), sempre di Tavernier.
Sull’onda del successo di pubblico, entrò nel cast dei primi due capitoli della trilogia di Amici miei, Amici miei (1975) e Amici miei – Atto IIº (1982), entrambi diretti da Mario Monicelli, in cui Noiret dimostrò di possedere notevoli doti comiche, al pari del grande Ugo Tognazzi. Diviso fra la Penisola e la Francia, in Italia affiancò spesso nomi celebri della comicità nostrana come Alberto Sordi in Il comune senso del pudore (1976) e Il testimone (1978), ma anche grandi registi come Valerio Zurlini in Il Deserto dei Tartari (1976), mentre in patria sembrò insistere nei ruoli negativi come quello del sedicente tutore della legge in Colpo di spugna (1981) di Tavebrnier con Isabelle Huppert.
Altre grandi collaborazioni
In Italia diede altre interpretazioni con Francesco Rosi, Sergio Citti ed Ettore Scola, fino ad arrivare al suo personaggio più bello ed edificante, quello di Alfredo, nel capolavoro di Giuseppe Tornatore Nuovo Cinema Paradiso (1988), dove interpreta il ruolo della figura paterna di un piccolo orfano, comprendendolo anche nel più sottile dettaglio e lasciandogli in eredità qualcosa che ha del soprannaturale: la passione oltre ogni limite per il cinema.
Due i César vinti come miglior attore, uno per Frau Marlene (1976) di Robert Enrico e l’altro per La vita e niente altro (1989), per il quale vinse anche il David di Donatello. Fu importante nella sua carriera anche la collaborazione con Massimo Troisi, nel famoso film Il postino (1994) candidato a 5 premi Oscar, nel quale interpretava la figura del poeta Pablo Neruda.
Legion d’onore e morte
Tra i più grandi attori del cinema francese in campo internazionale, non aveva la rabbia repressa del ribelle Michel Piccoli e neanche il mistico romanticismo di Jean-Louis Trintignant, anche se appartiene alla stessa generazione. Sposato con l’attrice Monique Chaumette, nel luglio 2006 gli venne assegnata la Legion d’onore, pochi mesi prima della sua morte, avvenuta a Parigi il 23 novembre dello stesso anno, a causa del cancro di cui soffriva. È sepolto a Parigi nel cimitero di Montparnasse.