Almanacco

Il 4 novembre 1966: accadde l’alluvione di Firenze, quando il fiume Arno inondò la città

«Quel 4 Novembre del 1966, a Firenze, il fiume Arno, gonfio di acqua scura e fangosa tracimò e inondò la città travolgendo tutto ciò che trovava sul proprio cammino. Quando le acque defluirono restò solo la distruzione». (dal libro L’alluvione di Firenze 1966)
Quella avvenuta tra il 3 e il 4 novembre fu la più spaventosa e terribile di tutte le alluvioni a Firenze e dintorni. In soli di giorni si riversò in tutta la regione una quantità d’acqua pari a un terzo della media annuale. Si calcola che la quantità d’acqua caduta nelle 24 ore d fu di circa 180/200 litri per metro quadro e che il livello dell’Arno toccò gli 11 metri.

4 novembre 1966: l’Arno inondò la città, accadde l’alluvione di Firenze

L’alluvione di Firenze del 4 novembre 1966 fa parte di una serie di straripamenti del fiume Arno che hanno mutato, nel corso dei secoli, il volto della città di Firenze. Fu uno dei più gravi eventi alluvionali accaduti in Italia.

Il dramma

Firenze fu colpita da una grave alluvione, causata dallo straripamento dell’Arno in seguito a una lunga serie di piogge nei giorni precedenti. Molti quartieri della città, compreso il centro storico, furono allagati, con l’acqua che superò in alcune zone i cinque metri. L’alluvione interessò, oltre a Firenze, buona parte della Toscana, e causò in tutto 35 morti. Il bilancio dei morti fu diffuso soltanto nel 2006, dopo anni di stime anche esagerate: 17 persone morirono a Firenze, e 18 in altre parti della Toscana.


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Le conseguenze dell’alluvione viste dall’alto.

È opinione condivisa che i morti nell’alluvione del 1966 avrebbero potuto essere molti di più se fosse successa un altro giorno: il 4 novembre è infatti la festa delle forze armate e dell’unità nazionale, che fino al 1976 era un giorno festivo e la maggior parte delle persone era a casa, invece che al lavoro o per strada. Nello stesso giorno, anche il Nord Italia fu interessato da un’alluvione, e in particolare il Trentino-Alto Adige, il Veneto e la parte orientale della Lombardia: l’alluvione del 1966 nel Triveneto, come viene indicato l’area del Nord Est che fu colpita dalle piogge, è meno ricordata di quella di Firenze, ma causò comunque decine di morti.

Fatti antecedenti

Negli ultimi giorni di ottobre e nei primi giorni di novembre del 1966 diverse zone dell’Italia erano state interessate da forti e continue piogge, che avevano fatto ingrossare moltissimi fiumi, canali e torrenti. In Toscana le precipitazioni erano state particolarmente intense, e i livelli dell’Arno e dei suoi affluenti si erano innalzati: non era una situazione insolita, e fino al 3 novembre fu semplicemente tenuta sotto maggiore controllo dalle autorità locali, che già quel giorno avvisarono comunque il ministero dell’Interno.


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Alluvione di Firenze

A partire dal tardo pomeriggio di giovedì 3 novembre, la situazione cominciò a peggiorare: le piogge erano sempre più intense, l’Arno continuava a crescere e i primi torrenti cominciarono a straripare. I primi problemi si verificarono in provincia di Arezzo, più vicina alla sorgente dell’Arno, e nella tarda serata straripò il torrente Resco a Reggello, a sud est di Firenze: nel crollo di una casa, morirono sette persone, tra cui una coppia sui trent’anni e le due figlie, di sei e nove anni.

Durante la mezzanotte, le cose iniziarono a peggiorare in fretta: a Firenze cominciarono ad allagarsi cantine e garage, pezzi di strade – tra cui l’Autostrada del Sole – ci furono frane e diverse zone rimasero isolate nella valle del Casentino, in provincia di Arezzo.

L’impotenza dei soccorritori

Polizia, ingegneri e autorità non sapevano bene cosa fare, e il buio complicò le valutazioni: alla fine fu deciso di non suonare le campane per dare l’allarme, per non causare panico tra gli abitanti. La prima zona della città allagata fu il Parco delle Cascine, sulla riva destra dell’Arno e subito a nord ovest del centro storico: morirono decine di cavalli di un ippodromo e alcuni animali dello zoo.


Alluvione di Firenze - I livelli raggiunti dalle acque


Tra le due e le quattro di notte, molte linee fognarie esplosero per la troppa pressione, e l’Arno, dopo essere straripato nelle frazioni a est di Firenze, cominciò a inondare il centro storico, prima nelle vie intorno alla chiesa di Santa Croce, e poi dall’altra parte del fiume, in tutto l’Oltrarno. A Scandicci, comune a sud di Firenze, e a Lastra a Signa, a ovest, le strade si allagarono per l’esondazione dell’Arno e di altri torrenti.

Conseguenze e testimonianze

Nelle prime ore del mattino, le zone allagate di Firenze erano tantissime, e la situazione era altrettanto grave nei comuni intorno alla città, da San Mauro a Signa a Campi Bisenzio a Montelupo Fiorentino. Gli argini dell’Arno cominciarono a cedere, e l’acqua iniziò a scorrere con più intensità verso il centro storico di Firenze: intorno alle nove arrivò in piazza Duomo, mentre in altre zone raggiungeva già i tre metri di altezza per le strade. Alle Murate, il carcere nella zona di Santa Croce, gli abitanti prestarono soccorso ai detenuti, ospitandoli in casa (uno di loro, di 25 anni, morì nell’allagamento).


Alluvione di Firenze - Gli Angeli del Fango


Nel corso della mattinata, si ruppero altri argini, e diversi altri comuni intorno alla città furono allagati, tra cui Lecore e San Giorgio a Colonica. Il comune più colpito fu però Campi Bisenzio, dove l’acqua superò i quattro metri di altezza. Ci furono esondazioni anche a Prato e Sesto Fiorentino, a nord ovest di Firenze. La situazione, a Firenze, cominciò a rientrare solo in serata, ma i problemi si spostarono agli altri comuni lungo il corso dell’Arno, da Empoli alla provincia di Pisa. Molto più a sud, esondò anche il fiume Ombrone, allagando Grosseto e causando un morto.

Tra le testimonianze più famose ci fu quella del giornalista Marcello Giannini, che in collegamento con il telegiornale nazionale fece sentire il rumore dell’acqua per le strade di Firenze, dicendo: «Se apro la finestra, tanto per dare l’impressione di cosa c’è sotto di noi, se si sente il rumore. (…) Ecco, questo non è un fiume, non è un fiume, ma è la via Cerretani, è la via Panzani, è il cuore di Firenze invaso dall’acqua».