Un anno fa l’Italia veniva divisa in zone. Era il 4 novembre del 2020 quando veniva pubblicato in Gazzetta Ufficiale il dpcm firmato dall’allora premier Giuseppe Conte. Un decreto entrato in vigore il 6 novembre che divideva l’Italia in zona gialla, arancione e rossa, a seconda della situazione sanitaria.
Covid, un anno di Italia divisa in zone
Per contenere ulteriormente la curva dei contagi, in notevole rialzo negli ultimi giorni (al 3 novembre: 28.244 nuovi casi con 353 morti), il testo del DPCM 24 ottobre 2020 viene sostituito da quello del DPCM 3 novembre 2020 (testo in calce), in vigore dal 6 novembre.
Regime differenziato tra le Regioni, a ognuna delle quali con ordinanza del Ministero della Salute (testo in calce) viene assegnata una delle tre fasce differenziate per il pericolo del contagio, in base ai 21 parametri elencati nel provvedimento. Furono inserite in “zona rossa” Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Calabria.
Le parole di Giuseppe Conte
“I numeri complessivi sono in costante aumento e per questo dobbiamo intervenire. La media nazione dell’indice di trasmissibilità è di 1,7. Rispetto alle persone contagiate sale il numero degli asintomatici, diminuisce in percentuale il numero di persone ricoverate ma c’è l’alta probabilità che molte regioni superino le soglie delle terapie intensive e mediche”.
Con queste parole il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha iniziato la presentazione a Palazzo Chigi delle norme contenute nel Dpcm, in vigore dal 6 novembre. “Se, all’esito delle misure, una Regione dovesse rientrare in condizioni di stabilità per 14 giorni, con rischio più basso, potrà essere assoggettata a un regime di misure meno restrittive, ce lo auguriamo tutti”.