La storia della bimba abbandonata dopo maternità surrogata: “la tata ucraina disperata”
I genitori italiani erano andati in Ucraina nell’agosto del 2020 dopo la nascita della piccola per coronare il loro desiderio di avere un figlio attraverso una madre surrogata. Dopo il riconoscimento della bambina, la coppia è rientrata in Italia affidando la neonata a una baby-sitter del posto. Dopo alcuni mesi però la coppia non si è più fatta sentire, smettendo anche di inviare il compenso pattuito per il mantenimento della bimba alla donna. Al compimento del primo anno di vita della bimba, non avendo più notizie dai genitori, la baby-sitter si è rivolta al consolato italiano per denunciare l’accaduto.
La denuncia della tata
La vicenda è rimbalzata alla Procura della Repubblica e alla Procura della Repubblica dei Minori, che hanno accertato l’intenzione dei genitori di non voler riprendere la bambina. È stato così incaricato lo Scip per il rimpatrio della piccola, in stretto contatto con il Consolato italiano a Kiev chiamato a rilasciare i documenti necessari per il viaggio. Gli operatori di polizia hanno chiesto la collaborazione della Croce Rossa Italiana.
Il viaggio con la pediatra della Croce Rossa
La piccola è partita da Kiev con una salopette di jeans, una valigia con i suoi giocattoli preferiti e una busta con tante foto, raccolte dalla donna che se ne è presa cura. La tata “era disperata. Piangeva e così il suo figlio naturale di 17 anni. Ci ha consegnato le foto della bimba e ha chiesto di darle ai futuri genitori, così quando crescerà le potrà vedere“, ha raccontato la pediatra Carolina Casini che per la Croce Rossa ha svolto questa missione.
“Per come si era presentata la missione avevano paura di trovare una piccola mal tenuta, non ben nutrita e deprivata affettivamente, ma non è stato così: la bambina è allegra e interagisce positivamente con gli adulti“, ha confermato.
L’arrivo in Italia
La piccola ha dormito tra le sue braccia per due ore e mezza, tutta la durata del viaggio. All’atterraggio Casini le ha tolto gli indumenti pesanti e le ha fatto indossare dei vestiti più leggeri. “Adesso sarà accudita come tutti i bambini del mondo dovrebbero esserlo, da due genitori e non perché qualcuno viene pagato. Chi abbandona il frutto della procreazione assistita viene perseguito dalla legge alla stregua di chi lo fa con i figli naturali“, specifica la dottoressa.