Cosa significa il modo di dire trovarsi tra Scilla e Cariddi? L’espressione italiana che nasce da un mito ambientato nello Stretto di Messina
Cosa significa il modo di dire trovarsi tra Scilla e Cariddi?
Il modo di dire trovarsi tra Scilla e Cariddi lo usiamo quando siamo nel mezzo di due pericoli dai quali non abbiamo alcuna via di scampo. Il mito da cui ha origine quest’espressione è ambientato nello Stretto di Messina, chiamato nell’antichità Stretto di Scilla e Cariddi. Una versione altrenativa di questo detto è trovarsi tra l’incudine e il martello.
Perchè parliamo dello Stretto di Messina?
Lo Stretto di Messina, sin dai tempi più remoti, è sempre stato un luogo ricco di suggestione e di fascino. Questo ha contribuito significativamente a creare i tanti miti ad esso connesso. La navigazione dello Stretto, infatti, ebbe nell’antichità una bruttissima fama e realmente presenta notevoli difficoltà, specialmente per le correnti rapide ed irregolari.
Il mito di Scilla e Cariddi
Secondo la mitologia, Scilla e Cariddi erano due mostri marini che vivevano nello Stretto di Messina.
Scilla (colei che dilania) era una splendida ninfa, figlia di Forco e Crataide. Un giorno comparve dinanzi ai suoi occhi, emergendo dalle onde del mare, Glauco che subito si invaghì di lei. Egli era semplice pescatore, che era stato trasformato in un essere metà uomo e metà pesce.
Scilla sembrava indifferente al racconto di Glauco, il quale chiese aiuto alla maga Circe affinché, con qualche filtro magico, potesse far innamorare la ninfa di lui. La maga Circe, però, si innamorò a sua volta di Glauco e trasformò Scilla in un orrendo mostro dal corpo di donna nella parte superiore, e con dodici piedi di cane e sei lunghe teste di serpente dal ventre in giù.
La ninfa, vedendo il proprio aspetto così imbruttito, per disperazione si gettò in mare nascondendosi nella sponda calabrese dello Stretto di Messina. Visse lì per sempre divorando con le sue bocche tutti i naviganti che le si avvicinavano.
La storia di Cariddi
Cariddi (colei che risucchia) , era una ninfa figlia del dio del mare, Poseidone e viveva lungo le coste siciliane ove soddisfava i suoi noti istinti di voracità. Anche lei era stata tramutata in un gigantesco mostro marino da Zeus come punizione per aver rubato e poi divorato i buoi di Ercole.
La sua bocca, grande quanto una voragine e perennemente affamata, risucchiava e poi rigettava tre volte al giorno le acque del mare e le navi che le solcavano, seminando terrore e morte. Il mito di Cariddi che ingoia e rigetta le acque è stato anche utilizzato per spiegare il fenomeno delle maree.
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