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Che cos’è la sindrome di Lyme: cause, sintomi e cure

Che cos’è la sindrome di Lyme? Quali sono le cause di questa malattia, i sintomi e le cure?  Si tratta di  un’infezione trasmessa da zecche dovuta a batteri del genere Borrelia, negli Stati Uniti principalmente quelli della specie Borrelia burgdorferi e talvolta della specie Borrelia Mayonii. Questi batteri a forma di spirale sono chiamati spirochete.

Che cos’è la sindrome di Lyme: cause e sintomi della malattia

Di seguito, tutto quello che c’è da sapere sulla malattia:

  • Nella maggior parte dei casi, l’infezione si contrae quando si fanno escursioni in aree boscose in cui la malattia di Lyme è endemica e si viene punti da zecche infette da batteri del genere Borrelia.

  • Generalmente, nella sede della puntura compare una grande macchia rossa che lentamente si ingrandisce e che è spesso circondata da diversi anelli rossi.

  • Se non trattata, la malattia di Lyme può causare febbre, dolori muscolari, gonfiore alle articolazioni, anomalie del sistema di conduzione elettrica del cuore e in seguito problemi associati a disfunzioni cerebrali e nervose.

  • La diagnosi si basa sui sintomi e sulla tipica eruzione cutanea, sulla probabilità di esposizione alle zecche e sulle analisi del sangue volte a rilevare gli anticorpi contro i batteri.

  • Normalmente, l’assunzione degli antibiotici cura la malattia, ma alcuni sintomi, come il dolore articolare, potrebbero persistere.

    La malattia di Lyme è stata identificata nel 1976, anno in cui si è verificata una serie di casi a Lyme, nel Connecticut, da cui il nome. Attualmente, è la più comune infezione trasmessa dalle zecche negli Stati Uniti ed è presente in 49 stati. Oltre il 90% dei casi si manifesta lungo la costa nordorientale, dal Maine alla Virginia, e negli stati di Wisconsin, Minnesota e Michigan. Sulla costa occidentale, la maggior parte dei casi si verificano in California settentrionale e in Oregon. La malattia di Lyme è presente anche in Europa, Cina, Giappone e nell’ex Unione Sovietica. Spesso, si contrae in estate e all’inizio dell’autunno. I bambini e i giovani adulti che vivono nelle zone boschive sono maggiormente soggetti all’infezione.

Sintomi della malattia di Lyme

Il decorso della malattia di Lyme è suddiviso in tre fasi:

  • Fase precoce localizzata

  • Fase precoce disseminata (diffusa)

  • Fase tardiva

Le tre fasi della malattia di Lyme sono solitamente separate da un periodo asintomatico.

Fase precoce localizzata della malattia di Lyme

Generalmente, nella sede della puntura, di solito sulla coscia, sulle natiche, sul tronco o sotto un’ascella, compare una grande macchia rossa in rilievo (eritema migrante). In genere, questa macchia si manifesta da 3 a 32 giorni dopo la puntura della zecca, di cui nella maggior parte dei casi il soggetto si è già dimenticato.

Normalmente, la macchia aumenta lentamente di dimensioni fino a raggiungere un diametro massimo di 50 centimetri, spesso scomparendo nella parte centrale. L’aspetto può comunque variare. Ad esempio, il centro può rimanere di colore rosso oppure attorno al centro di colore rosso possono comparire diversi anelli (dando alla lesione l’aspetto di un bersaglio). Sebbene l’eritema migrante non causi prurito o dolore, l’area può risultare calda al tatto. Normalmente, la macchia scompare in 3-4 settimane. Circa il 25% dei soggetti infetti non sviluppa mai (o almeno non nota) la caratteristica macchia rossa.

Fase precoce disseminata della malattia di Lyme

Questa fase inizia quando i batteri si diffondono nel corpo, da qualche giorno a qualche settimana dopo la comparsa della macchia.

Sono comuni affaticamento, brividi, febbre, cefalee, rigidità nucale, dolori muscolari e articolazioni gonfie e dolenti. Questi sintomi della malattia di Lyme possono durare per settimane. In quasi la metà delle persone non trattate si sviluppano altre macchie di eritema migrante, generalmente più piccole, in altre parti del corpo. Sintomi meno comuni comprendono lombalgia, nausea, vomito, mal di gola, ingrossamento dei linfonodi e della milza.

Sebbene molti sintomi siano remittenti, la sensazione di malessere e di affaticamento può persistere per settimane. Questi sintomi sono spesso confusi con quelli influenzali o con le comuni infezioni virali, specialmente in assenza di eritema migrante.

A volte, si sviluppano sintomi più gravi. Il sistema nervoso viene colpito in circa il 15% dei soggetti. Problemi comuni sono rappresentati dalla meningite (che causa cefalea e rigidità del collo) e dalla paralisi di Bell (che causa deficit muscolare in uno o, talvolta, in entrambi i lati del viso).

Questi problemi possono durare per mesi. In altre aree possono comparire dolori nevralgici e debolezza che durano più a lungo.

Fino all’8% delle persone infette sviluppa problemi cardiaci. Questi problemi includono quanto segue:

  • Un ritardo della propagazione dei segnali elettrici attraverso il cuore, con conseguenti alterazioni del ritmo cardiaco (aritmie), chiamato blocco cardiaco

  • Un’infiammazione del tessuto cardiaco (miocardite) e della sacca che circonda il cuore (pericardite), con dolore toracico

Le aritmie possono causare palpitazioni, stordimento o svenimento.

Fase tardiva della malattia di Lyme

Se la fase iniziale non viene trattata, si sviluppano altri problemi mesi o anni dopo.

L’artrite si sviluppa in oltre la metà dei soggetti, di solito entro alcuni mesi. Episodi di gonfiore e dolore di alcune grandi articolazioni, specialmente del ginocchio, recidivano, in genere, per alcuni anni. Le ginocchia sono, di solito, più gonfie che dolenti, spesso calde al tatto e, in rari casi, arrossate. Dietro le ginocchia possono svilupparsi e rompersi delle cisti, con conseguente aumento improvviso del dolore. In circa il 10% dei soggetti affetti da artrite, i problemi alle ginocchia durano oltre i sei mesi.

Alcuni soggetti sviluppano anomalie associate a disfunzione cerebrale e nervosa, con conseguenze sull’umore, il linguaggio e il sonno. Alcuni pazienti presentano intorpidimento o dolori lancinanti alla schiena, alle gambe e alle braccia.

Diagnosi della malattia di Lyme

  • Analisi del sangue

  • Talvolta, esame di un campione di liquido sinoviale o di liquido cerebrospinale (ottenuto mediante puntura lombare)

La diagnosi di malattia di Lyme solitamente viene formulata sulla base di:

  • Sintomatologia tipica, tra cui l’eruzione cutanea (soprattutto l’eritema migrante)

  • Probabilità di esposizione (risiedere o recarsi in zone dove la malattia di Lyme è endemica)

  • Risultati degli esami

Il medico normalmente esegue test che rilevano gli anticorpi contro il batterio presenti nel sangue (gli anticorpi sono proteine prodotte dal sistema immunitario per contribuire a difendere l’organismo dall’attacco di particolari agenti, come Borrelia burgdorferi o Borrelia mayonii). Tuttavia, gli anticorpi possono risultare assenti se l’esame viene eseguito durante le prime settimane di infezione o se gli antibiotici vengono somministrati prima che gli anticorpi si siano sviluppati.

Gli anticorpi si sviluppano in oltre il 95% dei soggetti che hanno contratto l’infezione da almeno un mese, in particolare se non hanno assunto antibiotici. Una volta sviluppatisi, gli anticorpi permangono per molti anni e possono quindi essere presenti dopo che la malattia di Lyme si è risolta o nei soggetti che hanno avuto un’infezione asintomatica.

L’interpretazione degli esiti delle analisi del sangue è difficile. L’incertezza causa diversi problemi. Per esempio, nelle aree in cui la malattia di Lyme è diffusa molti soggetti con dolore articolare, problemi di concentrazione o debolezza persistente spesso temono di essere affetti da una forma tardiva della malattia di Lyme, sebbene non abbiano mai sviluppato eruzione cutanea o qualunque altro sintomo della malattia in fase precoce. Solitamente, la malattia di Lyme non è la causa di questi disturbi, ma gli anticorpi contro i batteri possono essere presenti perché il soggetto ha contratto l’infezione anni prima, dal momento che permangono per molto tempo. Quindi, se il medico decide il trattamento esclusivamente in base agli esiti degli esami sugli anticorpi, molti soggetti non affetti dalla malattia di Lyme vengono sottoposti a lunghi e inutili cicli di antibiotici.

Prevenzione della malattia di Lyme

È necessario prendere precauzioni per evitare le punture di zecca. In caso di possibile esposizione alle zecche, si deve ispezionare molto attentamente tutto il corpo e rimuovere eventuali zecche presenti. L’ispezione è efficace perché di norma le zecche devono restare attaccate per oltre un giorno e mezzo per trasmettere la malattia di Lyme.

Prevenzione delle punture di zecca

È possibile ridurre il rischio di imbattersi o di essere punti dalle zecche prendendo le seguenti misure:

  • Rimanere sui percorsi e sulle piste battute nelle aree boscose

  • Camminare nel centro delle piste per evitare di sfiorare cespugli e erbacce

  • Non sedersi a terra o sui muretti di pietre

  • Indossare magliette a maniche lunghe

  • Indossare pantaloni lunghi e rimboccarli negli stivali o nelle calze

  • Indossare abiti di colore chiaro, che consentono di vedere meglio le zecche

  • Applicare sulla pelle un repellente per insetti che contenga dietiltoluamide (DEET)

  • Applicare un repellente per insetti contenente permetrina sugli indumenti o indossare abbigliamento pretrattato con permetrina disponibile sul mercato

Di solito, la malattia di Lyme si trasmette attraverso le zecche dei cervi giovani (ninfe), molto più piccole di quelle dei cani. I soggetti che possono essere stati esposti alle zecche devono controllare ogni giorno attentamente il proprio corpo, soprattutto le aree coperte da peli. L’ispezione è efficace perché le zecche devono restare attaccate per oltre un giorno e mezzo per trasmettere la malattia di Lyme.

Per rimuovere una zecca, si devono utilizzare delle pinzette a punta sottile, afferrando la zecca dalla testa o dalla parte della bocca esattamente nel punto in cui è ancorata alla pelle ed estraendola gradualmente. Non afferrare o schiacciare il corpo della zecca. Non si devono utilizzare vaselina, alcol, fiammiferi accesi o altre sostanze irritanti.

In caso di puntura di zecca, il medico talvolta prescrive una dose singola di doxiciclina per via orale, al fine di prevenire lo sviluppo della malattia di Lyme. In alternativa, può raccomandare alla persona di tenere sotto osservazione la sede della puntura e somministrare antibiotici solo se si sviluppa il tipico eritema o altri sintomi che suggeriscono l’esordio della malattia di Lyme.

In passato era disponibile un vaccino per la malattia di Lyme, ma è stato ritirato dal mercato. Il vaccino era solo moderatamente efficace e produceva effetti collaterali simili ai sintomi della malattia di Lyme.

Trattamento della malattia di Lyme

  • Antibiotici

Sebbene la malattia di Lyme risponda agli antibiotici in tutti gli stadi, il trattamento precoce è più efficace per prevenire le complicanze.

Antibiotici come doxiciclina, amoxicillina o cefuroxime, assunti per via orale per due o tre settimane, sono efficaci nelle fasi precoci della malattia. Se nello stadio iniziale la malattia è localizzata, può essere necessario un trattamento di soli 10 giorni. Se il soggetto non può assumere uno di questi farmaci, viene talvolta impiegata l’azitromicina, che tuttavia è meno efficace. La doxiciclina solitamente non viene somministrata ai bambini di età inferiore a 8 anni né alle donne in stato di gravidanza o in allattamento.

Gli antibiotici possono anche contribuire ad alleviare molti dei sintomi della malattia di Lyme.

In caso di artrite dovuta alla malattia di Lyme, vengono prescritti antibiotici come l’amoxicillina, il cefuroxime o la doxiciclina per via orale per 28 giorni, oppure si somministra ceftriaxone per via endovenosa per 28 giorni.

Per la maggior parte delle anomalie neurologiche e per un tipo di alterazione del ritmo cardiaco (aritmia), chiamato blocco cardiaco di terzo grado (blocco cardiaco completo), si somministra ceftriaxone o penicillina per via endovenosa per 2-4 settimane. A volte, per il blocco cardiaco completo è necessario un pacemaker temporaneo. La doxiciclina, assunta per via orale per 2-3 settimane, può contribuire a trattare le forme meno gravi di blocco cardiaco di primo grado e paralisi di Bell.

Gli antibiotici debellano i batteri e, nella maggior parte dei soggetti, guariscono l’artrite. Tuttavia, poiché l’infiammazione persiste anche dopo l’eliminazione di tutti i batteri, a volte l’artrite perdura. Persino dopo il buon esito di un trattamento antibiotico, in alcuni casi permangono altri sintomi, come affaticamento, cefalea e problemi mentali.

Gli antinfiammatori non steroidei (FANS), come aspirina o ibuprofene, alleviano il dolore causato dal gonfiore articolare. Il liquido che si raccoglie all’interno delle articolazioni colpite può essere drenato. Può essere di aiuto l’utilizzo delle stampelle.