Un manifesto per la giustizia climatica al tempo delle emergenze e delle pandemie globali. Lo ha pronunciato ieri alla Camera il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi rivolgendosi ai parlamentari riuniti per la pre-conferenza sul clima che si svolgerà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quello della Camera Roberto Fico e del Senato Elisabetta Casellati, della speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi. Il fisico romano ha esortato a adottare «scelte essenziali per contrastare con forza il cambiamento climatico» e a abbattere il totem del capitalismo fossile: il prodotto interno lordo (Pil) che risponde all’imperativo della crescita quantitativa, prodotto dell’età del produttivismo e dell’antropocentrismo. «Se il Pil resterà al centro dell’attenzione, il nostro futuro sarà triste».

IN POCHE, e intensissime parole, il premio Nobel Giorgio Parisi ha mostrato ieri alla Camera come la scienza, strumento per analizzare e prospettare l’impatto del capitalismo sul pianeta e su tutte le sue forme di vita, risponda anche a una passione civile e politica. «Sono decenni che la scienza ci ha avvertito che i comportamenti umani stavano mettendo le basi per un aumento vertiginoso della temperatura del nostro pianeta». «Se la temperatura» della Terra aumenterà di più di due gradi entreremo in una terra incognita in cui ci potranno verificarsi altri fenomeni che non abbiamo previsto e che possono peggiorare enormemente le situazione. Incendi di foreste colossali come l’Amazzonia che immetterebbero in maniera catastrofica quantità enormi di gas serra. Gli oceani che assorbono molti dei gas serra che emettiamo continueranno a farlo con due gradi di più? Mentre il limite inferiore dei due gradi è qualcosa sul quale possiamo essere abbastanza sicuri, è molto più difficile capire quale sia lo scenario più pessimistico: potrebbe essere molto ma molto peggiore di quello che noi immaginiamo».

IL FISICO ROMANO non è sembrato molto ottimista sul fatto che il suo allarme sia raccolto (« ma la speranza è l’ultima a morire», ha detto). E ha criticato i politici con questa immagine: «Uscire dalla crisi climatica è come guidare di notte: le scienze sono i fari, ma poi la responsabilità di non andare fuori strada è del guidatore, che deve anche tener conto che i fari hanno una portata limitata. Il vostro compito storico – ha detto – è di aiutare l’umanità a passare per una strada piena di pericoli».

L’ALTERNATIVA non può essere basata sulla ricerca ossessiva dell’incremento del Prodotto interno lordo attorno al quale il governo e la sua maggioranza sono riuniti nella speranza che il «Piano di ripresa e resilienza» non lasci il Pil a zero com’era prima del Covid. L’invito di Parisi a cambiare il metodo di calcolo della crescita presuppone un cambiamento degli interessi sociali che dovrebbe seguire la «transizione ecologica» alla quale in Italia è stata dedicato anche un ministero. Sulla scia del dibattito economico che ha fissato i termini del problema Parisi ha detto che «il Pil sta alla base delle decisioni politiche, e la missione dei governi sembra essere di aumentarlo il più possibile, obiettivo che è in profondo contrasto con l’arresto del cambiamento climatico. Il Pil non è una buona misura perché cattura la quantità ma non la qualità della crescita. Sono stati proposti molti indici diversi, tra cui l’indice di sviluppo umano e l’indice di benessere economico sostenibile» «Chi pianifica il nostro futuro deve usare un indice che consideri altri aspetti dell’esistenza».

IL DISCORSO DI PARISI ieri era rivolto ai giovani. «Bloccare il cambiamento climatico è un’impresa che impegnerà l’umanità per moltissimi anni e le nuove generazioni avranno un ruolo fondamentale. L’educazione è un punto cruciale. I giovani devono essere in grado di capire la situazione generale e di formarsi le proprie idee. Dobbiamo dare ai bambini un’educazione scientifica a partire dalla scuola materna».