I top gun italiani sono impegnati in Polonia contro i caccia russi. Otto decolli in una settimana, l’ultimo questa mattina, 16 nei due mesi di attività della task force dell’Aeronautica Militare ‘Air White Eagle’ impegnata in Polonia a protezione dello spazio aereo Nato. “Un numero impressionante e le incursioni si stanno intensificando negli ultimi giorni”, spiega all’ANSA il colonnello Salvatore Florio, comandante del contingente schierato sulla linea calda del fronte Nord-Est dell’Alleanza.
Top gun italiani sulla scia dei caccia russi in Polonia
E’ lo stesso Salvatore Florio, uno dei piloti che a turno sale sugli Eurofighter che in pochi minuti decollano dall’aeroporto di Krolewo di Malbork per intercettare un aereo potenzialmente ostile, che ha sempre la stella rossa dipinta sulla coda. “A volte i russi sono più cooperativi, altre meno, ma noi abbiamo il massimo dell’attenzione ad evitare qualsiasi tipo di fraintendimento, a non escalare la situazione“, assicura Florio. In un momento di così alta tensione, “non abbiamo margini di errore“.
L’aeroporto di Malbork si trova a poco più di 100 chilometri dall’exclave russa di Kaliningrad, praticamente affacciato sul Mar Baltico, nelle cui profondità passano i tubi dei gasdotti Nord Stream, oggetto di quello che le prime indagini definiscono un grave sabotaggio. Dalla geografia si capisce la delicatezza della funzione svolta dai top gun italiani impiegati nella ‘Air White Eagle’.
L’operazione dei top gun
I top gun devono essere veloci, precisi ed agire nel rispetto scrupoloso delle regole d’ingaggio. Per dare un’idea della velocità, basti pensare che da quando il Centro Nato di Uedem in Germania fa suonare la sirena d’allarme nella base polacca allo ‘scramble’ (decollo immediato) passano in media “meno di dieci minuti – racconta il comandante – e in altri 10-15 minuti siamo vicini ai velivoli ‘bersaglio’ dell’intercettazione”. Gli Eurofighter del resto raggiungono una velocità Mak 2, equivalente a due volte quella del suono. Di norma, rileva Florio, “gli aerei intercettati, in coppia o in formazione a 4 come ieri, sono caccia militari Sukhoi, ma anche mezzi di trasporto come I’Ilyushin-20. Una volta che noi ci avviciniamo in quota – prosegue – loro a volte proseguono nella loro rotta su acque internazionali impegnando le Flight information region di Polonia, Svezia o Germania e noi li seguiamo per verificare che rispettino le norme e poi rientrino su Kaliningrad. A volte si fanno avvicinare, altre volte no e in questo caso li seguiamo più da lontano”.
A quelle quote non c’è spazio per distrazioni, fraintendimenti ed errori. Si seguono protocolli precisi. Gli Eurofighter sono armati ma la linea Nato segue il principio della proporzionalità. “L’addestramento del personale italiano – sottolinea il colonello – è al livello altissimo, c’è la massima professionalità, abbiamo chiaro l’obiettivo, sappiano quali sono i nostri limiti e conosciamo perfettamente le procedure“. Quanto al fine degli ‘sconfinamenti’ russi – provocazioni, atti dimostrativi, verifica delle capacità di risposta Nato – Florio non si sbilancia. “Forse – ragiona – tutti questi elementi insieme, in ogni caso noi siamo preparati e sempre pronti a decollare”. La task force italiana, un centinaio di uomini e donne, concluderà la sua attività in Polonia alla fine di novembre.