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The Good Nurse, la storia vera del film Netflix: Charles Cullen, infermiere che uccise 40 pazienti

The Good Nurse, la storia vera del film Netflix: Charles Cullen, infermiere che uccise 40 pazienti. Il film è un thriller ospedaliero, basato su una storia vera con il premio Oscar Jessica Chestain e Eddie Redmayne tra i protagonisti.

The Good Nurse: la storia vera del film Netflix

La particolarità del film è che è tratto da un saggio del giornalista Charles Graener, The Good Nurse: A True Story of Medicine, Madness, and Murder. Racconta, infatti, la storia di un folle serial killer. Ma di cosa stiamo parlando nel dettaglio? Entriamo nel vivo nella vicenda per scoprirne di più. Il film racconta la storia di un serial killer, Charlie Cullen. Stiamo parlando di un infermiere del New Jersey, classe 1960, che, nel corso della sua carriera lunga 16 anni ha ucciso ufficialmente 40 persone anche se lui ne ha confermate solo 29. La polizia, però, ritiene che il numero delle sue vittime sia molto più alto e arrivi perfino a 400 tra il 1987 e il 2003 rendendo così, l’uomo il killer più prolifico della storia.

L’infanzia e le violenze familiari

Nato il 22 febbraio 1960 a West Orange, nel New Jersey, Cullen è cresciuto in una famiglia cattolica irlandese. Era il più giovane di otto figli. Suo padre Edmond, un autista di autobus, morì quando Charles aveva solo sette mesi. L’infanzia di Cullen venne descritta dallo stesso come miserabile. Fu, infatti, vittima di bullismo a scuola e a soli 9 anni tentò di suicidarsi bevendo sostanze chimiche. Anche sua madre morì quando lui stava frequentando l’ultimo anno di liceo, a causa di un incidente stradale.

Cullen abbandonò la scuola per arruolarsi nella Marina ma anche qui venne molestato e bullizzato dai colleghi, così tentò di nuovo il suicidio. A questo punto, ricevendo un congedo, Cullen decise di iscriversi alla scuola per infermieri laureandosi nel 1986. Charlie Cullen si sposò ed ebbe due bambine ma sua moglie venne subito turbata dai suoi strani comportamenti come ad esempio l’abusare dei cani di famiglia. Nel 1993 ricevette un ordine restrittivo perché ritenuto potenzialmente pericoloso per le figlie.

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Gli omicidi

I primi omicidi di Cullen avvennero a Saint Barnabas. L’11 giugno 1988, l’infermiere somministrò a un paziente un sovradosaggio letale di farmaci per via endovenosa. L’uomo, poi, ammise di aver ucciso anche molti altri pazienti nello stesso ospedale, incluso un malato di AIDS morto dopo che gli era stata somministrata un’overdose di insulina. Lasciò Saint Barnabas nel gennaio 1992 quando le autorità iniziarono a indagare sulle sacche per flebo contaminate. Un mese dopo aver lasciato Saint Barnabas, Cullen trovò lavoro al Warren Hospital di Phillipsburg, dove uccise tre donne anziane con un’overdose di digossina, un farmaco per il cuore.

L’anno successivo, Cullen si trasferì a Phillipsburg. A marzo iniziò a perseguitare una collega facendo irruzioni in casa sua mentre lei e suo figlio dormivano e questa ha subito sporto denuncia e fu arrestato. Ancora una volta, il carcere, tentò il suicidio. Dopo un paio di mesi di assenza dal lavoro per curare la sua depressione, Cullen tornò in ospedale e continuò a mietere vittime tra cui una donna di 91 anni uccisa con un’iniezione letale.

Nel febbraio 1998, Cullen è stato assunto dal Liberty Nursing and Rehabilitation Center di Allentown, in Pennsylvania, dove ha lavorato in un reparto di pazienti con dipendenza respiratoria. Lì è stato accusato di somministrare farmaci ai pazienti in orari non programmati. Il 30 dicembre 1998 ha ucciso un altro paziente. L’analisi del sangue di un medico legale ha mostrato quantità letali di digossina nel sangue del paziente. assassino. Nonostante i suoi problemi di salute mentale e le varie accuse, Cullen ha continuato a trovare sempre lavoro a causa della carenza nazionale di infermieri.

L’arresto

Cullen è stato arrestato in un ristorante il 12 dicembre 2003 e accusato di vari omicidi e tentati omicidi. L’accusa è arrivata dopo la segnalazione alla polizia della collega Amy Loughren dopo una morte improvvisa di un paziente per ipoglicemia nell’ottobre 2003. Nel 2004, l’uomo si è dichiarato colpevole davanti al giudice. Il 2 marzo 2006 è stato condannato a 11 ergastoli consecutivi. Attualmente si trova nella prigione statale del New Jersey a Trenton.

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