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Fabiola Sciabbarrassi, moglie di Pino Daniele: la morte, i soccorsi

Fabiola Sciabbarrassi, moglie di Pino Daniele, è stata ospite di Oggi è un altro giorno e ha parlato dei soccorsi e della morte del marito e grande cantante. Intervistata, nel programma di Serena Bortone, ha espresso tutto il suo dolore in merito alla vicenda.

Fabiola Sciabbarrassi: la morte di Pino Daniele e i soccorsi

Fabiola fa chiarezza e racconta che l’allontanamento da Pino è una circostanza da lei stessa confermata in una vecchia intervista rilasciata al settimanale Chi. I due sono stati infatti lontani per un anno, e solo la morte ha tolto il tempo per riappacificarsi: ‘‘Quello che mi recrimino è che, in quei 12 mesi in cui non siamo stati così vicini, non abbiamo avuto tempo di dirci cose, anche di chiederci scusa per i malintesi, le contraddizioni, per dirci ancora ‘mi manchi, ti amo’.

Spesso pensiamo di avere tempo e invece qualcuno il tempo ce lo toglie e diventa troppo tardi. Mi piace pensare che in qualche modo, anche con le parole che ho scritto, questo messaggio sia arrivato fino a lassù. Perché a volte le contraddizioni della vita, i rancori momentanei, ti creano una sorta di inibizione, il pudore dei sentimenti, quello della rabbia. Sono sicura che abbia pensato anche lui che avremmo avuto modo di farlo. Ma non è stato così’‘.

Il giorno della sua scomparsa

Poi, ha raccontato il modo in cui è venuta a sapere della morte di Pino: ”Ho saputo della sua morte nel modo più traumatico. Mi ha chiamato Sofia (figlia di Pino Daniele e Fabiola Sciabarrasi, ndr) e mi ha detto che il padre non stava bene. Io non ero a casa in quel momento e ho cercato di fare delle cose farneticanti: contattare il suo medico che non era a Roma. Era il 4 gennaio e vorrei bypassare questa fase e arrivare al 7 gennaio, mettere in uno scrigno le cose che sono accadute e che non avremmo voluto.

La mia preoccupazione era arrivare a casa prima che i ragazzi sapessero che il papà si era addormentato quella notte. Ero a Siena, ho corso Siena – Roma alla velocità del suono. Quando sono tornata, i miei occhi tradivano quello che non avrei voluto dire. In quell’istante ho pensato al tempo, che quello che non era stato fatto non sarebbe stato fatto mai più. Sara aveva appena compiuto 18 anni, Sofia ne aveva 12 e Francesco solo 9”. 

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