Lutto nel mondo del calcio, dopo Mihajlovic e Pelé, ci lascia anche Gianluca Vialli. L’uomo è stato stroncato da un tumore al pancreas contro cui combatteva dal 2017, ben cinque lunghi anni, il 6 gennaio 2023. Solo nelle scorse settimane aveva annunciato di lasciare la Nazionale proprio a causa del brutto male che non gli lasciava alternativa poi l’aggravarsi delle sue condizioni fino al decesso. Sono in molti che ne piangono la scomparsa. Ecco chi sono la moglie e le due figlie.
È morto Gianluca Vialli, la malattia lo stronca a 58 anni
Lutto nel mondo del calcio è scomparso anche Gianluca Vialli. L’uomo nelle scorse settimane era stato ricoverato a Londra dove lo ha raggiunto la madre, Maria Teresa di 87 anni. L’uomo aveva dichiarato di lasciare la Nazionale per un brutto male che non gli ha lasciato alternativa. Da allora sono stati molti i messaggi di sostegno e di preghiera, ma l’uomo purtroppo non ce l’ha fatta.
Il cordoglio di Giorgia Meloni
Sono tanti i messaggi di cordoglio che fin dalle prime ore di questa mattina hanno lasciato un messaggio per omaggiare il calciatore, allenatore e dirigente. Tra i suoi compagni di viaggio, calciatori e Vip, sono presenti anche quelli di molti personaggi della politica italiana. Tra questi quello della Meloni.
“Non dimenticheremo i tuoi gol, le tue leggendarie rovesciate, la gioia e l’emozione che hai regalato all’intera nazione in quell’abbraccio con Mancini dopo la vittoria dell’Europeo. Ma non dimenticheremo soprattutto l’uomo. Addio Gianluca Vialli, Re Leone in campo e nella vita”.
La Russa: indimenticabile numero 9
“Indimenticabile” lo definisce il presidente del Senato Ignazio La Russa, che di lui dice: “Sorrisi, gioie e tanti gol, questo era e resta per tutti noi Gianluca Vialli. Un numero 9 indimenticabile. Ciao campione”.
Gentiloni: “Grande campione e maestro del calcio”
Paolo Gentiloni scrive in un tweet: “Un grande campione e un maestro del calcio se n’è andato. Resterà il ricordo di Gianluca Vialli”. Con l’immagine dell’ex attaccante che, nel 1996, sollevava con la Juventus la Coppa dei Campioni.
Tajani: “Ciao Gianluca, riposa in pace”
“Capitano della mia Juve, campione d’Europa. Ciao Gianluca, riposa in pace”, scrive su twitter il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Renzi: “Campione anche nella lotta al cancro”
Il leader di Italia Viva Matteo Renzi twitta: “Per la mia generazione Gianluca Vialli è stato un campione non solo per i gol della nostra adolescenza ma anche per come ha affrontato la lotta contro il cancro. Mi piace ricordarlo nella notte di Wembley abbracciato al suo amico di sempre Mancini. Che la terra gli sia lieve”.
Bernini: “Ha dato l’esempio anche nel dolore”
Il ministro Anna Maria Bernini lo ricorda così: “Gianluca Vialli ha rappresentato il calcio nella sua essenza più vera, romantica, sincera, passionale. Un campione dentro e fuori dal campo, un capitano che ha sempre dato l’esempio. Anche nel doloroso cammino di questi ultimi anni”.
Chi era Gianluca Vialli
Gianluca Vialli è stato un dirigente sportivo, allenatore di calcio ed ex attaccante, oltre che capo delegazione della nazionale italiana. Nato a Cremona nel 1964, oggi ha 58 anni. Quinto e ultimo figlio di una benestante famiglia di origine trentina.
Tira i suoi primi calci all’oratorio di Cristo Re, al villaggio Po della sua città nativa, quindi entra nel vivaio del Pizzighettone; a causa di un intoppo burocratico non può militare nella squadra Giovanissimi biancazzurra, sicché il suo cartellino viene acquistato per mezzo milione di lire dalla Cremonese dove prosegue l’attività giovanile e dov’è allenato, tra gli altri, da Guido Settembrino. Fa il suo primo esordio nella prima squadra lombarda nella stagione 1980-1981.
Vialli è considerato uno dei migliori centravanti degli anni ’80 e ’90 dell’epoca. Vincitore di moltissimi trofei sia nazionale che internazionale, copocannoniere dell’Europeo Under 21 nel 1986, della coppia Italia nel 1989 e della coppa delle coppe nel 1990. Gianluca ha anche lavorato in Sky nell’ambito sportivo. Tra il 1985 e il 1992 ha totalizzato 59 presenze e 16 reti nella nazionale italiana, prendendo parte a due Mondiali (Messico 1986 e Italia 1990) e un Europeo (Germania Ovest 1988); al suo attivo anche 21 gare e 11 gol con l’Under-21, con cui ha disputato due Europei di categoria (1984 e 1986).
Più volte candidato al Pallone d’oro, si è classificato 7º nelle edizioni 1988 e 1991. Nel 2015 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.
Carriera da allenatore
Viene nominato player manager del Chelsea il 12 febbraio 1998, subentrando al dimissionario Ruud Gullit. La squadra si trova ancora in corsa nella Coppa di Lega e nella Coppa delle Coppe e, sotto la sua guida, le vince entrambe chiudendo inoltre al quarto posto in Premier League. La stagione seguente, ancora nel doppio ruolo vince la Supercoppa UEFA battendo 1-0 il Real Madrid, raggiunge le semifinali di Coppa delle Coppe e conclude al terzo posto in campionato.
Nel frattempo ritiratosi dall’attività agonistica, e assunto a tempo pieno il ruolo di allenatore, nell’annata 1999-2000 porta il Chelsea, alla sua prima apparizione in UEFA Champions League, fino ai quarti di finale. L’ultima stagione a Londra inizia con la vittoria nella Charity Shield contro il Manchester Utd: è il quinto trofeo conquistato in meno di tre anni. Ciò nonostante viene licenziato il 12 settembre 2000, dopo cinque partite dall’inizio dell’annata, causa un avvio stentato e screzi con vari elementi dello spogliatoio.
La stagione alla guida degli Hornets è l’ultima della sua breve esperienza da allenatore: nel quindicennio seguente si dedica prettamente alla carriera televisiva di opinionista e analista calcistico.
Dirigente
Il 9 marzo 2019 viene nominato dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), insieme a Francesco Totti, ambasciatore italiano per il campionato d’Europa 2020.
Dal novembre 2019 entra nei ranghi della FIGC come capo delegazione della nazionale italiana, allenata dall’ex compagno Roberto Mancini. Con questo ruolo nell’estate 2021 prende parte alla vittoriosa spedizione italiana al campionato d’Europa 2020, distinguendosi peraltro come figura di spicco dello spogliatoio oltreché, a livello umano, come «esempio vivente» per tutta la squadra azzurra.