Cronaca

Matteo Messina Denaro, non si presenta alla prima udienza. L’oncologo: “Ci ha fatto molte domande”

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro non si è presentato alla prima udienza, anche se indetta in videoconferenza. L’imputato doveva prendere parte questa mattina al processo, accusato di essere uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio in cui persero la vita i due storici giudici Falcone e Borsellino.

Matteo Messina Denaro, non si presenta alla prima udienza

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro non avrebbe preso pare alla videoconferenza. L’imputato doveva prendere parte questa mattina al processo, accusato di essere uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio in cui persero la vita i due storici giudici Falcone e Borsellino.

Nella giornata di ieri il procuratore generale Antonino Patti ha confermato che non vi è alcun impedimento per iniziare il processo e che è già stata predisposta la videoconferenza”. L’imptato, condannato all’ergastolo, è giudicato da latitante.

Interrogato l’autista del boss

Sempre questa mattina verrà anche interrogato l’autista del boss arrestato con l’ex latitante, Giovanni Luppino di 59 anni. Si tratta di un commerciante di olive di Campobello di Mazara, dove il boss si era nascosto favorito dalla carta d’identità di un certo Andrea Bonafede.

Secondo quanto emerso, sarebbe stato proprio Luppino ad accompagnare il latitante alla clinica privata La Maddalena per iniziare la chemioterapia. L’uomo non sarebbe parente del boss omonimo e sarebbe anche un volto nuovo. Non avrebbe precedenti e dovrà ora spiegare quali rapporti aveva con il boss. L’autista è accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravata dal metodo mafioso.

L’oncologo che l’ha preso in cura: “Vuole sapere la verità sulle sue condizioni”

“Dopo il mio recente rientro in Italia sono giornate un po’ complicate per me. Diciamo che il primo impatto col mio Paese è stato molto intenso”: queste le dichiarazioni di Luciano Mutti. “Ci siamo stretti la mano come con tutti i malati. Ero assieme con una collega. Alla fine ci ha ringraziati educatamente. È stato come incontrare una persona normale. Noi dobbiamo dimenticare che è un boss mafioso”, spiega. “Ci ha fatto molte domande, tipiche di chi vuole sapere, conoscere la verità”, sottolinea l’oncologo.

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