Cultura

Benedizione Urbi et Orbi, cos’è e perché è stata fatta al posto dell’omelia?

Papa Francesco ha impartito ai fedeli presenti alla messa della Domenica di Pasqua la benedizione Urbi et Orbi al termine della celebrazione. Ma cos’è e perché è stata fatta al posto dell’omelia? Il Pontefice infatti ha pronunciato l’omelia nella veglia Paquale.

Pasqua, in Vaticano la Messa di Papa Francesco: cos’e la benedizione Urbi et Orbi

La benedizione Urbi et Orbi è la forma più solenne di benedizione apostolica nella Chiesa cattolica ed è riservata al papa. È una forma di benedizione pubblica che il papa impartisce per la prima volta subito dopo la propria elezione al soglio pontificio e ogni anno nei giorni di Natale e Pasqua e in altre circostanze eccezionali.

La formula della benedizione Urbi ed Orbi

In forma del tutto eccezionale il 27 marzo 2020 papa Francesco ha impartito la benedizione Urbi et Orbi con la benedizione eucaristica. Ordinariamente, la benedizione si svolge seguendo il formulario seguente. La benedizione è preceduta dall’annuncio dell’indulgenza fatto da un cardinale (di solito il cardinale protodiacono) in italiano:

“Il Santo Padre N. a tutti i fedeli presenti e a quelli che ricevono la sua benedizione a mezzo della radio, della televisione e delle nuove tecnologie di comunicazione concede l’indulgenza plenaria nella forma stabilita dalla Chiesa. Preghiamo Dio Onnipotente perché conservi a lungo il papa a guida della Chiesa e conceda pace e unità alla Chiesa in tutto il mondo”.

La benedizione contiene una formula che fa riferimento alla remissione dei peccati e all’indulgenza. Va notato che la formula di remissione dei peccati non ha valore di assoluzione, ma impetratorio. La benedizione viene pronunciata in latino, i fedeli alle singole invocazioni rispondono Amen.

Perché è stata fatta al posto dell’Omelia?

La Benedizione è stata fatta al posto dell’Omelia in quanto il Pontefice l’avrebbe già proclamata nella veglia.

“Ricorda la tua Galilea e cammina verso la tua Galilea. È il ‘luogo’ nel quale hai conosciuto Gesù di persona, dove per te Egli non è rimasto un personaggio storico come altri, ma è divenuto la persona della vita. Fratello, sorella – l’avvertimento del Papa -, fai memoria della Galilea, della tua Galilea: della tua chiamata, di quella Parola di Dio che in un preciso momento ha parlato proprio a te; di quell’esperienza forte nello Spirito, della più grande gioia del perdono provata dopo quella Confessione, di quel momento intenso e indimenticabile di preghiera, di quella luce che si è accesa dentro e ha trasformato la tua vita, di quell’incontro, di quel pellegrinaggio…”.

“Ciascuno di noi conosce il proprio luogo di risurrezione interiore, quello iniziale, quello fondante, quello che ha cambiato le cose – ha avvertito -. Non possiamo lasciarlo al passato, il Risorto ci invita ad andare lì per fare la Pasqua. Ricorda la tua Galilea, fanne memoria, ravvivala oggi. Torna a quel primo incontro. Chiediti come è stato e quando è stato, ricostruiscine il contesto, il tempo e il luogo, riprovane l’emozione e le sensazioni, rivivine i colori e i sapori. Perché è quando hai dimenticato quel primo amore, è quando hai scordato quel primo incontro che è cominciata a depositarsi della polvere sul tuo cuore”. Ma oggi “la forza di Pasqua invita a rotolare via i massi della delusione e della sfiducia; il Signore, esperto nel ribaltare le pietre tombali del peccato e della paura, vuole illuminare la tua memoria santa, il tuo ricordo più bello, rendere attuale il primo incontro con Lui”.

“Fratelli, sorelle – ha concluso il Papa -, seguiamo Gesù in Galilea, incontriamolo e adoriamolo lì dove Egli attende ognuno di noi. Ravviviamo la bellezza di quando, dopo averlo scoperto vivo, lo abbiamo proclamato Signore della nostra vita. Torniamo in Galilea, alla Galilea del primo amore, ognuno torni alla propria Galilea, quella del primo incontro, e risorgiamo a vita nuova!”

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