Cronaca

Leonarda Aula, nobildonna raggirata dall’amante: le ha tolto tutto

L’anziana nobildonna Leonarda Aula è stata raggirata dall’amante Antonio Spoto. Nel corso del finire del 2018, si erano casualmente incontrati all’interno di un bar: lei, Leonarda Aula, nata nel 1940 da una famiglia di nobili origini siciliane, era vedova dagli anni Novanta e priva di eredi. Lui, Antonio Spoto, rispetto a lei più giovane di ben quarant’anni, aveva avviato un processo di spoliazione dell’ampio patrimonio di questa signora. Tra le sue azioni rientravano l’appropriazione di polizze assicurative, il saccheggio di cassette di sicurezza e conti correnti dalle cifre milionarie, nonché l’acquisizione di immobili in Sicilia. In modo ancora più audace, aveva persino adottato il cognome della nobildonna.

Le indagini e le verifiche portate avanti dalla Procura di Palermo, a seguito della denuncia dei parenti della donna, scomparsa in circostanze non del tutto chiare nell’ottobre 2020, hanno rivelato come Spoto avesse sfruttato la vulnerabilità della vittima e la gestisse secondo la sua volontà, influenzando in modo significativo le scelte della signora.

Leonarda Aula, nobildonna raggirata dall’amante

Leonarda Aula, la nobildonna raggirata dall’amante, aveva conosciuto Antonio Spoto in un bar. Leonarda, che aveva condotto un’esistenza intrisa di agi e lusso, si ritrovava ormai sola, vedova e priva di discendenza. D’altro canto, Spoto, senza lavoro, riuscì ad insinuarsi nel cuore della signora, ma non nutriva alcuna intenzione di dedicarsi seriamente alla relazione. Le sue uniche aspirazioni ruotavano intorno a cifre affollate di zeri, a immobili, a cassette di sicurezza cariche di gioielli e persino al cognome della donna.

Tutto ciò costituì la base di un ingegnoso inganno, che tuttavia venne interrotto dalla denuncia dei parenti di Leonarda Aula. L’inchiesta conseguente portò all’incriminazione di Spoto per circonvenzione di incapace.

Secondo quanto emerge dagli atti, verso la fine del 2018, la signora viveva ancora a Roma e spesso trascorreva del tempo in compagnia dei familiari. Tuttavia, poco prima dell’ottantesimo compleanno, decise di vendere la sua dimora romana e di trasferirsi a Palermo, in Sicilia, dove acquistò un ampio appartamento (sito in via Principe di Belmonte e attualmente intestato a Spoto) di circa 400 metri quadrati. Fu in quel periodo che avvenne il decesso della donna, in pieno periodo di lockdown, ma le circostanze che portarono a tale evento rimangono ancora poco chiare.

La relazione tra l’uomo e la nobildonna era iniziata alcuni anni prima della sua scomparsa, suscitando preoccupazione e timori da parte di molti. Spoto veniva presentato come un lontano parente del defunto marito, ma le dinamiche del rapporto erano unilaterali: mentre lei nutriva speranze di una convivenza stabile (tanto che ne parlò persino a un amico, menzionando un bacio tra di loro), lui mirava esclusivamente a ottenere vantaggi materiali.

Con il trasferimento di Leonarda ad abitare nella città siciliana, i contatti con i parenti romani divennero sempre più sporadici, anche a causa dell’aggravarsi della pandemia da COVID-19.

I familiari chiedono verità

La situazione si trasformò in un enigma irrisolto con la morte di Leonarda adottando contorni poco chiari il 25 ottobre 2020 a Palermo. Questo triste evento giunse come un fulmine a ciel sereno per i parenti romani, che decisero di approfondire l’intera vicenda e di indagare sulle circostanze che avevano portato alla scomparsa. In particolare, si concentrarono sulla natura reale del legame tra Leonarda e Spoto, prendendo spunto da un testamento olografo redatto dalla donna nel 2019, che ella stessa aveva in mente di revisionare e modificare.

Il testamento

Antonio Spoto si è fatto designare come erede universale delle sostanze di Leonarda Aula e, tramite un testamento olografo, avrebbe ottenuto persino in dono il suo cognome. Queste azioni hanno portato all’imputazione di Spoto con l’accusa di circonvenzione di incapace, e il processo preliminare è programmato per il prossimo 17 gennaio 2024.

I beni che l’uomo ha “ereditato” sono stati sottoposti a sequestro in due occasioni dall’Agenzia delle Entrate (Dia). Inizialmente, nel 2021, sono stati sequestrati cassette di sicurezza, proprietà immobiliari e conti bancari ancora intestati alla signora. Successivamente, nel giugno 2022, è intervenuto un secondo sequestro dopo che Spoto avrebbe tentato di trasferire una parte del patrimonio all’estero, in Repubblica Ceca. Tuttavia, il suo tentativo è stato frustrato grazie a una segnalazione dell’Ufficio Informazioni Finanziarie di Bankitalia.

Il sequestro di beni

Nel mese di agosto del 2019, Leonarda Aula appose la sua firma su un documento, dimostrando di essere in pieno possesso delle sue facoltà, attraverso il quale conferì la donazione del suo cognome e destinò tutti i suoi averi a Antonio Spoto, con il quale aveva instaurato una stretta relazione. Tuttavia, pochi giorni prima della sua scomparsa, l’anziana nobildonna confidò a una persona di fiducia la sua intenzione di emendare il precedente testamento e di redigerne uno nuovo di fronte a un notaio, considerando le sue difficoltà motorie che le impedivano di recarsi fuori casa. Nessuno era a conoscenza del nuovo contenuto testamentario né dell’intenzione di donare il proprio cognome a Spoto.

Leonarda Aula, come riportato da diversi testimoni, soffriva di patologie croniche e affrontava una condizione psichica instabile caratterizzata da profonde preoccupazioni, dovute alla mancanza di eredi “naturali” e alla gestione di un patrimonio valutato in milioni di euro.

Secondo l’inchiesta avviata dalla procura di Palermo, l’unica certezza risiede nel fatto che la donna sia stata ingannata. Spoto, sfruttando lo stato di ingenuità e l’isolamento della donna, avrebbe manipolato la situazione per accaparrarsi il suo patrimonio. Tre giorni dopo la morte della signora, avvenuta il 28 ottobre 2020, Spoto si assicurò che nessuno potesse “interferire” con la sua presunta eredità milionaria consegnando al portiere del palazzo di via Principe di Belmonte a Palermo un elenco di individui “indesiderati”, tra cui i parenti romani, gli amici e persino un medico della donna. Una parente riferì alle autorità che, secondo quanto le aveva riferito telefonicamente il “toy boy” (Spoto), la morte della donna sarebbe stata causata da un abuso di farmaci e che lo stesso Spoto era in possesso di un testamento che avrebbe letto nei giorni successivi davanti a determinati testimoni.

Le indagini

Una storia che non ha convinto i parenti della defunta che – rappresentati dall’avvocato penalista romano Luigi Annunziata – hanno aperto una vera e propria battaglia legale contro Antonio Spoto. Tre giorni dopo la morte di Leonarda Aula, l’uomo diventa milionario. Ma secondo la famiglia della vittima, la donna sarebbe stata circuita. Dello stesso parere anche la procura di Roma che, a novembre del 2021, ha disposto un primo sequestro di beni. Nel 2022, una segnalazione dell’Ufficio Informazioni Finanziarie di Bankitalia blocca nuovamente l’uomo mentre tenta di trasferire due bonifici in un conto corrente nella Repubblica Ceca. Il Pubblico Ministero sequestra gli altri soldi. Ora resta da capire cosa fosse custodito nelle cassette di sicurezza di due istituti di credito romani e far luce – definitivamente – sulle cause della morte della nobildonna. 

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