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Il 2023 l’anno più caldo di sempre: l’allarme di Coldiretti

Il maltempo si abbatte sull’Italia in un 2023 che si classifica fino ad ora al primo posto tra i più caldi mai registrati nel Pianeta con la temperatura sulla superficie della terra e degli oceani addirittura superiore di 1,1 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo.

È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in occasione dell’allerta meteo di autunno, sulla base delle elaborazioni dei dati relativi ai primi nove mesi del 2023 della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre che registra le temperature mondiali dal 1850 secondo il quale peraltro la previsione al 99% sarà confermata a fine anno.

Il 2023 l’anno più caldo di sempre: l’allarme di Coldiretti

I primi nove mesi – sottolinea la Coldiretti – sono stati i più caldi della media in Europa e Sud America mentre in Africa si è raggiunto il secondo valore più alto ed in Asia il quarto. In particolare – precisa la Coldiretti – il 2023 si posiziona in Italia al secondo posto tra gli anni più caldi dal 1800 con una temperatura superiore di 0,82 gradi la media storica da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1800, secondo i dati Isac Cnr nei primi nove mesi con l’anomalia climatica che è stata addirittura di +1,02 gradi al nord. Si conferma dunque anche quest’anno – sottolinea la Coldiretti – la tendenza al surriscaldamento lungo la Penisola dove la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020.

Il caldo record in Italia nel 2023 è stato accompagnato da una media di oltre 10 eventi estremi al giorno lungo la Penisola, tra grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore e tempeste di vento che hanno provocato vittime e danni secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’European Severe Weather Database (Eswd).

La tropicalizzazione

Siamo di fronte – sottolinea la Coldiretti – ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo. L’improvviso cambio di stagione mette a rischio le colture che per il caldo hanno prolungato la stagione– spiega la Coldiretti – dalle melanzane ai peperoni, dalle zucchine ai cetrioli, mentre sono ancora in corso le raccolte del pomodoro da salsa, del mais e del riso ed è appena iniziata quella delle olive con il centro nord che ha già perso 1/3 della produzione. Nei frutteti – sottolinea Coldiretti – si teme per gli agrumi, dalle arance ai mandarini, per mele e pere che sono in piena fase di raccolta e per le produzioni di cachi e kiwi dove una grandinata può devastare il lavoro di un intero anno.

Il 2023 – continua la Coldiretti – è stato segnato prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti che si sono alternati al caldo torrido. Un’annata nera per l’agricoltura italiana con danni che, tra coltivazioni e infrastrutture, supereranno i 6 miliardi dello scorso anno a causa dei cambiamenti climatici con un taglio del 10% della produzione di grano, del 60% per le ciliegie e del 63% delle pere mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno, secondo l’analisi Coldiretti e si registrano un calo anche per il pomodoro e per la vendemmia (-12%).

I danni sull’economia

L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli – continua la Coldiretti – si tratta di una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla climatologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque. Servono – conclude la Coldiretti – investimenti ance grazie al PNRR per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni resistenti.

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