Le ultime notizie sull’omicidio del dott. Stefano Ansaldi
Omicidio del dott. Stefano Ansaldi a Milano: la pista della rapina sempre meno credibile. Gli investigatori non credono che il ginecologo beneventano sia stato vittima di una rapina finita male, e che la sua morte non sia collegata ad un altro episodio analogo, che si era verificato nella stessa zona pochi giorni prima.
Niente impronte
Non fu una rapina
Il dott. Stefano Ansaldi non è stato vittima di una rapina: è questa una delle ipotesi, che però sta diventando sempre più una certezza. Troppe incongruenze, troppi indizi che non combaciano, troppi pezzi del puzzle che non trovano la giusta collocazione.
Gli oggetti ritrovati
Se il dott. Ansaldi fosse stato ucciso da dei balordi a scopo di rapina, non avrebbe più con se il suo Rolex e il portafogli. E invece entrambi sono stati ritrovati. Mancherebbe solo lo smartphone, che è stato portato via: sono li tutte le motivazioni che hanno portato alla sua condanna a morte?
Il viaggio a Milano
Il viaggio per Milano, secondo quanto emerso dalle prime indagini, era per “vedere delle persone, colleghi di lavoro, gente in arrivo dalla Svizzera”, è questo che il medico avrebbe raccontato alla moglie per spiegare le ragioni di quella partenza. Nessun incontro con la sorella, come ipotizzato in un primo momento: la donna che sabato era già rientrata in Campania per trascorrere le feste di Natale. Nessuna certezza, però, il medico non saperva neanche l’orario in cui avrebbe preso il treno del ritorno, dal momento che aveva con sè solo il biglietto di ansata.
Guanti di lattice e lo smartphone
Sulla scena del crimine sono stati ritrovati alcuni oggetti: 20 euro nel cappotto, il tesserino medico e la carta d’identità, il Rolex che aveva al polso gli è stato strappato ed è stato abbandonato accanto al cadavere. Manca solo lo smartphone. L’arma del delitto è stata trovata vicino al corpo. Le mani erano protette con dei guanti di lattice, una precauzione per proteggersi dal contatto all’interno del treno, probabilmente.