Sono agghiaccianti le dichiarazioni che Alessandro Impagnatiello ha rilasciato nel corso del processo per l’omicidio di Giulia Tramontano. “Ero avvolto da uno strato di follia”, ha raccontato in aula, dopo un anno di silenzio. “Non volevo farle del male, volevo provocare l’aborto” ha aggiunto.
Omicidio di Giulia Tramontano, le dichiarazioni di Impagnatiello in aula
Erano gli inizi di maggio 2023 quando Impagnatiello inizia a somministrare del veleno per topi alla compagna, incinta di sette mesi. “Ho somministrato il veleno per topi a Giulia mentre dormiva, qualche chicco, per due volte nella prima metà di maggio. Ma non per farle del male, ma per provocare un aborto – ha raccontato – Non è stata una cosa continuativa. E’ avvenuto a maggio in due occasioni, a distanza breve“
La sera del delitto Giulia torna a casa dopo aver incontrato l’amante di Impagnatiello. “Mi disse che se ne sarebbe andata via di casa, che sarebbe tornata a Napoli e che io il bambino non lo avrei mai visto in vita mia” ha detto il barman.
Poche ore dopo si consuma la tragedia. “Giulia mi ignora. Io mi muovo, vado verso la cucina, vedo che c’era questo coltello con cui stava tagliando delle verdure – racconta ancora il ragazzo – Mi metto immobile alle spalle, in attesa che si rialzi per tornare in cucina, l’ho colpita all’altezza del collo, ma non so con quanti colpi“. Impagnatiello dice di aver scoperto dei 37 fendenti solo leggendo i giornali. E alla domanda se la vittima avesse provato a difendersi, replica: “Non ne ha avuto il tempo”.
I giorni successivi all’omicidio
Il castello di bugie Alessandro Impagnatiello lo costruisce, pezzo dopo pezzo, anche dopo l’omicidio di Giulia. “Tentai di far sparire il corpo tentando di darle fuoco” dice Impagnatiello, ma poi cambia idea e trascina il cadavere nel box auto. “Spostai il suo corpo attraverso quattro rampe di scale, speravo che qualcuno mi vedesse.“
“Nei giorni successivi cercai di spostare in più occasioni il corpo di Giulia dalla cantina al box, ma non ci riuscii perché c’era sempre qualcosa che me lo impediva. Lo feci il 30 maggio, per metterlo in macchina. Quella mattina sono stato a pranzo da mia mamma. Durante tutta quella giornata il cadavere è rimasto nel bagagliaio”. prosegue Impagnatiello. Successivamente abbandona il corpo di Giulia in un sacco nero tra le sterpaglie, dove sarà rintracciato dagli inquirenti.
“In mezzo a tutte queste azioni confusionarie, illogiche, era come se una minuscola parte di me cercasse aiuto, di essere vista da qualcuno”, ha concluso il 31enne. “Spostare il suo corpo attraverso quattro rampe di scale in un’abitazione con più famiglie, in una giornata dove il sole tramonta tardi…era come se cercassi qualcuno che mi vedesse, che passasse un vicino, che entrasse qualcuno con il cane. Qualcuno che chiamasse la polizia e interrompesse tutto”.