Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Salerno, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, hanno eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di Fedele Marotta e un altro soggetto ancora irreperibile. Entrambi sono accusati di estorsione aggravata, simulazione di reato e calunnia. L’indagine, coordinata dalla DDA di Potenza, ha svelato una complessa trama criminale che ha visto Marotta simulare un rapimento a scopo di estorsione, con l’obiettivo di ottenere un ingiusto profitto ai danni del cognato.
Ordinanza di misura cautelare nei confronti di Fedele Marotta: complessa attività investigativa dei CC di Salerno e della DDA potetentina
Nella mattinata odierna, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Salerno hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Potenza su richiesta di questo Ufficio nei confronti di Marotta Fedele, nato a Polla (SA) il 28.5.1982 e di altro soggetto rimasto irreperibile, indagati, unitamente ad altri soggetti – sia noti che in via d’identificazione – per estorsione aggravata, simulazione di reato e calunnia.
Il provvedimento cautelare segue una complessa attività investigativa svolta attraverso intercettazioni, escussioni di persone informate, perquisizioni, esami di tabulati e di smartphone che è stata svolta dai CC di Salerno coordinati dalla DDA potentina.
Il giudice: gravi indizi a carico degli indagati
Segnatamente, il Giudice ha ritenuto — ferma restando la presunzione di non colpevolezza fino condanna definitiva — la sussistenza di gravi indizi a carico dei predetti indagati che, in concorso tra loro, con azioni coordinate e dettagliatamente preordinate, alla fine del novembre 2023, avrebbero simulato un rapimento a scopo di estorsione per ottenere un ingiusto profitto economico in danno dei familiari del Marotta Fedele e, segnatamente, dal cognato del predetto, Pinto Angelo, imprenditore residente in provincia di Parma, marito di Preziosa Marotta, sorella dell’indagato Marotta Fedele.
In particolare, emergeva – sulla base degli indizi raccolti, e, segnatamente di testimonianze, messaggi telefonici acquisiti e delle intercettazioni — che Marotta Fedele, il giorno del presunto rapimento a scopo di estorsione, avrebbe simulato di essere in procinto di incontrare, in zona di Padula, dei soggetti collegati al clan dei casalesi che lui stesso — come raccontava alla sorella Preziosa nel corso di una concitata telefonata – intendeva dissuadere dal proposito di sequestrare i figli del Pinto Angelo e di Preziosa Marotta.
Poi, in una telefonata immediatamente successiva, Marotta Fedele, al momento del simulato incontro con i presunti malfattori
proprio per dare una ulteriore apparenza di veridicità al sequestro – richiedeva, con toni preoccupati, alla sorella Preziosa di allettare le Forze dell’Ordine. Ciò perché Marotta Fedele a suo dire – per il numero dei soggetti che erano giunti per incontrarlo, per il loro atteggiamento e per le stesse modalità con cui lo stavano approcciando – temeva che potesse succedergli qualcosa di grave.
Il riscatto
Successivamente, per quanto ricostruito sulla base dei gravi indizi raccolti, gli indagati ed altri complici in via d’identificazione: 1) avrebbero simulato le tracce del sequestro di persona di Marotta Fedele, lasciando l’auto del Marotta abbandonata in aperta campagna, con i fari accesi ed i cellulari nell’abitacolo; 2) avrebbero inscenato, per otto giorni (durante i quali S1 mettevano reiteratamente 1 contatto telefonico con moglie del Marotta Fedele e la sorella di quest’ultimo, Preziosa) lo stato di prigionia del Marotta Fedele in un luogo segreto, al fine di costringere Preziosa Marotta stessa (e per essa, il Pinto) a versare un riscatto per la liberazione del Fedele Marotta di euro 500.000, non riuscendo però a conseguire il profitto a causa delle resistenze dei predetti familiari.