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Toti, le prime dichiarazioni dopo la revoca dei domiciliari: “Non ho intascato un euro per me”

Giovanni Toti revoca domiciliari

“Le accuse di corruzione non comportano il fatto che Giovanni Toti abbia intascato un euro per se stesso o un’utilità dedicata alla sua persona o alla sua famiglia. Posso orgogliosamente dire di essere assai più povero di nove anni fa”, ha detto Giovanni Toti dopo la revoca dei domiciliari e in seguito alle sue dimissioni da presidente della Liguria.

Giovanni  Toti, le prime dichiarazioni dopo la revoca dei domiciliari

“Non c’è stato nessun isolamento politico. Con l’avvocato Savi abbiamo valutato che io mi sarei martirizzato, la procura non avrebbe cambiato la sua impostazione e avremmo combattuto una battaglia sulla pelle della Liguria” così Toti ha spiegato le ragioni delle sue dimissioni da presidente della Liguria incontrando i giornalisti dopo la riunione con la sua lista.

“Abbiamo deciso che era più logico ridare la parola ai liguri e affrontare un processo, senza sottrarci a un confronto con i magistrati. – ha detto Toti – Per la prima volta si è scritto nero su bianco che la possibilità di reiterare il reato dipendeva dalla funzione esercitata da un eletto dai cittadini. Su questo il Parlamento si deve interrogare”.

“C’è bisogno di un intervento sulle leggi. La magistratura interpreta e applica le leggi. Il Parlamento ne prenda atto. Non ce l’ho con i magistrati, ce l’ho con il legislatore che gli ha consentito di fare queste accuse” ha aggiunto il presidente dimissionario come riporta l’Agi – “A fronte di questa inchiesta, non credo che nessun amministratore pubblico prenderebbe un euro da un privato e gli imprenditori fuggirebbero. Mi pare evidente che questo paralizzi l’intero sistema di finanziamento dei partiti”.

Toti ha aggiunto: “Non voglio parlare di forzature o ricatti. Certo, questo processo corre lungo un delicato crinale tra politica e giustizia. La politica non può non interrogarsi sul finanziamento dei partiti e i limiti dell’azione di indirizzo politico di un esponente amministrativo del territorio rispetto ai suoi finanziatori. Il magistrato può sbagliare l’interpretazione delle norme – ha sottolineato – il tema in questo caso è del legislatore che ha dato a un magistrato la possibilità di un’interpretazione diversa della legge da quella che io ritengo, o non congrua a quella che ritiene gran parte della politica”.

“Non ho intascato un euro per me”

“Si giudica e si qualifica come reato un’attività di azione e sprone politico che ritengo siano il core business del meccanismo e dell’azione politica della mia maggioranza in questa regione: l’attività di impresa sul territorio è un bene di interesse pubblico” ha sottolineato l’ex governatore. “Se registri anche il più blasonato dei santi, qualche parolaccia prima o poi la troverai: quello di cui sono certo – ha aggiunto – è che non abbiamo prodotto atti illegittimi, finanziamenti illegittimi. Io sono contrario al finanziamento pubblico e gli stakeholder devono avere rapporti con la politica: questa roba – ha ribadito – va normata, altrimenti avremo accuse di asservimento di funzione, altrimenti gli imprenditori fuggiranno ogni volta che avranno la richiesta di dare una mano. Il presidente Toti non è accusato per i suoi atti, ma per l’influenza esercitata e questo si potrebbe applicare anche ai leader nazionali se intervengono su scelte del territorio”.

 

 

 

 

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