Episodio di violenza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, il personale di Sorveglianza Generale è stato aggredito dal detenuto, dopo che l’uomo aveva dato fuoco alle lenzuola nella propria cella.
Episodio di violenza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere
Ieri, nel primo pomeriggio, presso la Casa Circondariale di Avellino, un detenuto di origine sudafricana, trasferito dalla Casa Circondariale di Santa Maria Capua Venere per episodi simili, ha dato fuoco a delle lenzuola nella propria cella. L’ispettore di Polizia Penitenziaria addetto alla Sorveglianza Generale è intervenuto prontamente, ma è stato aggredito verbalmente dal detenuto, che successivamente lo ha afferrato per la maglia e strattonato violentemente. Il personale è riuscito a spegnere l’incendio, impedendo che le fiamme si propagassero, nonostante il fumo avesse già invaso parte della sezione detentiva.
Durante lo spegnimento, il detenuto ha danneggiato il tubo dell’estintore, causando la fuoriuscita di polvere che ha colpito al volto due unità di polizia penitenziaria presenti. Gli agenti e l’ispettore sono stati portati in ospedale per le cure necessarie.
Nel frattempo, la sindacalista Guacci ha denunciato, con tono ironico e tagliente, che il Provveditore penitenziario campano, Lucia Castellano, aveva visitato l’istituto di Avellino il giorno precedente. Secondo Guacci, l’ispezione dipartimentale ha rivelato un quadro disastroso, con una gestione amministrativa inefficace e disfunzioni causate, oltre che dalla carenza di organico, da una cattiva distribuzione degli ispettori, molti dei quali sono impiegati negli uffici invece che sul campo. Questa situazione compromette la sicurezza dell’istituto e ha gravi ripercussioni sul personale, che si trova in uno stato di completo disorientamento e abbandono.
Il SAPPE ha denunciato che ieri in servizio c’erano solo circa 8 unità per 670 detenuti, con turni di lavoro massacranti che causano stress grave e mettono a rischio la salute psicofisica dei poliziotti. Nonostante le difficoltà, il personale di polizia penitenziaria della Regione Campania continua a garantire l’ordine e la sicurezza, ma la situazione è disastrosa in tutti gli istituti campani, e i vertici dipartimentali ne sono consapevoli. Il sindacato chiede interventi concreti e avverte che, in caso contrario, è pronto a intraprendere azioni più significative per garantire la sicurezza e la tutela del personale. Infine, Guacci ha riportato che ieri, presso la Casa Circondariale di Salerno, il personale di Polizia del settore colloqui ha arrestato una donna che cercava di introdurre cocaina e circa 50 grammi di hashish, dimostrando ancora una volta professionalità e dedizione.
Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, è necessario intervenire sulla carenza di organico, sulle aggressioni al personale di Polizia penitenziaria, sull’adeguamento delle risorse contrattuali e la dotazione del Taser e della tecnologia a supporto della sicurezza. Per questo evidenzia che “da tempo, come SAPPE, denunciamo le inaccettabili violenze che si verificano nelle carceri della Nazione: dal 2023 si sono registrati 1.760 casi di violenza e 8.164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza”.
Il leader del SAPPE evidenzia i problemi connessi alla gestione dei detenuti stranieri (“da espellere per scontare la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza”), di quelli tossicodipendenti e degli psichiatrici, che non dovrebbero stare in carcere ma in Comunità adeguate: “La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento”. Infine, il leader del SAPPE ha ribadito la necessità “di potenziare gli uffici per l’esecuzione penale esterna attraverso le articolazioni territoriali della Polizia Penitenziaria, con personale opportunamente formato e specializzato”. “Di fatti, secondo il Sappe, è proprio questa la mission futura dell’esecuzione penale, che dovrà concentrare tutti i propri sforzi sulle misure alternative alla detenzione che si prevede potranno interessare decine e decine di migliaia di affidati”, conclude.