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Valentina Petrillo, la storia della prima atleta transgender alle paralimpiadi

Valentina Petrillo

Valentina Petrillo, la prima atleta transgender a partecipare alle Paralimpiadi, è una napoletana di 50 anni, affetta da ipovisione. Ha iniziato la sua transizione con il trattamento ormonale nel gennaio 2019 e si è specializzata nelle gare di atletica leggera, in particolare nei 200 e 400 metri.

Paralimpiadi, la storia della prima atleta transgender Valentina Petrillo

Valentina non è una sconosciuta nel mondo dello sport: ha vinto 11 titoli nazionali nella categoria maschile dell’atletica leggera paralimpica, mentre nella categoria femminile ha ottenuto un quinto posto agli Europei paralimpici del 2021. La sua storia è raccontata nel documentario “5 nanomoli”, che prende il nome dal limite di testosterone imposto per partecipare alle competizioni femminili.

Determinata a lanciare un messaggio di inclusività e di lotta contro le discriminazioni e il bullismo, Valentina ha affrontato molte sfide, non solo sportive. Durante l’adolescenza, ha scoperto di soffrire di degenerazione maculare ereditaria, una condizione che ha segnato il suo percorso sia personale che atletico. Nel 1995, nonostante avesse le potenzialità per qualificarsi alle Olimpiadi di Atlanta, ha abbandonato lo sport, sentendosi a disagio nel suo corpo maschile. Solo nel 2018 ha corso la sua ultima gara nella categoria maschile.

La storia

La sua transizione è stata accompagnata da difficoltà fisiche e psicologiche: il trattamento ormonale ha causato un iniziale aumento di peso e una riduzione delle prestazioni atletiche, ma Valentina ha continuato a gareggiare, rientrando nei parametri stabiliti dalla World Athletics per le atlete transgender.

Nonostante il sostegno della moglie e di alcuni membri della comunità sportiva, Valentina è stata vittima di discriminazioni e polemiche. Ha affrontato l’esclusione dagli spogliatoi femminili, petizioni contro la sua partecipazione e minacce sui social, che l’hanno costretta a rinunciare ai Mondiali Master in Polonia.

Le regole del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) hanno subito una rivoluzione nel 2015, quando è stato stabilito che le persone transgender devono essere incluse nelle competizioni sportive. Dal 2016 non è più richiesto l’intervento chirurgico per gareggiare nella categoria femminile, e nel 2021 il CIO ha eliminato anche gli esami invasivi e ridimensionato l’importanza dei livelli di testosterone, stabilendo un limite massimo di 10 nanomoli per litro. Valentina incarna il cambiamento e la sfida di un mondo sportivo che si apre sempre di più all’inclusività.

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