Cronaca Napoli, Napoli

Il padre di Chiara “Avevo pregiudizi, qui tanta umanità”

Il padre di Chiara "Avevo pregiudizi, qui tanta umanità"
Il padre di Chiara "Avevo pregiudizi, qui tanta umanità"
Il padre di Chiara "Avevo pregiudizi, qui tanta umanità"

Dopo la morte di Chiara Jaconins, il padre si lascia andare in un messaggio di commozione e ringraziamenti nei confronti del personale ospedaliero. “Pensavo di trovare un ospedale fatiscente invece è una struttura moderna ed efficiente”.

I ringraziamenti e la commozione del padre di Chiara Jaconis

“Ho rivisto tutti i miei pregiudizi su Napoli”. Gianfranco Jaconis, padre di Chiara, la turista padovana morta in seguito al colpo ricevuto da un oggetto contundente precipitato da un balcone nei Quartieri Spagnoli, ha aperto il suo cuore alla città dove la famiglia della 30enne “è stata accolta e seguita con grande professionalità e umanità”. Le parole dell’uomo di origine calabrese ma padovano d’adozione, sono arrivate come un fiume in piena per ringraziare pubblicamente i sanitari dell’ospedale del Mare e mandare loro “il più grande degli abbracci” riconoscendo il valore della sanità napoletana sulla quale, ha confessato Gianfranco, nutriva pregiudizi.

Alle 10.45 di ieri mattina, il cuore di Chiara non ha retto e il tunnel di dolore in cui è sprofondata tutta la famiglia è diventato ancora più buio. Nonostante la sofferenza straziante che ha travolto i genitori di Chiara, la sorella Roberta, il fidanzato Livio e zii, tutti presenti da domenica sera nel presidio di Ponticelli, nessuno di loro “si è sentito solo grazie al personale ospedaliero che ci ha affiancato in tutti i sensi”. Parole commentate da Ciro Verdoliva, direttore generale dell’Asl Napoli 1: “Siamo tutti commossi per le straordinarie parole che questo papà ha espresso per gli operatori sanitari della sanità campana”.

Il ringraziamento ai medici

Il primo grazie di Gianfranco Jaconis è stato rivolto personalmente e privatamente alle equipe mediche, che ha voluto ringraziare a nome dell’intera famiglia. Le stesse parole sono state ripetute anche pubblicamente, confessando di qualche pregiudizio che aveva. “Quando mi hanno detto di venire a Napoli pensavo di trovare un ospedale fatiscente e anche se ho origini calabresi, devo ammettere che nutrivo delle perplessità” ha spiegato Gianfranco sottolineando che sua figlia è stata assistita “in un ospedale bellissimo ma soprattutto da medici e paramedici che hanno dimostrato tutta la loro umanità e sono entrati nel mio cuore”.

I sanitari napoletani devono essere orgogliosi di quello che sono, abbiamo incontrato tutti operatori fantastici e ho rivisto i miei pregiudizi – ha continuato -. Devo dire che non avevo particolari dubbi sulla loro umanità ma toccarla con mano è un’altra cosa, devi esserci dentro per capire”.

Il responsabile dell’incidente

Fino a ieri mattina nessuno dei familiari di Chiara aveva pensato alle responsabilità dell’incidente, tanto meno a eventuali richieste di giustizia in merito all’accaduto. “Pensavo che sarebbe stato un problema che avrei affrontato dopo” spiega Gianfranco facendo intendere che per lui, la moglie e gli altri parenti non si era mai affievolita la speranza di un miracolo nonostante le gravissime condizioni cliniche della 30enne.

Naturalmente ora affronterò anche questo aspetto e lo farò in memoria di mia figlia, ma fino a pochi minuti dopo le 10.45 quando mi hanno detto che Chiara era morta, non avevo questo problema e non ci avevo pensato» continua Gianfranco che sperava, ieri pomeriggio, nella possibilità che non ci fosse l’autopsia dal momento che per i medici «è stato evidente e chiaro il motivo della morte di mia figlia”. Ora c’è solo un desiderio per Gianfranco e tutta la famiglia di Chiara: “Vogliamo riportare mia figlia a casa, a Padova, il prima possibile”.

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