La Corte di Cassazione ha annullato la condanna all’ergastolo per Michele Marotta, il 42enne accusato dell’omicidio della moglie Maria Tedesco di 33 anni avvenuto a San Felice a Cancello l’11 novembre del 2020.
Omicidio di Maria Tedesco a San Felice a Cancello: annullato ergastolo per Michele Marotta
La Corte di Cassazione ha annullato la condanna all’ergastolo per Michele Marotta, accusato dell’omicidio della moglie, Maria Tedesco, avvenuto l’11 novembre 2020 a San Felice a Cancello, in provincia di Caserta. La pena è stata rideterminata in 26 anni e mezzo di reclusione a causa di un cavillo giuridico scoperto dal difensore di Marotta.
La ricostruzione del delitto
Maria Tedesco è stata uccisa l’11 novembre 2020 a San Felice a Cancello, in provincia di Caserta. Il marito, Michele Marotta, l’ha portata in una zona di campagna isolata e le ha sparato sei colpi di pistola da distanza ravvicinata. Marotta sospettava che la moglie lo tradisse, e questo sospetto aveva già causato numerosi litigi violenti tra i due.
Il giorno dell’omicidio, Marotta aveva portato Maria fuori con la scusa di ritirare un certificato di guarigione dal Covid. Dopo aver recuperato una pistola, l’ha condotta in una strada sterrata e l’ha uccisa. Subito dopo, è tornato a casa e si è costituito ai carabinieri.
Chi era Maria Tedesco
Maria Tedesco era una donna di 33 anni, residente a San Felice a Cancello, in provincia di Caserta. Era madre di due figli e lavorava come impiegata in un’azienda locale. Le persone che la conoscevano la descrivevano come una persona gentile e premurosa, molto legata alla sua famiglia.
La sua tragica morte ha lasciato un vuoto profondo nella comunità e tra i suoi cari. La sua storia è diventata un simbolo della lotta contro la violenza domestica, suscitando molte riflessioni e discussioni su come prevenire tali tragedie in futuro.
La condanna all’ergastolo
Michele Marotta, imbianchino casertano di 42 anni, fu condannato all’ergastolo nel settembre del 2023. L’anno precedente l’uomo era stato già condannato a 24 anni e 6 mesi di reclusione. A seguito della richiesta in appello del Procuratore generale di Napoli, i giudici gli hanno poi imposto il massimo della pena.
Il cavillo giudiziario che ha portato all’annullamento dell’ergastolo
Il cavillo giuridico che ha portato all’annullamento dell’ergastolo di Michele Marotta riguarda l’impugnazione del pubblico ministero. In appello, il pubblico ministero aveva contestato la sentenza di primo grado, che riteneva equivalenti le attenuanti generiche con le aggravanti contestate. Tuttavia, secondo la Corte di Cassazione, questa impugnazione avrebbe dovuto essere dichiarata inammissibile.
In pratica, il pubblico ministero non avrebbe potuto impugnare la sentenza emessa in primo grado su quel punto specifico. Questo errore procedurale ha portato alla rideterminazione della pena a 26 anni e mezzo di reclusione.