A seguito delle dichiarazioni di Giorgetti riguardo alla Manovra, si parla di un possibile incremento delle rendite catastali. Ecco chi dovrebbe farsi carico di questo costo.
Revisione catasto dopo Superbonus, le novità
Caccia alle abitazioni fantasma con la Manovra e, soprattutto, una revisione delle rendite catastali per chi ha beneficiato del Superbonus, con possibili conseguenze significative nel caso di abitazioni non principali. Molti proprietari immobiliari, quasi 500 mila quelli che hanno sfruttato i vantaggi del bonus, sono preoccupati dopo le dichiarazioni in Parlamento del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. La principale preoccupazione riguarda l’intervento previsto sul Catasto.
Sebbene questo aspetto fosse già stato discusso nella Manovra 2024, è importante notare che, a causa dei lavori di ristrutturazione ‘finanziati’ dal Superbonus, esiste già la possibilità per i proprietari di immobili di ricevere un sollecito dall’Agenzia delle Entrate riguardo all’ ‘upgrade’ dell’immobile, con conseguente possibile aumento della categoria. Infatti, attualmente, dopo ogni intervento di ristrutturazione, è obbligatorio comunicare le variazioni catastali, e il direttore dei lavori deve, entro 30 giorni dal termine delle opere, presentare al Comune la prova della variazione o una dichiarazione che attesti come gli interventi non abbiano modificato il classamento.
Per comprendere meglio la situazione, è utile sapere che gli immobili sono suddivisi in gruppi, categorie e classi. Le abitazioni appartengono al gruppo A e sono divise in 10 categorie (da A/1 a A/9 più la A/11, mentre la A/10 rappresenta gli uffici); all’interno di ogni categoria sono previste una o più classi. Una categoria più alta corrisponde a un immobile di maggior valore.
Quanto può aumentare la rendita catastale e quanto si paga
In base alla categoria e classe, e considerando il numero di vani catastali e la posizione (le abitazioni nel centro tendono a valere di più), si determina la rendita presunta dell’immobile. Secondo alcune simulazioni ,necessariamente generiche poiché i dati variano da città a città , con un incremento di classe si può avere un aumento della rendita tra il 17 e il 18%, mentre con un incremento di due classi si va da un aumento del 37 al 38%. Ma concretamente, cosa implica tutto ciò? Molto dipende dal fatto che si tratti di una prima abitazione o di una seconda casa. Nel primo caso non ci sono aggravi, poiché non si paga l’IMU: l’unico effetto dell’aumento della rendita è un incremento del valore ISEE e del reddito lordo ai fini dell’IRPEF.
Se, invece, si parla di una seconda casa, l’aumento della tassazione annuale è proporzionale all’aumento della rendita. Pertanto, se una piccola abitazione , utilizzata come seconda casa ,attualmente paga 1000 euro all’anno di IMU, con una revisione di una classe potrebbe vedere la spesa salire a 1170 euro (+17%) oppure a 1370 euro (+37%) nel caso di due classi. L’incremento della rendita influisce anche sull’imposta di registro che deve sostenere chi acquista una casa, rendendo così il costo finale più gravoso. Tuttavia, non è detto che gli interventi effettuati con il superbonus comportino automaticamente una variazione della rendita.
Questa deve essere aggiornata solo se si aumenta il numero di vani, la volumetria, o se il valore dell’immobile cresce di almeno il 15%. Ed è proprio quest’ultimo aspetto ad essere influenzato dagli interventi del Superbonus, ad esempio attraverso il miglioramento dell’efficienza energetica dell’immobile.