Scoperta in città una rete di spacciatori di cocaina, hashish e marijuana. Tra loro insospettabili professionisti, imprenditori e commercianti. In tutto sono venti gli indagati. Per quindici sono scattate misure cautelari. Secondo l’accusa, si rifornivano di droga nelle piazze di spaccio del Napoletano.
Scacco alla rete dei pusher, droga anche ai professionisti nell’avellinese
Smantellata in città una rete di traffico di sostanze stupefacenti, tra cui cocaina, hashish e marijuana. Tra i coinvolti ci sono professionisti insospettabili, imprenditori e commercianti. In totale, sono venti le persone sotto indagine. Per quindici di esse sono state adottate misure cautelari. Secondo l’accusa, si rifornivano di droga nelle piazze di spaccio della zona napoletana, in particolare nei quartieri di Scampia e Castello di Cisterna, per poi distribuire principalmente cocaina nel centro di Avellino. Inoltre, trafficavano metadone, di cui erano beneficiari tossicodipendenti irpini iscritti al servizio Serd dell’Asl, per cederlo successivamente ad altri consumatori.
Gli indagati devono rispondere dell’illecita detenzione e cessione di sostanze stupefacenti. Sono state emesse quindici misure cautelari: nove arresti, tre obblighi di dimora e altrettanti obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. L’operazione di vasta portata, coordinata dalla Procura della Repubblica di Avellino sotto la guida del procuratore Domenico Airoma, è stata condotta dai carabinieri del comando provinciale, che ieri mattina all’alba, con l’assistenza di unità del Nucleo Carabinieri Cinofili di Sarno e di un elicottero del 7° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pontecagnano, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Avellino, Giulio Argenio, nei confronti delle quindici persone indagate. Sono state effettuate anche diverse perquisizioni.
I nomi delle persone arrestate
A finire ai domiciliari, Mario Barone (44 anni), Antonio De Nardo (48 anni), Gianluca Spatuzzi (49 anni), Maddalena Pagani (42 anni), Gino Lanzillo (46 anni), Bruno Cucciniello (67 anni), Mario Morgera (50 anni), Hicham Eziyati (49 anni) – tutti residenti ad Avellino – e Lorenzo Pennetti (47 anni) di Contrada. Sono, invece, stati sottoposti agli obblighi di dimora: Marcello Vecchione (61 anni), Vito Felice Macchia (39 anni) e Daniele Zerella (53 anni) residenti in città. Mentre l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è stato disposto per Emiliano Marzullo (42 anni), Walter Soravia Mosson (57 anni) e Romano Soravia Mosson (27 anni) residenti nel capoluogo.
A difendere gli indagati tra gli altri – gli avvocati Nello Pizza, Rolando Iorio, Fabio Tulimiero, Giuseppe Giammarino, Loredana De Risi, Giuseppe Di Gaeta, Claudio Frongillo e Gerardo Santamaria. Gli indagati sono stati già sottoposti a un interrogatorio preventivo, alla presenza dei loro legali, perché raggiunti una ventina di giorni fa da un avviso di arresto. Si è trattato del primo caso del genere registrato ad Avellino in applicazione della riforma Nordio.
Le indagini
L’operazione condotta dalla Sezione Operativa dei carabinieri della Compagnia di Avellino, coordinata dalla Procura, ha avuto origine da un’inchiesta avviata nel 2021. I militari, attraverso l’uso di intercettazioni ambientali e telefoniche, l’acquisizione di immagini dai sistemi di videosorveglianza in prossimità dei luoghi di spaccio e i numerosi sequestri effettuati durante le indagini, hanno consentito di delineare un preoccupante quadro indiziario nei confronti degli indagati. Secondo l’accusa, le persone coinvolte operavano sia in modo autonomo che collaborativo.
La vendita delle sostanze stupefacenti avveniva in pieno giorno nel centro della città. Le droghe venivano rifornite principalmente dal Napoletano, nei quartieri di Scampia e a Castello di Cisterna, con spostamenti frequenti, talvolta anche più volte nello stesso giorno. Le indagini hanno inoltre rivelato un ulteriore canale di approvvigionamento, legato alla distribuzione di metadone agli utenti del Serd dell’Asl.
È emerso, infatti, che alcuni tossicodipendenti, che ricevevano le somministrazioni di metadone, cedevano la sostanza agli indagati, i quali la rivendevano a loro volta ad altri consumatori abituali di droga.