Cronaca Salerno, Salerno

Trasfusione di sangue infetto a Polla: paziente risarcito dopo 35 anni con 300mila euro

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Foto di repertorio

Un risarcimento significativo è stato concesso a un paziente del Vallo di Diano, vittima di una trasfusione di sangue infetto risalente al 1989, presso l’ospedale di Polla. A seguito della procedura, l’uomo, oggi sessantenne, ha sviluppato una grave patologia epatica cronica associata all’infezione da HCV (virus dell’epatite C). Soltanto nei primi anni 2000, con l’aggravarsi dei sintomi, l’uomo ha scoperto di essere stato contagiato dal virus attraverso il sangue infetto ricevuto durante la trasfusione di emergenza.

Polla, trasfusione di sangue infetto: paziente risarcito dopo oltre trent’anni

Con l’assistenza legale dell’avvocato Valentina Gasaro, il paziente ha avviato una battaglia giudiziaria durata anni, volta a ottenere il riconoscimento della responsabilità sanitaria e il risarcimento dei danni subiti. Le indagini svolte hanno confermato che il sangue trasfuso conteneva anticorpi anti-HCV, dimostrando che il contagio era avvenuto a causa della trasfusione.

Il Ministero della Salute ha cercato di sostenere la prescrizione del caso, sostenendo che fosse trascorso troppo tempo per presentare una richiesta di risarcimento. Tuttavia, il Tribunale di Potenza, presieduto dal giudice Generoso Valitutti, ha respinto tale eccezione, accogliendo le tesi dell’avvocato Gasaro e stabilendo che il diritto al risarcimento fosse ancora valido.

La vittoria legale

Il risarcimento, quantificato in circa 300mila euro, rappresenta un’importante vittoria per il paziente e pone l’accento sulla necessità di misure sanitarie più rigorose, oltre che sulla responsabilità degli enti preposti nel garantire la sicurezza delle trasfusioni. Questo caso non è un episodio isolato ma parte di una serie di casi analoghi che vedono coinvolti pazienti danneggiati da trasfusioni infette negli anni ’80 e ’90, prima dell’adozione di controlli e protocolli più avanzati per la sicurezza del sangue utilizzato negli ospedali.

La sentenza sottolinea l’obbligo delle strutture sanitarie e delle istituzioni di rispondere dei danni causati, e rappresenta un riconoscimento legale delle difficoltà vissute dai pazienti che si trovano a combattere a lungo contro malattie contratte in circostanze non prevedibili o evitabili.

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