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Giallo di Mimì Manzo, nuovi avvisi di garanzia: la svolta sul caso è vicina (dopo 4 anni)?

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Mimì Manzo
Mimì Manzo

Svolta sul giallo di Mimì Manzo, il 72enne scomparso da Prata di Principato Ultra l’8 gennaio di quattro anni fa: ai quattro indagati presto se ne aggiungeranno altri, saranno infatti notificati nuovi avvisi di garanzia. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Prata Principato Ultra, giallo di Mimì Manzo: nuovi avvisi garanzia

Giallo di Mimì Manzo: nuovi avvisi di garanzia sono in arrivo. La svolta nel caso del 72enne scomparso da Prata Principato Ultra l’8 gennaio 2021, ormai da quasi quattro anni, sembra essere imminente. Si sta lavorando per definire anche i capi di imputazione attualmente contestati ai quattro indagati già noti. Inoltre, è stata inserita nel fascicolo d’indagine una testimonianza significativa, fornita da un barista del centro irpino, nel gennaio scorso.

La testimonianza della barista

La barista Roberta Cristaudo ha raccontato che «Alfonso Russo, alcuni giorni dopo la scomparsa di Mimì Manzo da Prata Principato Ultra, si mostrava molto affranto. Davanti al bancone del bar, si mise le mani tra i capelli, visibilmente disperato e teso. Un amico che era con lui cercò di rassicurarlo, dicendogli di non preoccuparsi, poiché nessuno avrebbe saputo nulla». Queste informazioni sono state fornite dalla giovane che gestiva un piccolo bar a Prata Principato Ultra al momento della scomparsa del 72enne ex muratore, avvenuta in circostanze misteriose nei pressi dell’incrocio tra via Dell’Annunziata e via Marconi. «Non so perché Alfonso si lasciò andare a quel pianto disperato mentre stava bevendo una bibita. Forse era preoccupato perché tutti erano stati convocati in caserma per essere interrogati come persone informate sui fatti, e lui era presente alla festa di Romina Manzo».

La barista ha raccontato che Mimì era un amico per tutti, un vero fratello. Ha anche espresso la sua convinzione che nessuno degli indagati fosse realmente coinvolto nella vicenda, ma ha aggiunto che «in questa storia c’è qualcuno di potente e tutti temono di parlare». Roberta Cristaudo ha affermato che «molti nel paese conoscono la verità su ciò che è accaduto a Mimì, ma non si esprimono». La loro intenzione è quella di garantire a Mimì una sepoltura dignitosa, poiché non ha avuto una morte serena. Attualmente, nel registro degli indagati figurano Alfonso Russo (difeso dall’avvocato Palmira Nigro), insieme a Loredana Scannelli, sua madre Pasqualina Lepore e Romina Manzo, assistite rispettivamente dagli avvocati Rolando Iorio e Federica Renna. A quasi quattro anni dalla scomparsa, i familiari di Mimì continuano a lottare per far emergere la verità. Anche la figlia dell’ex muratore, Romina Manzo, si fa portavoce delle parole pronunciate un anno fa da Roberta Cristaudo.

Le parole della figlia

La figlia si interroga continuamente su «che fine abbia fatto papà; sapere la verità cambierebbe la mia vita, che è stata distrutta. Vivo con questo dolore. Avevo solo venti anni quando è accaduto tutto. Ero ancora una ragazza e questo ha stravolto la mia esistenza. Continuiamo a sperare che torni, che bussi alla porta e venga da noi, ma so che papà non ci avrebbe mai lasciati e che deve essere successo qualcosa di grave». La scomparsa di Mimì è avvenuta nel giorno del suo compleanno, e Romina sottolinea: è stato un momento difficile, perché era la mia festa e l’ultima volta che ci siamo visti abbiamo avuto una discussione. Questo mi fa ancora più male. Se solo avessi saputo che sarebbe finita in questo modo, lo avrei ringraziato per tutto ciò che ha fatto per noi. Le versioni sui motivi del litigio tra padre e figlia sono state finora discordanti. Inizialmente si pensava che la lite fosse scoppiata a causa di un pezzo di lasagna caduto a terra. Tuttavia, nel tempo sono emerse altre informazioni, inclusa la presenza di droga nella casa dei Manzo. «Si ipotizza che mio padre avesse suggerito di denunciare tutti perché aveva visto la droga. Così avrebbero deciso di farla sparire. Ma secondo voi io avrei mandato dei ragazzi a far uccidere mio padre per una cosa del genere? Stiamo scherzando, lui era mio padre».

E ha detto: «Qualcuno lo sa, ne sono certo, e credo che sia una persona del paese». Alla fine, ha lanciato un appello: «Chiedo solo che parlino, così possiamo mettere fine a tutto questo dolore».

Domenico ManzoPrata di Principato Ultra