Una coppia di Eboli è stata rinviata a giudizio con l’accusa di usura ed estorsione. Secondo le indagini, i due avrebbero messo in atto un sofisticato sistema per mascherare tassi d’interesse usurari sotto l’apparenza di contratti preliminari di compravendita di terreni. La vicenda coinvolge un imprenditore agricolo, vittima delle richieste esorbitanti della coppia, che ha trovato il coraggio di denunciare grazie al supporto dell’associazione Sos Anti Racket ed Usura, guidata dal presidente Tommaso Battaglini, e dell’avvocato Antonio Picarella come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.
Sistema usuraio a Eboli, coppia finisce a processo
La storia risale al 2020, in piena pandemia da Covid-19, quando l’imprenditore si trovava in difficoltà economiche a causa di un’esposizione debitoria significativa. Dopo il rifiuto di un prestito bancario, si rivolse a un intermediario che lo mise in contatto con i due imputati. La coppia proponeva una soluzione apparentemente legale: un contratto preliminare di compravendita di un terreno.
Nell’accordo, i due avrebbero versato una caparra di 150mila euro, ma il contratto era in realtà simulato. Il terreno non sarebbe mai passato nelle mani della coppia; l’imprenditore si sarebbe impegnato a restituire la caparra maggiorata da interessi elevatissimi. Nel 2020, gli interessi applicati erano già del 50%, ma l’anno successivo sono saliti fino al 180%.
Quando la coppia iniziò a fare pressioni, chiedendo tempi di restituzione sempre più brevi e minacciando di appropriarsi del terreno come previsto nel contratto preliminare, l’imprenditore denunciò tutto alle autorità. Per lui, perdere il terreno avrebbe significato compromettere l’intera attività agricola.
Le indagini
Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Eboli hanno confermato la strategia della coppia: una procedura formalmente ineccepibile, ma sostanzialmente usuraria. Dopo aver raccolto le prove, il gup Marilena Albarano ha deciso di rinviare i due imputati a giudizio.