Caserta, Cronaca Caserta

Latte e camorra, assolto il dirigente della Parmalat: “Non ci fu agevolazione per gli imprenditori Capaldo”

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Stabilimento Parmalat - Foto presa dal web

Il dirigente della Parmalat è stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Cadute le accuse anche per la società e per l’amministratore giudiziario di Euromilk: “Non ci fu agevolazione per gli imprenditori Capaldo”. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Latte e camorra, assolto il dirigente della Parmalat

Era stato accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma ieri è stato assolto insieme a un coimputato. L’accusa sosteneva che avesse facilitato alcuni imprenditori legati alla camorra, in particolare il clan dei Casalesi, nella distribuzione del latte nel Casertano, eludendo un provvedimento di confisca della società “Euromilk”, appartenente alla famiglia Capaldo. Questa vicenda ha avuto inizio nel 2007 e si è protratta fino al 2020, quando Pasquale Russo, dirigente dell’area vendite della Parmalat Spa, è stato sottoposto a perquisizione giudiziaria. Ieri, i giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (terza sezione, presidente Loredana Crisci) hanno dichiarato l’assoluzione di Russo «perché il fatto non sussiste»: il pubblico ministero antimafia della Dda aveva richiesto per lui una pena di 7 anni di reclusione.

Russo, assistito dall’avvocato Alfonso Quarto, era coimputato insieme a Giuseppe Castellano, nominato nel 2009 amministratore giudiziario della “Euromilk” dei Capaldo, legati al gruppo Zagaria. Castellano avrebbe permesso agli imprenditori casalesi di mantenere il controllo sull’azienda, incassando e ricevendo vantaggi. Anche le accuse nei confronti di Castellano, difeso dall’avvocato Astolfo di Amato, sono state archiviate. Per Russo, questo segna la fine di un incubo durato diversi anni, mentre la società Parmalat è stata assolta dalle accuse di «responsabilità amministrativa degli enti». Nicola, Filippo e Raffaele Capaldo erano stati accusati dalla DDA di detenere il monopolio nella vendita del latte Cirio e Parmalat, imposto dalla camorra. I Capaldo, originari di San Cipriano d’Aversa, erano considerati a capo di diverse aziende con sede a San Marcellino, attive nella distribuzione del latte e utilizzate per imporre i marchi Cirio e Parmalat, escludendo dal mercato le aziende casertane concorrenti di questi due grandi gruppi.

Nell’inchiesta, che si avvale anche delle testimonianze dei collaboratori di giustizia Dario De Simone, Cuono Lettieri, Antonio D’Addio e Domenico Frascogna, si menzionano presunti pagamenti illeciti effettuati alla camorra da parte delle filiali campane di Cirio e Parmalat. Secondo l’accusa, uno dei membri della famiglia Capaldo avrebbe cercato di ostacolare le indagini attraverso atti di intimidazione nei confronti dei veicoli di una società concorrente, inducendo un loro autista a presentare una denuncia per presunti attacchi da parte di ignoti (che in realtà non si sono mai verificati) che avrebbero impedito a un camion dei Capaldo di effettuare le consegne. La denuncia è stata sporta ai carabinieri di Baia Domizia poche ore dopo che Giuseppe Gravante, titolare del gruppo “Foreste Molisane”, aveva annunciato l’intenzione di ritirarsi dal servizio di distribuzione lungo il litorale a causa delle minacce ricevute dai suoi dipendenti.

assoltoSanta Maria Capua Vetere