Le polemiche riguardanti il presunto aumento dei requisiti per accedere alle pensioni, previsto per il 2027, continuano e la Lega ha deciso di portare la questione in Parlamento e, attraverso il presidente della Commissione di controllo sull’attività degli enti previdenziali, Alberto Bagnai, ha annunciato l’intenzione di richiedere un’audizione dell’Inps.
Pensioni, aumento dei requisiti: il caso finisce in Parlamento
L’aumento dei requisiti per le pensioni di vecchiaia e anticipate, previsto per il 2027 “senza comunicazioni ufficiali”, è ora al centro dell’attenzione parlamentare. La Lega cerca di fare chiarezza, nonostante le smentite e i chiarimenti forniti dall’Inps.
“Nel prossimo incontro dell’Ufficio di presidenza della Commissione bicamerale di controllo sugli enti gestori, chiederò ai rappresentanti dei vari gruppi di considerare la possibilità di audire l’Inps riguardo alla particolare questione del software di simulazione che ha prodotto risultati non conformi alle normative vigenti”, ha dichiarato ieri Alberto Bagnai, presidente della Commissione. “La questione previdenziale – ha proseguito il deputato della Lega – è molto delicata e bisogna evitare malintesi nella comunicazione, affinché i cittadini possano ricevere informazioni fondamentali per affrontare il futuro con serenità.”
Bagnai fa riferimento a quanto accaduto giovedì, quando la Cgil ha segnalato l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2027, con un incremento di ben 5 mesi entro il 2029. Questa modifica era stata inizialmente inserita nel simulatore dell’Inps, per poi essere rimossa. Dopo la denuncia della Cgil, il simulatore dell’istituto è tornato a funzionare con il sistema precedente, che prevede 67 anni per la pensione di vecchiaia e 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne) per l’anticipo. Tuttavia, la questione sembra tutt’altro che risolta.
L’aumento
Secondo quanto riportato dall’Inps a Fanpage.it, l’aumento di tre mesi dei requisiti a partire dal 2027 è attribuibile al fatto che i simulatori, utilizzati anche dai patronati, vengono aggiornati regolarmente in base alle previsioni Istat riguardanti l’aspettativa di vita. Questo è il criterio stabilito dalla legge per determinare l’età pensionabile. Tuttavia, è sempre necessario attendere un decreto governativo per definire i nuovi requisiti. L’Inps ha chiarito a Fanpage.it che le simulazioni vengono aggiornate anche prima dell’emanazione di un decreto da parte del governo. A ottobre, il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, aveva effettivamente menzionato un incremento della speranza di vita a 65 anni, segnalando un innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni e tre mesi nel 2027 e a 67 anni e sei mesi dal 2029. Tuttavia, si trattava di una semplice dichiarazione del presidente dell’ente statistico e non di un atto normativo.
In un’intervista a Fanpage.it, Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato, ha sottolineato che “tutto ciò che viene smentito di solito si verifica. Pertanto, le smentite da parte del governo di destra guidato da Giorgia Meloni spesso si traducono in conferme. Stiamo richiedendo chiarimenti non solo all’Inps, ma anche ai ministeri competenti, come quello del Lavoro e dell’Economia. Estendere di cinque mesi i requisiti per andare in pensione e modificare i coefficienti è una misura grave e inadeguata”, ha avvertito, esprimendo preoccupazione per la possibilità di creare “un’altra categoria di esodati, ovvero persone senza pensione e senza stipendio”. Boccia si riferisce, ad esempio, a coloro che hanno già effettuato i calcoli secondo la normativa attuale e sono andati in pensione con l’aspettativa di poter beneficiare per due anni del sussidio di disoccupazione, la Naspi, in attesa di soddisfare nel 2027 i requisiti per la pensione di vecchiaia. Se nei prossimi mesi il governo dovesse effettivamente emanare un decreto che modifica i criteri per l’uscita dal lavoro, c’è il rischio che alcuni cittadini si trovino in una situazione di vulnerabilità, privi di pensione e senza altre fonti di reddito.