Sarà il processo a stabilire se le opere realizzate tra il 2018 e il 2022 nell’area del Palazzetto dello Sport di Mercato San Severino siano da considerare abusive.
Il giudice per l’udienza preliminare (Gup) del Tribunale di Nocera Inferiore ha disposto il rinvio a giudizio per quattro imputati, accusati di violazione del Testo Unico in materia edilizia come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.
Mercato San Severino, quattro rinvii a giudizio per abusivismo edilizio
Tra loro figurano due ex funzionari comunali, un architetto responsabile della redazione degli elaborati tecnici allegati al Progetto di Fattibilità e il legale rappresentante dell’impresa incaricata dei lavori. Il Gup ha invece prosciolto tutti dall’accusa di abuso d’ufficio, decaduta a seguito della recente riforma normativa.
Il processo prenderà il via ad aprile davanti al giudice monocratico. Le difese, rappresentate dagli avvocati Alessandro Diddi, Antonio Picarella, Carmine Guadagno e Cecchino Cacciatore, sostengono la legittimità delle opere sulla base di atti, pareri e consulenze tecniche presentati nel corso dell’udienza preliminare.
L’inchiesta e le accuse
L’indagine è scaturita dalla denuncia dell’ex sindaco Giovanni Romano. Il progetto originario prevedeva la costruzione e la gestione del nuovo palazzetto dello sport in via Aldo Moro, con la realizzazione di aree verdi, parcheggi e spazi residenziali. Secondo l’accusa, i quattro imputati avrebbero realizzato una serie di opere senza il necessario titolo abilitativo, rendendole dunque illegittime. I lavori comprendevano la demolizione del vecchio palazzetto, la realizzazione di una platea di fondazione e ulteriori interventi destinati all’edilizia privata. Tali opere, ancora in corso nel 2022, furono interrotte a seguito di un sequestro disposto dal Gip del Tribunale.
Le indagini della Procura si sono avvalse di una consulenza tecnica che ha evidenziato presunte irregolarità nella concessione delle autorizzazioni e presunti rapporti illeciti tra i rappresentanti dell’impresa esecutrice e alcuni pubblici ufficiali. Secondo l’accusa, questi ultimi avrebbero abusato del proprio ruolo per favorire la realizzazione delle opere, in contrasto con gli strumenti urbanistici vigenti.
Il Tribunale del Riesame ha successivamente confermato che l’edificio sequestrato non poteva essere classificato come pubblico e, pertanto, non poteva beneficiare delle deroghe agli strumenti urbanistici generali. Inoltre, secondo il Riesame, l’interesse pubblico legato al project financing dell’intera area non poteva estendersi automaticamente alla realizzazione dell’edificio destinato a civile abitazione e attività commerciali. Quest’ultimo intervento avrebbe dovuto rispettare le normative urbanistiche vigenti, senza possibilità di deroga.