Cronaca

Si indaga sulla morte del 13enne Lorenzo Bertocchi: dal morso di zecca nel 2023 alla diagnosi (forse sbagliata) di artrite reumatoide 

Lorenzo Bertocchi morto
Lorenzo Bertocchi
Lorenzo Bertocchi morto

La procura di Genova ha aperto una inchiesta per omicidio colposo, al momento contro ignoti, per far luce sul decesso di Lorenzo Bertocchi, un ragazzino di 13 anni della provincia di Brescia morto all’ospedale pediatrico Gaslini dove era arrivato tre giorni prima ormai in condizioni critiche.

Il ragazzino che in diciotto mesi aveva girato ben quattro ospedali si è spento in seguito ad un arresto cardiaco, ma sarà ora l’autopsia – disposta dalla pm della Procura di Genova – a chiarire quale sia stata la causa. Il sospetto degli inquirenti è che Lorenzo possa aver contratto la malattia di Lyme (dopo esser stato morso da una zecca nell’agosto del 2023 )mai diagnosticata. Lo riporta Il Corriere della Sera.

Lorenzo Bertocchi morto a 13 anni: le indagini della procura di Genova

Era l’agosto del 2023 quando nelle campagne di Rezzato, in provincia di Brescia, dove viveva con i genitori Lorenzo sarebbe stato morso da una zeccaI genitori del 13enne fanno sapere tramite il proprio legale che i medici erano stati informati del morso sia appena dopo l’accaduto sia in tutti i ricoveri successivi.

Lorenzo Bertocchi, infatti, in diciotto mesi ha girato ben quattro ospedali diversi: il Civile di Brescia, il San Raffaele di Milano, poi la clinica De Marchi e il Niguarda. I genitori adesso, come riportato da Il Corriere della Sera, chiedono risposte e vogliono sapere cosa sia successo e se qualcuno in qualche modo sia responsabile della morte del figlio.

L’ipotesi della malattia di Lyme non diagnosticata

I genitori del ragazzino sono stati ascoltati per due volte dai carabinieri di Rezzato che sono a lavoro per ricostruire con esattezza la storia clinica del ragazzino. Il tutto ebbe inizio quando Lorenzo nell’agosto del 2023 era stato morto dalla zecca sul collo, vicino a un linfonodo.

Dopo due giorni i genitori lo portano al soccorso pediatrico di Brescia. Il linfonodo si era leggermente ingrossato  spiegano i genitori, ma ragazzino viene rimandato a casa poiché si ritiene che non sia nulla di grave. Nel giro di una settimana, però, la settimana la situazione non migliora.

La diagnosi (forse sbagliata) di artrite reumatoide

“Lorenzo presentava anche un rush cutaneo” spiegano i genitori che lo riaccompagnano di nuovo in ospedale. Anche questa volta Lorenzo viene visitato e poi mandato a casa. Dopo un mese arriva la febbre: spesso molto alta. “A quel punto, al terzo accesso è stato ricoverato” dicono i genitori: poi viene dimesso, stavolta con la diagnosi di artrite reumatoide.

Prima di allora, assicurano i familiari al legale, «non aveva mai avuto alcun problema di salute». Nonostante le terapie mirate Lorenzo alterna continui ricoveri in ospedale ai periodi a casa.

Prima dell’ultimo ricovero al Niguarda, la famiglia si era rivolta ad alcuni specialisti hanno spiegato all’avvocato i genitori, che iniziano a sospettare che il figlio non soffra di artrite reumatoide. «Ma ci siamo fidati e affidati ai medici» spiega la coppia.

Le indagini

Ora, però, vogliono «capire se quella diagnosi era sbagliata e se ne siano derivate altrettanto errate cure, tali da compromettere inesorabilmente le condizioni di Lorenzo che allora forse avrebbe potuto essere salvato». O se, invece, «nel frattempo sia subentrato qualcos’altro che abbia portato al collasso».

 

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