Almanacco

Il 23 marzo del 1910 nasce Akira Kurosawa: celebre regista e sceneggiatore giapponese

Regista e sceneggiatore, Akira Kurosawa è riconosciuto da tutti come la figura più rappresentativa del cinema del XX secolo

Akira Kurosawa è tra i cineasti che hanno fatto scuola nella settima arte, portando la storia e le tradizioni del Giappone all’attenzione del pubblico di tutto il mondo.

Le sue straordinarie opere, calate – in molti casi – nel contesto storico del periodo feudale dell’impero giapponese si ispirano grossomodo in a due filoni: quello shakespeariano e quello dei Samurai, esaltato dal capolavoro “I sette samurai”, precursore dei film d’azione.

23 marzo 1910: nasce Akira Kurosawa, regista e sceneggiatore nipponico

Akira Kurosawa, nato a Tokyo il 23 marzo del 1910 è stato un registasceneggiatoremontatoreproduttore cinematografico e scrittore giapponese.


akira-kurosawa


Ultimo di sei figli, deve gran parte della sua formazione al fratello Heigo, intellettuale e appassionato di cinema (suicidatosi poi nel 1930); che fa nascere in lui la passione per William Shakespeare ed ai grandi classici, intraprendendo la carriera di “benshi”, commentatore di film musicali, ha modo di conoscere – fra il 1920 ed il 1928 – gran parte delle pellicole dei registi del tempo.

Una volta terminata la scuola superiore, Akira studia pittura entrando a far parte della “Lega degli artisti proletari”, ma si fa poi assumere come aiuto regista dagli studi P.C.L. e in seguito dalla casa di produzione Toho.



Nel 1936 viene ingaggiato da una casa di produzione cinematografica come sceneggiatore e assistente regista. In quel periodo lavoro soprattutto con il regista Kajiro Yamamoto e scrive anche sceneggiature non accreditate fino a quando non appare nei credits di “Uma” (Il cavallo, 1940), diretto dallo stesso Yamamoto.

Dopo Yamamoto

Dopo la collaborazione con Yamamoto, nel 1943, passa alla regia e dirige il suo primo film “Sugata Sanshiro” (La leggenda dello judo), la storia delle gesta agonistiche di uno dei primi campioni dello sport nipponico per eccellenza: l’opera appare prematura, che però rivela subito una notevole conoscenza del mezzo e una decisa originalità stilistica.


akira-kurosawa


Nel film successivo la titolarità espressiva di Kurosawa appare già del tutto consolidata, “Ichiban Utsukushiku” (Il più dolce, 1944), storia di operaie in una fabbrica di materiale bellico, che mette in campo l’interesse del giovane regista per il rapporto sociale e per le condizioni di vita delle classi subalterne.

Gli anni della guerra

Sebbene non sia stata sperimentata personalmente, l’orrore della Seconda Guerra Mondiale suggerisce a Kurosawa “Tora no o wo fumu otokatachi” (Coloro che pestarono la coda della tigre, 1945).


akira-kurosawa


Con “Asu o tsukuruku hitohito” (Coloro che fanno il domani, 1946), viene esaltata la sua visione radicalmente democratica, evidenziata ancor più in “Waga seishunni kunashi” (Non rimpiango la mia gioventù, 1946), in cui un professore universitario si batte contro una burocrazia autoritaria con l’aiuto dei suoi studenti.

Il successo in Giappone

Gira il film “Subarashiki nichiyobi” (Una domenica meravigliosa, 1947) e nel mentre si svolge lo sciopero di due anni contro la casa di produzione Toho. Il film rivela un imprevisto cambio di registro, con un approfondimento dello sguardo verso i temi dell’individuo. Akira Kurosawa mette in rilievo i sogni di evasione di una giovane coppia di innamorati indigenti circondati da un mondo di desolazione.


Akira-Kurosawa-e-Toshiro-Mifune
Akira Kurosawa e Toshiro Mifune.

Successivamente gira “L’angelo ubriaco” (1948), uno dei film più intensi e coinvolgenti di tutto il primo cinema di Kurosawa e arriva anche l’esordio di Toshiro Mifune: questo lavoro segna l’inizio di un sodalizio tra regista e attore che durerà almeno un paio di decenni. Oltre a “L’angelo ubriaco” è con “Il cane randagio (o selvatico)” (1949) che Kurosawa proclama il suo inconfondibile stile.

“Shibun” (Scandalo, 1950) è l’ennesima pellicola con cui lavora al fianco di Mifune dove Kurosawa ancora una volta riesce ad esprimere magnificamente la realtà giapponese di quegli anni. Con le pellicole, infatti, fino a questo momento girate riesce a conquistare una solida reputazione in patria.

“Rashomon” e “Vivere”

Con una serie di film – ormai divenuti leggendari – per Kurosawa si spalancano le porte della fama mondiale: “Rashomon” (con cui vince nel 1951 il premio Oscar per il Miglior film straniero ed il Leone d’oro alla Mostra di Venezia) un’opera di autorevole suggestione che si traduce rapidamente in un simbolo incontrastato del cinema giapponese.


Akira_Kurosawa


Mifune vi interpreta in “Rashomon” la figura di un malvivente che uccide un samurai e ne violenta la moglie. La costruzione narrativa del film si basa sul contrasto delle versioni opposte dei personaggi, ognuno dei quali, nel corso del processo cui viene sottoposto il bandito, racconta la propria “verità”, mentre anche l’anima dell’ucciso viene chiamata a dire la sua.

Il film “Vivere” (1952) tratta l’ultimo “atto” della vita di un acido burocrate che, giunto alla soglia della morte, sceglie di compiere l’unico atto di libertà autorizzando la costruzione di un parco-giochi che in precedenza aveva sempre impedito.

“I sette samurai” e altri grandi successi

Il suo indimenticabile capolavoro è “I sette samurai” (1954), considerato una sorta di western nipponico: in realtà di western ha solo il saccheggio operato da Hollywood sei anni dopo con il remake “I magnifici sette”. Con questo film Kurosawa vince il Leone d’argento alla Mostra di Venezia, e ottiene la fama internazionale guadagnandosi il soprannome di Tenno (Imperatore).


Seven_Samurai_poster
Il poster del film “I sette samurai” l’opera che ha reso grande Kurosawa.

Il film circola in Occidente in una versione fortemente ridotta; in patria viene criticato «per le eccessive concessioni al gusto occidentale». In verità il cinema di Kurosawa contrasta frequentemente con le basi della tradizione nazionale.

Kurosawa, ormai sorretto da grandi riconoscimenti internazionali, per un certo tempo riesce a girare un film di seguito all’altro. Dopo questi grandi successi, fonda la “Kurosawa Films Production” con la quale realizza pellicole come “I cattivi dormono in pace” (1960), “Yojimbo” (1961) e “Sanjuro”.

“I quattro cavalieri” e la profonda crisi

Comincia ad essere considerato il maggior regista giapponese e tra non molto anche il resto del mondo lo consacrerà come un maestro. Cerca di far breccia nell’olimpo hollywoodiano ma senza alcun risultato, così torna in Patria e con altri tre registi amici (Kinoshita, Kobayashi e Ichikawa) fonda una piccola casa di produzione indipendente, “I quattro cavalieri”.


Akira_Kurosawa


In seguito all’insuccesso di “Dodeskaden” (1970, trascurato dai produttori e stroncato dalla critica), Kurosawa conosce un periodo di profonda crisi al culmine del quale tenta anche il suicidio. Le sue sorti si riesumano con “Dersu Uzala, il piccolo uomo della grande pianura” (1975), realizzato in Unione Sovietica.

Palma d’oro e Oscar alla carriera

Nei primi anni Ottanta vince la Palma d’oro al Festival di Cannes con il film “Kagemusha”, realizzato in seguito al proficuo incontro con George Lucas e Francis Ford Coppola.


Akira-kurosawa


Nel 1990, all’età di 80 anni, ottiene un riconoscimento speciale, l’Oscar alla carriera. L’ultimo suo film, “Madadayo – Il compleanno” (1993), appare quasi un résum al tempo stesso freddo e lancinante della visione del mondo di Kurosawa che, probabilmente, si identifica con il vecchio professore festeggiato dai suoi ex allievi, il quale, alla domanda se sia pronto a lasciare la vita, risponde “Non ancora”.

Morte e “Amu Agaru”

Il maestro si spegne il 6 settembre 1998 a Setagaya, quartiere di Tokyo. Prima del decesso, Kurosawa aveva in programma di dirigere “Amu Agaru” (Dopo la pioggia – 1999) ispirata ad un racconto di Shugoro Yamamoto e la sua sceneggiatura è stata in seguito presa dal regista Takashi Koizumi.


Madadayo
Una celebre scena dell’ultimo film di Akira Kurosawa.

Koizumi, per oltre 25 anni, è stato assistente alla regia di Kurosawa e finalmente, al suo debutto, si è potuto annullare per rendere omaggio al suo maestro e seguire la realizzazione dell’opera, sforzandosi di rispettare pienamente la visione dell’autore scomparso.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio