Caserta, Cronaca Caserta

Serena Mollicone, dopo 21 anni di misteri oggi la sentenza sui Mottola per l’omicidio della 18enne

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È stata programmata per oggi, venerdì 15 luglio 2022, esattamente 21 anni dopo, la sentenza sui Mottola per l’omicidio della 18enne Serena Mollicone. Il delitto si consumò nel 2001 ad Arce, quando la ragazza aveva appena diciotto anni. A vent’anni di distanza dal brutale assassinio, oggi è il giorno della verità: stando a quanto ricostruito dalla Procura di Cassino, la 18enne, sarebbe stata aggredita nella caserma dei carabinieri di Arce, guidata all’epoca dal maresciallo Franco Mottola. Proprio lui, insieme alla sua famiglia, si siede nel banco deli imputati. La pm Beatrice Siravo ha chiesto una condanna a trenta anni di carcere per l’ex militare, 24 per il figlio Marco Mottola e altri 21 per Anna Maria, moglie del primo e madre del secondo. Ma cosa accadde quella sera? Cerchiamo insieme di ricostruire la vicenda: chi era la 18enne Serena Mollicone e perché è stata uccisa.

Omicidio Serena Mollicone: chi era la 18enne uccisa, oggi la sentenza

La storia della 18enne Serena Mollicone ancora oggi fa rabbrividire. La ragazza scomparve il 1 giugno del 2001 e venne ritrovata morta due giorni dopo in località Fontecupa, nel territorio di Fontana Liri. Ma cos’è successo in qui giorni? E chi era Serena Mollicone? Qual è stata il movente del delitto?  Serena Mollicone frequentava l’ultimo anno del liceo socio-psico-pedagogico “Vincenzo Gioberti” di Sora e suonava il clarinetto nella banda del paese. La madre era morta per un brutto male quando lei aveva appena 6 anni, il padre Guglielmo era un insegnante elementare che gestiva una cartolibreria nel paese mentre sua sorella Consuelo di 28 anni si era trasferita a Como dove svolgeva la professione di insegnante di scuola elementare. Da alcuni mesi Serena frequentava il ventiseienne Michele Fioretto, abitante di un paese vicino.


 

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La 18enne Serena Mollicone

La scomparsa

Quella mattina del 1 giugno 2001, la ragazza si recò all’ospedale di Isola del Liri, a 10 km dal paese, per sottoporsi ad un esame radiografico, una ortopanoramica. Dopo la visita medica, terminata alle 9:30, acquista 4 pezzi di pizza e quattro cornetti in una panetteria nei pressi della stazione, lasciando presumere che dovesse incontrare delle persone; gli investigatori ipotizzano che successivamente abbia preso l’autobus per Arce e l’ultimo avvistamento avviene in piazza Umberto I, la piazza principale del paese. Serena, il cui rientro a casa era previsto per le ore 14, quel giorno deve incontrare il suo ragazzo e nel pomeriggio avrebbe dovuto completare la tesina per l’esame di maturità.

Il ritrovamento del corpo

Il cadavere viene ritrovato verso le ore 12:15 di domenica 3 giugno 2001 da una squadra della Protezione Civile, nel boschetto di Fonte Cupa ad Anitrella, frazione di Monte San Giovanni Campano a 8 km da Arce, in una zona già ispezionata il giorno precedente da alcuni carabinieri che non notarono nulla di particolare. Il corpo è adagiato in posizione supina in mezzo ad alcuni arbusti, coperto con rami e fogliame, nascosto dietro un grosso contenitore metallico abbandonato. La testa, che presenta una ferita vicino all’occhio sinistro, è avvolta in un sacchetto di plastica, mentre le mani e i piedi sono legati con scotch e fil di ferro. Naso e bocca appaiono avvolti da diversi giri di nastro adesivo. La ragazza è morta per asfissia.



L’ora del delitto

Secondo la ricostruzione dell’accusa, Serena è entrata in caserma poco dopo le 11: è qui che è stata aggredita da Marco Mottola, nella continuazione di una lite iniziata poco prima in auto e su cui hanno riferito due testimoni. Una volta tramortita, la ragazza sarebbe stata lasciata in agonia per oltre quattro ore, fino alla scelta di Franco Mottola di soffocarla coprendole naso e bocca col nastro adesivo e poi legandole mani e piedi col fil di ferro e incappucciandola in una busta di plastica per portarla nel bosco di Anitrella tra la mezzanotte e l’una assieme alla moglie Anna Maria.

La 18enne sarebbe dunque morta in caserma e non nel bosco. La 18enne sarebbe stata tenuta nascosta su un balcone fino a sera e poi caricata nel portabagagli della Lancia K dei Mottola, che il maresciallo sostiene di aver rottamato (sebbene avesse meno di due anni) ma della quale non c’è traccia documentale in nessuno sfascia carrozze. La difesa non ritiene credibile la testimonianza di Tuzi sull’ingresso di Serena in caserma, contesta la mancanza di Dna dei presunti assassini sul nastro isolante (così come sui libri di Serena) e ritiene di fatto inverosimile l’intera dinamica del presunto delitto.


Il papà di Serena, Guglielmo Mollicone

 


La difesa dei Mottola

L’intera famiglia dei  Mottola si è sempre dichiarata innocente per quanto riguarda l’omicidio della giovane. Secondo la squadra di avvocati che li sostiene al processo, nell’ultima udienza hanno chiesto per tutti e tre l’assoluzione con formula piena per non aver commesso il fatto. Per i legali a, il comportamento della famiglia Mottola non è logico, l’accusa non ha fornito alcuna valida alternativa e, di conseguenza, i fatti non sono verificati. Per i legali i tre sono innocenti e mancano le prove dei depistaggi da parte dell’ex maresciallo Mottola a cui più volte si è fatto riferimento nel corso del processo.


L’ex maresciallo Mottola

 


Il movente e la droga

Il padre di Serena, Guglielmo, morto alla vigilia del rinvio a giudizio degli imputati dopo aver combattuto con tutte le sue forze per la riapertura delle indagini, ha sempre sostenuto che il motivo della lite tra Serena e Marco Mottola risiedesse nelle intenzioni della figlia di denunciare la sua attività di spaccio.

Lei stessa ne aveva parlato al padre, riferendo di uno scontro verbale avuto col maresciallo Mottola in piazza, il quale l’avrebbe inviata a non impicciarsi. Serena e Marco avevano per un periodo frequentato la stessa comitiva poi si erano persi di vista.

Le indagini dei carabinieri hanno annotato come il figlio del maresciallo fosse consumatore e venditore abituale di hashish, che custodiva anche in caserma. In almeno una circostanza il padre gli evitò guai peggiori, quando fu fermato a un controllo stradale. Marco ha sempre negato ogni rancore verso Serena, e i suoi difensori ritengono non dimostrato questo movente che secondo la procura è però irrilevante ai fini di determinare l’origine della loro lite una volta accertato che sia avvenuta.

Chi sono gli imputati per l’omicidio di Serena Mollicone

A processo, oltre all’intera famiglia Mottola, anche l’ex vicecomandante accusato di concorso in omicidio, per cui sono stati chiesti dalla pm Siravo 15 anni di reclusione e l’appuntato Francesco Suprano, accusato invece di favoreggiamento, che rischia 4 anni di reclusione.

 

Serena Mollicone