Curiosità

Rituali e scaramanzie: le abitudini più bizzarre nel mondo dello sport

Dai quadrifogli agli amuleti, passando per talismani e ferri di cavallo, le superstizioni sono da sempre un fenomeno che coinvolge buona parte dell’umanità. Sono spesso gli sportivi a mostrare al pubblico i loro rituali per attirare la fortuna o scacciare il malocchio. Dal basket ai motori, dal calcio al golf, tanti atleti di ogni disciplina hanno legato trionfi e sconfitte a rituali scaramantici, spesso bizzarri.

 

Basket – Nemmeno i talenti più genuini ne sono immuni se Michael Jordan durante tutta la sua carriera indossava sempre, sotto la casacca dei Chicago Bulls, i pantaloncini della squadra universitaria del North Carolina. Lebron James, campione dei Los Angeles Lakers, nel pre-partita dà una diversa stretta di mano a ogni compagno e poi lancia del borotalco in aria. Non pochi sono quelli che esorcizzano il momento dei tiri liberi: Karl Malone parlava alla palla, Jeff Hornacek si accarezzava la guancia destra per tre volte e Shaquille O’Neal cambiava posizione dei piedi a ogni errore e forse per questo la sua percentuale dalla lunetta non è mai migliorata.

 

Calcio – Innumerevoli sono i rituali, consumati anche in diretta mondiale, consumati nel mondo del calcio. Il più celebre, forse, è stato quello del CT Trapattoni, l’allenatore italiano più vincente, che spargeva acqua santa intorno la panchina azzurra durante gli sfortunati mondiali in Corea del Sud. Poi c’è chi non si separa mai da un portafortuna: Gigi Riva pretendeva di giocare sempre con il numero 11 e, infatti, l’unica volta che indossò il 9 con la Nazionale si ruppe una gamba. Maradona, dopo la prima vittoria al mondiale 2010, costringeva i giocatori a un rituale pre-gara e seguiva le partite stringendo un rosario nella mano sinistra. Pelè una volta regalò la sua casacca a un tifoso ma poi, dopo un periodo in cui non riusciva a giocare bene, fece di tutto per farsela restituire.

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Fonte: Needpix

Motori – La scaramanzia è molto diffusa tra i piloti sia di auto che di moto: d’altronde nella Formula1, dominata dai computer, per anni vi fu la tradizione di saltare il 13 nella numerazione delle vetture. Felipe Massa non cambiava mai le mutande tra le qualifiche del sabato e la gare della domenica e Max Biaggi indossava sempre lo stesso intimo a ogni gara. In maniera simile Ayrton Senna non voleva cambiare i suoi guanti che spesso erano così logori che spuntavano le dita.

 

Loris Capirossi saliva in moto sempre dal lato destro, invece Valentino Rossi compie un rituale prima di montare in sella: si piega in avanti per fare due cerchi sulle ginocchiere e toccarsi gli stivali, poi si alza per sistemarsi le mutande, quindi si accuccia in una sorta di preghiera stringendo la pedivella della moto e poi si alza per salire in moto alzando la gamba sinistra. Tra sacro e profano: Vettel infila un’immagine di San Cristoforo negli stivaletti, Niki Lauda metteva spesso delle monetine nei guanti e Jean Alesi nascondeva un’immagine sacra nel suo casco.

 

Nessuno esente – Sembra come se, nonostante cerchino di pianificare tutto, gli atleti percepiscano che ci sia qualcosa al di fuori dal loro controllo che possa vanificare i loro duri sforzi in allenamento. Per questo anche molti campioni tra i più vincenti di ogni disciplina si impegnano in rituali ben precisi.

 

La schermitrice Valentina Vezzali, l’atleta italiana più titolata in assoluto, ha sempre indossato qualcosa di rosso prima d’impugnare il fioretto. Questo colore deve avere qualcosa di speciale se anche Tiger Woods, il miglior golfista di sempre, indossa rigorosamente una maglia rossa nell’ultimo giorno di gara. Nel mondo del poker sportivo, che resta comunque un gioco d’abilità, la scaramanzia è ancora diffusa. Alcuni personaggi ne sono proprio ossessionati: John Hesp è ormai celebre per i ridicoli completi che continua a indossare, dopo il quarto posto ottenuto al WSOP del 2017, o Sebastian Sorensson che non si separa mai dalla sua sciarpa, neanche nei tornei estivi, dopo la vittoria ottenuta nel PokerStars Championship di Barcellona del 2017.

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Fonte: Needpix

Altri al limite dell’ossessione sono Rafa Nadal, che allinea perfettamente le bottiglie d’acqua con l’etichetta verso il campo e Serena Williams che invece porta i sandali da doccia in campo e fa sempre rimbalzare la pallina cinque volte prima del servizio e tre volte in caso di seconda. Il record della superstizione spetta ad Alan Rough, portiere scozzese che prima di ogni match eseguiva ben nove rituali, lui stesso un giorno ammise di aver vissuto sempre col timore di scordarsi qualche passaggio.

 

Secondo alcuni psicologi, certi gesti rituali servono agli atleti per accedere a un particolare stato di concentrazione necessario per ottenere un’eccellente prestazione sportiva. Per questo, più i rituali sono unici e personali e più funzionano, aumentando il livello di locus of control interno, dando la convinzione che la vittoria dipenda dalla propria capacità di governare gli eventi grazie alla forza di volontà. Insomma, un trucco della mente per gestire i momenti d’ansia e promuovere un atteggiamento mentale vincente.

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