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Airola, suicidio nella casa di cura: “Non chiudete il processo”

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Suicidio nella casa di cura per anziani di Airola, secondo quanto riportato dal Mattino la famiglia lancia un appello: “Non chiudete il processo”. Una donna di 56 anni originaria di Avellino ma che, da qualche tempo risiedeva a Cervinara, il 27 gennaio del 2016 si era suicidata lanciandosi dalla finestra della stanza al secondo piano.

Airola, suicidio nella casa di cura: l’appello della famiglia

L’indagine, condotta appunto da carabinieri e coordinata dalla Procura, ha portato a una richiesta di archiviazione essendo stati chiamati in causa l’amministratore, un dipendente e due medici della struttura con l’ipotesi di omicidio colposo, perché non avrebbero adottato le misure preventive e anche le terapie idonee rispetto a ciò che era accaduto. Inoltre, l’autopsia sul corpo della donna era stata eseguita dal medico legale Monica Fonzo, presente per i familiari della vittima, Elena Piciocchi. Caso che, ieri, è passato al vaglio del gip Pietro Vinetti perché i familiari della donna deceduta si sono opposti all’archiviazione.

Rinvenimento di alcune lettere

Tra l’altro, i carabinieri avevano rinvenuto, durante le indagini, anche delle lettere scritte dalla donna che era affetta da problemi psichiatrici. Nell’udienza di ieri gli avvocati che difendono medici e responsabili della struttura hanno tenuto a sottolineare che l’evento che ha portato alla morte della donna fosse imprevedibile, tanto è vero che un medico psichiatra che l’aveva visitata, pochi giorni prima che si verificasse il suicidio, pur riscontrando che era affetta da alcune patologie, non aveva posto in rilievo un eventuale pericolo che la paziente potesse porre in essere atti drammatici.

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