Inchiesta

La ‘ndrangheta calabrese: clan e famiglie più potenti in Calabria

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L’analisi delle risultanze giudiziarierestituisce un quadro iconico della ‘ndrangheta: storicamente basata sulle ‘ndrine, organismi a base familiare, compatti al loro interno, tendenzialmente refrattari al fenomeno del pentitismo e quindi in grado di fare efficacemente “sistema” sia nelle aree d’origine che al di fuori.

L’organizzazione, articolata su più livelli secondo un modello verticistico-unitario, fortemente proiettato verso la gestione di tutte le attività economico-finanziarie più appetibili, mantiene intatta la propria supremazia, nel traffico degli stupefacenti, non solo a livello nazionale, interloquendo direttamente con i più agguerriti “cartelli” della droga del mondo.

La ‘ndrangheta calabrese

In tale contesto, le evidenze investigative continuano a dar conto della sussistenza dei riti di affiliazione, che non costituiscono mai né un retaggio del passato né una nota di colore, in quanto tuttora necessari per definire appartenenza e gerarchie interne, per rafforzare il senso di identità e per dare “riconoscibilità” all’esterno, anche in contesti extraregionali e persino internazionali.

Anche la presenza delle donne nell’ambito delle cosche, talvolta come vittime, necessita di un approfondimento ad hoc: per quanto meno rilevante rispetto ad altre matrici criminali, come la camorra, ne va comunque stigmatizzato il ruolo nella gestione delle attività criminali di talune ‘ndrine, così come emerso nell’ambito dell’operazione “Black Widows” conclusa nel mese di aprile a Catanzaro.

Sul fronte imprenditoriale, le riconosciute potenzialità criminogene della ‘ndrangheta, proiettata verso ambiti delinquenziali sempre più raffinati, nel contaminare pericolosamente l’economia legale, alterano le condizioni di libero mercato con il monopolio di interi settori, da quello edilizio, funzionale all’accaparramento di importanti appalti pubblici, a quello immobiliare o delle concessioni dei giochi, così come chiaramente emerso dall’inchiesta “Monopoli” conclusa nel mese di aprile con il sequestro di società, unità immobiliari e terreni, per un valore complessivo pari a circa 50 milioni di euro, dislocati tra Reggio Calabria, Roma, Milano e Messina.

In proposito, uno spaccato analitico molto interessante viene dalla lettura delle innumerevoli interdittive antimafia, emesse dalle Prefetture-UTG calabresi ex artt. 91 e 100 del Decreto Legislativo n. 159/2011 , uno strumento fondamentale per contrastare l’inserimento delle organizzazioni criminali nei rapporti economici tra Pubblica Amministrazione e privati.

Ad essere considerate non affidabili sono risultate, nel semestre, società attive nei più svariati settori merceologici: edilizia, movimento terra, produzione e fornitura di calcestruzzo, noli a freddo o a caldo di macchinari, autotrasporti, impiantistica, trasporto e smaltimento rifiuti, servizi energetici da fonti rinnovabili, sale gioco e scommesse online, lavori boschivi e di trasformazione del legno, settore ittico ed agricolo, commercio import-export di veicoli, lavanderie industriali, catering e ristorazione, forniture per centri di accoglienza migranti, consorzi per la valorizzazione e la tutela di prodotti locali (come i vini DOC), tabaccherie ed altro ancora.

Le infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’economia legale sono consistenti anche nel nord Italia. Ciò si desume anche dalle tante interdittive antimafia rilasciate nel nord del Paese per società che operano nel settore edilizio, del trasporto e smaltimento rifiuti, dell’autotrasporto e della ristorazione. Va evidenziato, altresì, come la ricerca da parte delle cosche di imprenditori prestanome, necessari per l’aggiudicazione degli appalti pubblici, prescinda dalla loro area di origine e dal contesto geo-criminale in cui insistono le sedi legali delle società.

Infatti, nell’ambito dell’inchiesta “Stige”, conclusa nel mese di gennaio dalla DDA di Catanzaro, una delle figure imprenditoriali di riferimento delle cosche crotonesi è risultato essere un imprenditore edile casertano, titolare di alcune società con sede legale nella provincia di Caserta (territorio notoriamente sotto l’influenza del clan dei CASALESI) interessate, sempre nel semestre, da provvedimenti interdittivi antimafia emessi dal Prefetto di Caserta. Allo stesso modo, è utile menzionare un’altra interdittiva emessa nel semestre, questa volta dalla Prefettura di Palermo, che ha riguardato una ditta con sede legale nella provincia, avente per attività noli sia a freddo che a caldo, estrazione, fornitura e trasporto di materiali inerti e partecipe del “cartello” di imprese di riferimento della cosca PIROMALLI di Gioia Tauro (RC) scardinato con l’operazione “Cumbertazione-Cinque Lustri” conclusa nel gennaio 2017 dalla DDA di Reggio Calabria.

Questa opera di condizionamento degli appalti produce inevitabilmente riflessi anche sul buon andamento degli Enti Locali, come confermato dallo scioglimento, nel semestre, di ben 7 Consigli Comunali calabresi, ai sensi dell’art. 143 del TUOEL, spesso consequenziale alla conclusione di importanti attività investigative che continuano a dare conto delle collusioni tra i sodalizi e gli apparati politico-amministrativi locali, finalizzate alla acquisizione delle commesse pubbliche. Si tratta, nell’ordine, delle Amministrazioni comunali di:

  1. Cirò Marina (KR) sciolta con D.P.R. del 19 gennaio 2018, a seguito dell’operazione “Stige”, conclusa il 9 gennaio precedente;
  2. Scilla (RC) sciolta con D.P.R. del 22 marzo 2018;
  3. Strongoli (KR) sciolta con D.R.P. del 20 aprile 2018, anch’essa a seguito della sopra citata operazione “Stige”;
  4. Limbadi (VV) sciolta con D.P.R. del 27 aprile 2018;
  5. Platì (RC) sciolta con D.P.R. del 27 aprile 2018;
  6. San Gregorio d’Ippona (VV) sciolta con D.P.R. del 11 maggio 2018, di seguito all’operazione “Stammer”, conclusa il 24 gennaio 2017;
  7. Briatico (VV) sciolta con D.P.R. del 11 maggio 2018, di seguito all’operazione “Costa Pulita”, conclusa il 20 aprile 2016.

L’area grigia, che all’occorrenza si rende disponibile ad aderire alle istanze criminali delle cosche è costituita, inoltre, stando a quanto emerge dalle inchieste giudiziarie degli ultimi anni, anche da elementi operanti in ambito imprenditoriale, bancario e sanitario.

L’azione criminale delle cosche non manca, inoltre, di manifestarsi anche attraverso la pianificazione di atti intimidatori in danno di esponenti delle Forze dell’Ordine – come emerso nell’ambito delle operazioni “Nemea” (marzo 2018 – DDA di Catanzaro), “Zona Franca” (maggio 2018-DDA di Catanzaro) e “Family Gang” (giugno 2018- DDA di Reggio Calabria). Il modello organizzativo sinora tracciato continua ad essere replicato, oltre che in Calabria, anche in altre aree nel Nord Italia ed all’estero, con proiezioni operative in Germania, in Svizzera, Spagna, Francia, Olanda e nell’Est Europa, nonché nei continenti americano (con particolare riferimento al Canada) ed australiano.

Contesti, quest’ultimi, dove si sono, nel tempo, stabilmente insediati numerosi affiliati, incardinati in locali che, seppur dotati di una certa autonomia, continuano a dar conto al comando strategico reggino. Si tratta di una strategia espansionistica finalizzata innanzitutto a riciclare e reimpiegare i capitali illeciti, utilizzando tecniche di occultamento sempre più sofisticate, frutto principalmente del traffico internazionale di stupefacenti e delle estorsioni.

Un quadro di azione complesso che richiede un profilo tecnico – investigativo e di analisi sempre più elevato, in grado di intercettare modus operandi in continua trasformazione. Una tangibile testimonianza di come la DIA e le Forze di polizia spingano proprio in tal senso viene dalle già menzionate operazioni “Stige” e “Martingala-Vello d’oro”, coordinate, la prima dalla DDA di Catanzaro, la seconda dalle DDA di Reggio Calabria e Firenze, di cui si offriranno maggiori dettagli nel corso dei paragrafi seguenti. Le direttrici dell’azione degli investigatori e degli analisti dovranno svilupparsi ulteriormente verso l’aggressione ai patrimoni illeciti attraverso l’irrogazione di provvedimenti ablativi da porsi in essere sia attraverso le sinergiche attività proprie della DIA che delle singole Forze di polizia.

Ulteriore ed imprescindibile attività per una efficace azione di contrasto alla ‘ndrangheta è la ricerca e cattura dei latitanti appartenenti al sodalizio criminoso in argomento. Al riguardo, stante la consolidata proiezione estera delle cosche, si rende sempre più necessaria un’efficace sinergia e cooperazione tra le Forze di Polizie italiane ed estere.

Prova ne è l’arresto di due latitanti, appartenenti alla cosca GALLICO di Palmi, in Germania: uno a Monaco di Baviera, l’altro a Saarbrücken. Un terzo latitante, legato ai sanlucoti PELLE-Vancheddu, è stato catturato al valico stradale del Brennero mentre cercava di entrare in Italia; anch’egli era partito dalla Germania. Un ulteriore arresto è stato eseguito nei confronti di un affiliato alla cosca PESCE di Rosarno rintracciato in Romania. Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Calabria nel primo semestre del 2018:


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Francesco Piccolo

Giornalista professionista, direttore del network L'Occhio che comprende le redazioni di Salerno, Napoli, Benevento, Caserta ed Avellino. Direttore anche di TuttoCalcioNews e di Occhio alla Sicurezza.

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