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Aborto, i ‘nuovi’ dati in Italia risalenti al 2022 arrivano in Parlamento: numeri in crescita, anche tra le minorenni

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Foto presa dal web

I “nuovi” dati relativi all’aborto in Italia, risalenti al 2022, sono stati presentati in Parlamento: si registra un aumento dei numeri, inclusi quelli delle minorenni, con una percentuale di obiettori che raggiunge il 90% in Molise e l’80% in Sicilia. La relazione, inviata dal ministero della Salute con quasi un anno di ritardo, non è ancora disponibile sui siti ufficiali. Nel 2022, per la prima volta, le interruzioni volontarie di gravidanza farmacologiche hanno superato quelle chirurgiche, con un totale di 65.661 casi segnalati (+3,2% rispetto al 2021, ovvero +2.008 casi).

Aborto, i ‘nuovi’ dati in Italia risalenti al 2022

I “nuovi” dati risalenti al 2022 sono stati presentati in Parlamento: si registra un aumento dei numeri, inclusi quelli delle minorenni, con una percentuale di obiettori che raggiunge il 90% in Molise e l’80% in Sicilia. La relazione, inviata dal ministero della Salute con quasi un anno di ritardo, non è ancora disponibile sui siti ufficiali. Nel 2022, per la prima volta, le interruzioni volontarie di gravidanza farmacologiche hanno superato quelle chirurgiche, con un totale di 65.661 casi segnalati (+3,2% rispetto al 2021, ovvero +2.008 casi).

Questo è quanto riportato nella relazione sull’applicazione della legge 194, che regola il diritto all’aborto. Il documento è stato inviato dall’Iss al ministero della Salute alla fine dell’estate e successivamente trasmesso dal ministero di Orazio Schillaci al Parlamento il 22 novembre scorso. Il report è stato reso pubblico in serata sui siti istituzionali, ma la sua diffusione è avvenuta con quasi un anno di ritardo, nonostante la normativa preveda che debba essere presentato “entro il mese di febbraio”. Ieri, la rete Pro Choice ha pubblicato una copia del rapporto. Tuttavia, nella parte finale del documento mancano le tabelle contenenti i dati completi suddivisi per Regioni. L’analisi “Mai dati 2” aveva evidenziato le difficoltà nell’accesso all’aborto, dovute sia al tasso di obiezione dei medici ginecologi, sia alla pubblicazione di dati incompleti, poiché aggregati per media regionale anziché per singola struttura.

Dall’analisi dei dati forniti dalle Regioni, attraverso il monitoraggio del ministero della Salute e il confronto con le informazioni raccolte dall’ISS e dall’Istat, emerge che su 540 strutture ospedaliere e case di cura autorizzate con reparti di ostetricia e/o ginecologia, 330 praticano interruzioni volontarie di gravidanza (IVG). Secondo i dati della relazione, la percentuale di strutture che effettuano IVG supera il 70% in 11 Regioni, tre in più rispetto alle 8 del 2021. Al contrario, in 5 Regioni (Sicilia, Campania, Molise, Abruzzo e provincia autonoma di Bolzano) la percentuale è inferiore al 50%, con due di queste che si collocano sotto il 30%: a Bolzano, su 7 strutture, solo 2 praticano l’aborto, mentre in Campania, su 66, solo 19 effettuano IVG.

I medici obiettori

In Italia, secondo il report, il numero dei medici obiettori è in diminuzione: dal 63,6% dell’anno precedente si è scesi al 60,5% nel 2022. Inoltre, il 7,4% dei ginecologi non obiettori non esegue aborti, un dato che viene riportato per la prima volta nel report. Va notato che le informazioni relative alle strutture di Marche, Sardegna e Sicilia sono assenti o incomplete. Le percentuali rimangono comunque elevate e mostrano significative variazioni tra le diverse Regioni: le percentuali più alte di ginecologi obiettori si trovano in Molise (90,9%) e Sicilia (81,5%), mentre quelle più basse si registrano in Valle d’Aosta (25%) e nella Provincia Autonoma di Trento (31,8%).

La legge 194 prevede la possibilità per un medico di esercitare l’obiezione di coscienza, ovvero di rifiutarsi di eseguire atti previsti dalla legge che siano in contrasto con le proprie convinzioni ideologiche, politiche o religiose. Tuttavia, l’articolo 9 della stessa legge stabilisce chiaramente che «gli enti ospedalieri e le case di cura» devono «in ogni caso garantire» l’interruzione volontaria di gravidanza, di fatto escludendo la possibilità di obiezione da parte delle strutture.

Aumentano gli aborti tra le minorenni

La maggior parte delle donne che scelgono di abortire ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni; oltre il 60% di esse è nubile e quasi il 50% è occupata. Si conferma, inoltre, il trend osservato lo scorso anno, caratterizzato da un incremento delle interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) tra le minorenni italiane e da una diminuzione tra le straniere. Nel 2022, le ragazze sotto i 18 anni che hanno effettuato un aborto sono state 1.861, corrispondenti al 2,8% di tutti gli interventi praticati in Italia, con un tasso di abortività di 2,2 per 1.000, in crescita rispetto al 2,1 del 2021 e all’1,9 del 2020. Per interrompere la gravidanza, la maggior parte si rivolge ai consultori familiari (43,9%) per ottenere la certificazione necessaria, seguiti dal servizio ostetrico-ginecologico degli ospedali (34,3%).

Nel 2022, l’89,7% degli interventi è stato realizzato presso strutture pubbliche, il 3,8% in cliniche convenzionate autorizzate, il 5,6% in ambulatori pubblici e lo 0,3% nei consultori. Gli aborti praticati entro il quattordicesimo giorno dal rilascio del documento hanno rappresentato il 77,7%; al contrario, l’8,4% delle interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) è avvenuto oltre 21 giorni dalla certificazione. La diminuzione dei tempi di attesa è correlata a una riduzione delle interruzioni volontarie di gravidanza.

Le IVG farmacologiche superano quelle chirurgiche

In Italia, è possibile scegliere tra due modalità di aborto: chirurgico e farmacologico. L’aborto chirurgico viene solitamente eseguito a partire dalla quattordicesima o quindicesima settimana di gestazione.

Nel 2022, per la prima volta, le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) farmacologiche – realizzate con Mifepristone, da solo o in combinazione con prostaglandine, o con sole prostaglandine – hanno superato quelle chirurgiche, sebbene il numero totale rimanga ancora basso rispetto ad altre medie europee. In particolare, le IVG chirurgiche hanno rappresentato il 46,6% del totale degli interventi, un dato in ulteriore calo rispetto al 50,7% del 2021, scendendo per la prima volta in Italia al di sotto della soglia del 50%. Al contrario, l’aborto farmacologico ha interessato circa il 50% delle donne. Infine, la percentuale di interventi effettuati tramite raschiamento si attesta al 7,2%.

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