Ecco chi è Roman Abramovich, l’orfano russo divenuto un oligarca e proprietario del Chelsea. A raccontare la biografia del miliardario è la rivista The Guardian.
Roman Abramovich, da orfano a oligarca russo presidente del Chelsea
Nato nel 1966 e di origine ebraiche, Abramovich rimase presto orfano e venne cresciuto da due zii a Mosca. Dopo aver frequentato l’Istituto tecnico industriale prestò servizio nell’Armata rossa per poi lavorare come meccanico.
Nel 1987, ricevette dai genitori della prima moglie 2.000 rubli come regalo di nozze, risorse che usò per mettersi in proprio. Infatti aprì un’attività di giocattoli che poi venne integrata dalla vendita di altri prodotto come profumi. Egli riuscì ad approfittare delle riforme varate dal presidente Gorbaciov atte a liberalizzare l’economica sovietica e a introdurre elementi di economia di mercato.
La Prestroika, nome che indica tali riforme, consentì la nascita di numerose piccole e medie imprese e l’arrivo di investimenti esteri. Il cambio radicale di tali politiche tuttavia ebbe un impatto negativo sulla popolazione non a caso fu tra le cause che portarono al collasso dell’Unione sovietica nell’inverno del 1991.
Dopo la dissoluzione dell’Urss nacque l’impero di Abramovich
L’Urss scomparve e la Federazione russa venne governata da Boris Eltsin. In tale periodo di transizione economica e di privatizzazione delle ex aziende statali sovietiche, numerosi finanziatori ne approfittarono per impossessarsene divenendo gli attuali oligarchi. Abramovich fu tra questi riuscendo rapidamente a inserirsi nel commercio del petrolio attraverso la sua azienda Runicom. Tra il 1992 e il 1996 iniziò ad accrescere le sue aziende di import-export di petrolio e derivati, forte anche delle amicizie politiche. Infatti era amico e socio del principale oligarca russo Boris Berezovsky e amico della figlia del presidente Boris Eltsin. Dopo l’acquisto di azioni della compagnia russa petrolifera Sibneft la scalata economica di Abramovic diventa inarrestabile.
Il cambio di regime : dopo Eltsin arriva Putin
Con Berezovsky aumentano gli investimenti nel settore petrolifero. Ma in Russia si verifica un cambio di regime: dopo il ritiro di Eltsin, la cui immagine è danneggiata dalle inchieste sulla corruzione, sale il suo fedelissimo Vladimir Putin. E anche con lui che Abramovich, così come gli altri oligarchi, inizia a tessere contatti e rapporti stretti. Berezovsky però entra in contrasto con Putin, il cui risultato fu l’esilio all’estero. Dal 1999 inizia anche la sua carriera politica come deputato nella Duma russa.
Gli anni Duemila: investimenti nel mercato estero
Abramovic riesce a destreggiarsi nella nuova élite politica e a continuare ad accrescere il suo patrimonio con l’acquisto della maggior parte delle quote di Sibneft, ovvero Gazprom, il principale colosso energetico russo. A seguire l’acquisto di quote della compagnia aerea di bandiera Aeroflot e della Trans World Group, azienda operante nel settore dei metalli.
Nel 2000 è eletto governatore della Chukotka, in Russia, regione ricca di metalli, che sotto il suo Governo sarebbe uscita dall’arretratezza in cui versava. Dal 2003 è proprietario della squadra di calcio londinese Chelsea e nel 2006 Roman Abramovich è considerato l’11esima persona più ricca al mondo, con un capitale di circa 18,2 miliardi di dollari.
Nella vita di Abramovic anche la filantropia
Abramovic ha anche devoluto numerosi soldi alle comunità ebraiche non dimenticando mai le sue radici. Ciò lo ha reso noto anche come filantropo, ma non solo. Egli è proprietario del Pelorus, considerato uno fra i più lussuosi yacht al mondo, e di Eclipse. Abramovich possiede anche numerose proprietà a Londra, a Saint Tropez, in Sardegna, in Francia, nelle Indie occidentali e negli Stati Uniti.
La guerra in Ucraina
Abramovic si è contraddistinto, in seguito alla guerra in Ucraina, per essersi mostrato meno accondiscendente. Infatti ha affidato la gestione del club della Chelsea alla Charitable Foundation. In seguito al conflitto è stato anche lui vittima delle sanzioni occidentali che hanno colpito il suo patrimonio. Esse consistono nel congelamento dei beni mobili e immobili e nell’impossibilità di accedere ai circuiti finanziari internazionali. Non a caso la guerra ha provocato l’ostilità nei confronti di Putin della maggior parte degli oligarchi che negli ultimi decenni avevano internazionalizzato le loro ricchezze.