Economia

Accise sui carburanti: necessità europea o alibi fiscale?

Accise carburanti
Domenico De Rosa
Accise carburanti

Di Domenico De Rosa

L’adeguamento delle accise sui carburanti richiesto dall’Unione Europea si inserisce in un quadro di armonizzazione fiscale volto a garantire una tassazione minima comune tra gli Stati membri. Un principio che, sulla carta, risponde a esigenze di equità e sostenibilità, ma che in Italia rischia di tradursi nell’ennesima occasione per fare cassa senza un disegno strategico.

Ogni centesimo di riallineamento garantisce al nostro erario 170 milioni di euro di gettito aggiuntivo. Una cifra considerevole, soprattutto in un contesto di bilancio statale perennemente alla ricerca di risorse fresche. Ma a cosa serviranno questi fondi? Verranno reinvestiti in infrastrutture per il rinnovamento del parco veicolare, nel potenziamento del trasporto pubblico, o finiranno nel vortice indistinto della spesa corrente, senza lasciare traccia di benefici concreti per cittadini e imprese?

Il problema delle accise sui carburanti non è tanto il loro riallineamento in sé, quanto la loro natura regressiva: colpiscono indiscriminatamente tutti i consumatori, indipendentemente dalla loro capacità contributiva. Questo significa che l’aggravio sarà più pesante per chi ha meno alternative alla mobilità privata, come pendolari, lavoratori autonomi e aziende di trasporto, in un momento in cui il costo della vita è già messo sotto pressione dall’inflazione.

Se l’obiettivo unico dell’UE è quello di disincentivare il consumo di combustibili fossili, allora la riforma dovrebbe essere accompagnata da un serio piano di investimenti nelle alternative. Ma l’Italia, storicamente, ha sempre utilizzato le accise come leva fiscale emergenziale piuttosto che come strumento di politica economica strutturata. Il rischio, dunque, è che l’aumento delle accise si traduca in un semplice prelievo forzoso, senza alcuna contropartita in termini di servizi e sostenibilità.

La vera sfida non è adeguarsi ai parametri europei, ma dimostrare di saperlo fare con una visione di lungo periodo, evitando di trasformare un obbligo comunitario nell’ennesimo fardello imposto senza criterio ai contribuenti e tenendo cura della competitività delle imprese italiane che sono già duramente messe sotto stress dal caro energia rispetto agli altri competitor europei.

Domenico De Rosa