Pasquale D’Anna, 34 anni e figura di spicco della camorra di Pianura, è stato ucciso a Fuorigrotta in un agguato mortale, riaccendendo la faida nella zona occidentale di Napoli.
Agguato dopo la movida: ucciso Pasquale D’Anna, boss di Pianura
Fuorigrotta si risveglia nel sangue. Un agguato mortale scuote il quartiere alle prime luci dell’alba: nel mirino un nome noto alle forze dell’ordine, Pasquale D’Anna, 34 anni, figura di spicco della camorra di Pianura. Un’esecuzione in piena regola, che riaccende l’ombra cupa della faida senza fine che da anni insanguina l’area occidentale di Napoli.
D’Anna, già coinvolto in un’indagine sul narcotraffico coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, era stato arrestato nel 2022. Tornato in libertà grazie a una decisione del Riesame, aveva già scampato un primo agguato proprio a Fuorigrotta. Questa volta, però, non ha avuto scampo. A riportarlo è l’edizione odierna de Il Mattino.
La dinamica dell’agguato
Sono circa le 6.40 del mattino, quando D’Anna è fermo in auto, una Alfa Romeo Giulietta, davanti al bar Bellone di piazzale Tecchio, ritrovo storico per chi tira tardi e si concede un cornetto dopo la movida. Con lui c’è un amico, Massimo Aragiusto, 40 anni. All’improvviso spunta un sicario – secondo le prime ricostruzioni avrebbe agito da solo – che apre il fuoco. D’Anna, seduto al posto di guida, tenta una disperata fuga, ma i colpi lo raggiungono al petto e alla testa. L’auto, fuori controllo, finisce contro alcuni scooter parcheggiati. Aragiusto viene colpito da diversi proiettili, ma sopravvive: è ricoverato in gravi condizioni al San Paolo, dove viene operato d’urgenza. Per D’Anna, invece, non c’è nulla da fare: arriva in ospedale già privo di vita.
Le indagini
I carabinieri arrivano sul posto pochi minuti dopo, effettuando i primi rilievi. Il caso passa alla Squadra Mobile, diretta da Giovanni Leuci, che ora cerca di ricostruire ogni dettaglio della serata e delle ore precedenti l’agguato. Al centro delle indagini c’è il sospetto di un regolamento di conti interno alla camorra, legato alla lunga guerra di potere per il controllo dello spaccio a Pianura.
Il contesto criminale
Secondo le informative più recenti, Pasquale D’Anna – insieme al padre, arrestato di recente – gestiva una delle piazze di spaccio di Pianura, pagando una sorta di tangente al clan dominante nella zona. Un ruolo borderline, che lo rendeva meno riconducibile direttamente alla cosca, ma comunque inserito nel sottobosco malavitoso. Non è escluso, però, che D’Anna avesse ambizioni più alte, provando a scalare posizioni o a prendere il controllo dopo gli arresti che negli ultimi mesi hanno decimato i vertici criminali locali.
A dare risposte decisive potrebbero essere proprio le telecamere di sorveglianza installate a piazzale Tecchio, area sorvegliata anche perché vicina allo stadio Maradona. I filmati, già acquisiti dalla Polizia Scientifica, potrebbero fornire un volto e un’identità al sicario, ma anche svelare eventuali complici che potrebbero aver fatto da supporto logistico.
Un omicidio dal peso specifico enorme
L’agguato di Fuorigrotta non è un delitto qualsiasi: è il segnale che la faida di Pianura è tutt’altro che sopita. E conferma che, in quell’angolo di Napoli, la legge del più forte si scrive ancora a colpi di pistola, anche alla luce del giorno, tra i tavolini di un bar e la movida che diventa teatro di morte.